mercoledì 10 settembre 2025

Cirò- Gemellaggio religioso in nome di San Nicodemo Abate di Cirò e Mammola.


Cirò- Gemellaggio religioso in nome di San Nicodemo Abate di Cirò e Mammola. 

Cirò- All’indomani del gemellaggio religioso e culturale tra Cirò e Mammola dove una delegazione di 66 persone insieme al sindaco Mario Sculco e all’assessore Salvatore Giardino, e al parroco don Massimo Sorrentino,  si sono recati a Mammola in nome dello stesso Santo Patrono. “Il culto di San Nicodemo Abate rappresenta un autentico ponte religioso e spirituale che unisce da tempo le comunità di Mammola e Cirò- scrive  in una nota il sindaco di Cirò Mario Sculco, -ciò che ci accomuna è una profonda e sincera devozione al Santo, nato a Cirò nel 900 e morto a Mammola nel 990”. Per questo – prosegue la nota di Sculco-  “entrambe le comunità meritano di custodire e rafforzare questo legame sacro con ancora più convinzione, soprattutto in un tempo come il nostro, in cui la fede rischia spesso di essere dimenticata o marginalizzata. Rinnovare il gemellaggio religioso, la memoria e la devozione verso San Nicodemo, significa non perdere il contatto con ciò che ci rende davvero umani: la ricerca del bene, la speranza nella grazia e la volontà di essere comunità-non solo di persone, ma di spiriti uniti nella fede. Con questo spirito di comunione e fratellanza, prosegue Sculco- desidero rivolgere, sia personalmente che come cittadino, un sincero e caloroso ringraziamento al sindaco Raschellà, all’Amministrazione e all'intera comunità di Mammola e al Comitato festa per la calorosa accoglienza”. La partecipazione dei fedeli e la presenza del sindaco di Mammola-rappresenta per noi-prosegue Sculco-   un segno concreto di amicizia, rispetto reciproco e fede condivisa, che rafforza ulteriormente il legame spirituale tra le nostre due comunità. Un pensiero forte e gentile da Mammola, testimone di una giornata vissuta nella fede, nel rispetto e nell’unione. Insieme oggi, ha detto Sculco- abbiamo condiviso amicizia, convivialità e momenti intensi e significativi, rafforzando così il gemellaggio religioso tra le nostre comunità.


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Due comunità in festa: quelli di Mammola e Cirò, attorno alla figura di San Nicodemo Abate- scrive in una nota il sindaco di Mammola Stefano Raschellà- un ritorno alla festa millenaria, quella di San Nicodemo, che per  la comunità di Mammola significa storia e cultura millenaria, e poi le due comunità, quella di Cirò e quella di Mammola, legati da un gemellaggio, da un sodalizio di fede e di storia. Con il Sindaco Mario Sculco di Cirò abbiamo ripreso questa antica tradizione che era già iniziata nei decenni precedenti del secolo scorso. Ripresa  già lo scorso 7 Agosto a Ciro con la nostra visita, quella della delegazione dell’amministrazione comunale di Mammola e dei fedeli


e oggi abbiamo accolto noi la comunità di Cirò a Mammola. Una comunità che vuole rivivere, rivisitare anche quella che è la storia, la vita di San Nicodemo, già scritta nel 1677 da Apollinare Agresta e  poi ripresa da tanti altri studiosi, i quali sottolineano la nascita a Cirò nel 900 di San Nicodemo Abate Patrono delle due comunità”.

 

domenica 31 agosto 2025

Cirò- “Dima: eletto e stimato dal Popolo” potrebbe essere questo l’origine del cognome del nostro Santo Patrono San Nicodemo abate, nato a Cirò nel 900

 


Cirò- “Dima eletto e stimato  dal Popolo” potrebbe essere questo l’origine del cognome del nostro Santo Patrono San Nicodemo abate,
nato a Cirò nel 900, a cui il monaco basiliano  generale d’Italia Apollinare Agresta, ci aveva  svelato il suo cognome: “ Dima”  nel suo libro dedicato al Santo nel 1677. Alcuni autori lo fanno derivare  dal greco Demas in particolare nel Meridione, si ritiene infatti, che derivi dal nome personale Dima. Altri invece ricordano come  l'Apostolo Paolo menziona un uomo di nome Demas nella Bibbia, anche da qui potrebbe derivare  l'origine del cognome, oppure  dal nome arabo Dima, o da un soprannome legato al greco dimos che vuol dire  "popolo". Secondo lo storico Alessandro Barbero, “il cognome divenne necessario dopo l'anno Mille a causa della crescita demografica, della maggiore mobilità delle persone e della necessità di distinguere i contadini, che in precedenza erano legati alla terra e identificati con il loro nome. Dopo l'anno Mille Iniziarono a formarsi i cognomi, spesso basati su nomi di mestieri, soprannomi, nomi di luoghi (toponimi) o discendenza da un antenato”. Il nome Demas ha origini nell'antica Grecia, radicato nella parola greca "demos", che significa popolare o il popolo. Pertanto, il nome Demas incarna la nozione di essere benvoluto o stimato tra le masse. Riflette un senso di carisma e attrattiva sociale, attributi molto apprezzati in molte società nel corso della storia. In termini di utilizzo storico, il nome Demas trova la sua menzione più nota nel Nuovo Testamento biblico. Nel libro dei Colossesi, Demas è citato come un compagno di lavoro dell'apostolo Paolo, servendo al suo fianco durante i suoi viaggi missionari. Diffuso come altri nomi greci popolari, le sue radici nell'antica Grecia e il suo significato di essere stimato dal popolo gli conferiscono un fascino duraturo. Coloro che portano il nome Demas emanano spesso un senso di popolarità e favore, suggerendo una naturale capacità di connettersi con gli altri e di lasciare una positiva impressione. E queste caratteristiche rappresenta in pieno la famiglia Dima di San Nicodemo i quali genitori erano pii ed umili, perciò probabilmente il  suo cognome era già conosciuto nel 600 visto che già dopo l’anno mille la sua famiglia discendente veniva conosciuta con il nome Demas.

venerdì 4 luglio 2025

Cirò- “San Nicodemo Abate è nato a Cirò il 12 Maggio del 900 nell’antico villaggio di Psicrò odierna Cirò la verità in uno dei 25 Bios a lui dedicati in uno studio di Mons Terminelli

 


Cirò- “San Nicodemo Abate è nato a Cirò il 12 Maggio del 900 nell’antico villaggio di Psicrò odierna Cirò
la verità in uno dei 25 Bios a lui dedicati” . A sciogliere ogni dubbio  sul suo luogo di nascita diversi autorevoli storici antichi e moderni   i quali ne  sostengono le origini cirotane, della statura di: Abate Apollinare Agresta(1621-1695); Tommaso Aceti (1687-1749); Giovanni Fiore da Cropani (1622-1683); G.F. Pugliese (1789-1855); Antonio Aromolo nel 1901;  D. Vincenzo Zavaglia (1906-1974) di Mammola; Antonino Terminelli (1922-2016); P. Francesco Russo (1908-1991). Grazie ai loro studi hanno tolto ogni dubbio sul luogo nativo del Santo annullando le teorie di chi lo voleva nato nel reggino  solo perché alcuni autori lessero solo uno delle 25 copie dei bios esistenti sulla vita di San Nicodemo tradotto sotto dettatura dal monaco Daniele , un bios  a dire dagli studiosi, pieno di errori, che riportava erroneamente  il nome di Sicròs, mentre il monaco Agresta aveva letto senza ombra di dubbio-scrive il dotto Mons Terminelli-  un'altra copia dove era riportato il nome Psicrò, termine che lascia poco spazio ad altre forzate  interpretazioni. Una soluzione a cui era giunto   l’immenso Mons. Antonino Terminelli   nel 1979 attraverso uno studio minuzioso riportato nel suo ”Cirò, Patria di San Nicodemo”-estratto da “Studi Meridionali n.4 ” . Il Monaco Agresta  nella sua: ”Vita su San Nicodemo Abbate dell’ordine di  San Basilio”- Edito a Roma nel 1677,- scrive Mons Terminelli- afferma senza la minima ombra di dubbio che:” nella provincia della Calabria Citeriore quattro miglia distante dal mare Ionio, nei contorni delle Saline del fiume Neto sortì il nome  Nicodemo”. Nel Bios al foglio 245 il Saetta  legge:” Ebbe la dimora nelle Saline, in un paese detto Sicròs”,  ma Sicròs non è un paese ma solo il nome di un torrente, un ruscello in  un terreno scosceso della locride, da qui l’errore e l’inganno da parte di chi ha voluto costruire  una nuova Patria per San Nicodemo diversa da quello indicato dal dotto Agresta, infatti la parola Sicrò, è stato  scritto sotto dettatura dal monaco Daniele, un testo pieno di errori. Indubbiamente scrive Mons Terminelli-   del Bios  di San Nicodemo dovevano esistere copie diverse con numerose varianti. Sicuramente il Bios  letto dall’Agresta riportava il nome Psicrò, manoscritto conservato nel Monastero di San Salvatore, dove afferma senza ombra di dubbio, ch’esso è l’originale, e che questo è uno dei 25 copie esistenti presenti nelle biblioteche dei vari monasteri e negli stessi ascetari.  Da qui la conferma- prosegue Mons Terminelli- che Psicrò del Bios di Nicodemo non poteva non essere che l’attuale Cirò. Questa convinzione  veniva inoltre suffragata dal testo che ci viene offerto dal “ Sermo in vitam Sancti Nicodemi”. E comunque precisa Mons Terminelli: anche se dovessimo accettare la variante “Sicros” letta dal Saletta nel Bios, non dovremmo avere difficoltà a riferirla all’attuale Cirò visto che la voce greca di Sicròs sta ad indicare un fenomeno di semplificazione fonetica che lungo i secoli ha portato all’attuale nome di Cirò. Inoltre scriveva  Mons. Terminelli:” la causa con Mammola non avrebbe potuto avere senso e significato, se la premessa della veridicità dei natali fosse stata disattesa, perché non fondata o addirittura falsa.  Sarebbe stato assai facile all’Università di Mammola aver ragione se Nicodemo non fosse nato veramente a Cirò. Per questo a Cirò venne dato un pezzo della mascella del Santo,  consegnato allora al feudatario Spinelli, che venne  conservato in un oratorio  scelto proprio perché fu la casa nativa del Santo, dove abitava la famiglia Dima, genitori di San Nicodemo, dove fece i primi miracoli ancora oggi visibili sulla roccia del  pavimento. Certi della sua appartenenza e dietro insistenza dei cittadini e del clero  nel 1630 Papa Urbano VIII lo proclama Santo Patrono e cittadino di Cirò il 2 Marzo del 1630. Per tutto questo i Cirotani ringraziano il dotto Mons Terminelli per aver sciolto ogni dubbio sulla nascita di San Nicodemo, attraverso la sua scrupolosa ricerca storica.

giovedì 29 maggio 2025

Il Botanico De Fine in convegno su Etnobotanica all'Università della Calabria

 


Etnobotanica e tradizioni: il Barlacchi-Lucifero approda all’UNICAL

Il Centro Congressi "Andreatta" dell'Università della Calabria ha recentemente ospitato un convegno di grande rilevanza organizzato dall'Associazione Amici dell'Università della Calabria, dedicato allo studio dell'etnobotanica e al ruolo delle conoscenze tradizionali nell'uso delle piante. L'evento, organizzato in collaborazione con il Museo di Storia Naturale della Calabria e Orto Botanico, il Museo delle Civiltà, il Sistema Museale UNICAL e lo stesso Ateneo, ha visto l'intervento del prof. De Fine del Barlacchi Lucifero, figura di spicco nel campo dell'etnobotanica, che ha condiviso approfondimenti sul patrimonio culturale dei mandriani di Cirò e Umbriatico, focalizzandosi sull'utilizzo delle piante a fini veterinari.

Durante il suo intervento, il prof. De Fine (invitato a relazionare direttamente dal prof. Nicodemo Passalacqua, referente scientifico dell’Orto Botanico), ha illustrato, servendosi di un ricco materiale fotografico, come i mandriani abbiano sviluppato nei secoli una conoscenza approfondita delle piante locali, sfruttandone le proprietà curative per il benessere del bestiame. Queste pratiche, tramandate oralmente di generazione in generazione, rappresentano un esempio significativo di etnoscienza applicata, in cui la tradizione si fonde con l'osservazione empirica della natura. Tra le specie vegetali menzionate figura l’helleboro bocconei, utilizzato per curare la bronchite dei bovini, attraverso un vero e proprio rituale consistente nell’”arricchiare” una mucca colpita da bronchite, cioè forarne il padiglione auricolare dell’animale per inserirvi una piccola parte della piantina a scopo curativo.

Dal punto di vista scientifico, l'intervento del prof. De Fine ha sottolineato l'importanza della salvaguardia di questo sapere ancestrale. La perdita delle conoscenze tradizionali, infatti, rappresenterebbe non solo un impoverimento culturale, ma anche una perdita di potenziali soluzioni sostenibili per la gestione della salute animale. Il confronto con la comunità accademica ha inoltre permesso di riflettere sulla possibilità di integrare queste conoscenze con le pratiche veterinarie moderne, promuovendo un approccio olistico e sostenibile.

Un ringraziamento particolare è da rivolgere al dirigente scolastico, dott Girolamo Arcuri che, da sempre convinto dell’importanza formativa di eventi scientifico culturali di livello accademico per gli studenti, ha sostenuto la scelta che il prof. De Fine fosse accompagnato da una delegazione del Polo Barlacchi -Lucifero, offrendo ai ragazzi l’opportunità di respirare aria di innovazione e tradizione sinergicamente coniugate in un’ottica di positiva sostenibilità.

L'aspetto sociale di queste conoscenze è altrettanto rilevante: esse non solo definiscono l'identità culturale delle comunità rurali, ma rafforzano il legame tra uomo, animale e ambiente naturale. La riscoperta e la valorizzazione di questo sapere possono rappresentare un'opportunità per promuovere il turismo culturale e sostenere l'economia locale attraverso la valorizzazione dei prodotti derivati dalle piante autoctone, permettendo di aprire un dialogo significativo tra tradizione e scienza, offrendo spunti di riflessione sulla conservazione del patrimonio etnobotanico e sulla sua possibile applicazione contemporanea, ponendosi con lo spirito di chi è consapevole che “ non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono” ( Galileo Galilei).

giovedì 31 ottobre 2024

Un altro giovane apre attività a Cirò.

 


Cirò- L’antico borgo si arricchisce di una nuova attività per i ragazzi si chiama “Barber Street”  dove un giovane ventunenne  si occuperà di barba e capelli. Si tratta del giovanissimo  Francesco  Bossio,  un giovane talento acconciatore di alta moda reduce di importanti campionati nazionali,  tra cui l’Accademia nazionale acconciatori Moda, Campionato nazionale acconciatori, dove si è fatto apprezzare per la sua bravura e professionalità. Dunque un altro giovane ha scelto di rimanere a lavorare e aprire una attività nel centro storico, la cui apertura è stata benedetta dal parroco don Pino Giorno, A tagliare il nastro il sindaco Mario Sculco , è intervenuto anche il vice sindaco Fortunato Strumbo e l’assessore ai lavori pubblici  Salvatore Giardino. “Noi come amministrazione- ha detto il sindaco-  siamo sempre presenti quando un giovane decide di rimanere  nel nostro paese. Negli ultimi mesi, sono già quattro i giovani che hanno aperto una attività commerciale nel nostro borgo- un segno questo di ripresa,  i giovani credono ancora nel futuro di questo paese, se decidono di viverci”. La serata si è conclusa con un ricco buffet a cui hanno preso parte tanti giovani provenienti da tutto il circondario i quali si sono congratulati con il nuovo acconciatore per i giovani.

mercoledì 5 aprile 2023

 


Cirò- Sarà presentato al  Vinitaly a Verona dal 2 al 5 aprile    il nuovo  “Zero Bianco” Gaglioppo vinificato in bianco, la nuova etichetta di Brigante Vigneti & Cantina, vignaioli in Cirò; un vino naturale e innovativo, senza solfiti aggiunti, che prosegue il percorso di sostenibilità e rinnovamento dell'azienda calabrese. I
l nuovo “Zero Bianco” Gaglioppo vinificato in bianco, fa parte del progetto Vini Naturali “Zero”, la linea più prestigiosa e innovativa di Brigante Vigneti & Cantina le cui vigne sorgono sulle colline più vocate alla coltivazione della vite di quella che fu l’antica colonia greca Krimisa, oggi Cirò, da dove si narra provenissero i vini offerti in premio ai vincitori delle Olimpiadi in epoca classica. La nuova etichetta della cantina cirotana è un vino bianco naturale, senza solfiti aggiunti, senza filtrazioni e senza uso di lieviti selezionati, prodotto da uve a bacca rossa Gaglioppo senza macerazione sulle bucce e fermentazione spontanea da lieviti indigeni. Il nuovo “Zero Bianco” di Brigante è intenso ed elegante; il colore, bianco tenue ambrato, ricorda quello del miele di tiglio mentre al naso spiccano note floreali d’arancio e sentori di frutta con in evidenza note di pesca bianca e pero selvatico con un leggero sentore di liquirizia; in bocca è intenso, deciso, ma al contempo armonico, piacevole ed equilibrato. Possiede un sorso lungo e al palato risulta di piacevole acidità e persistente freschezza, ma ciò che colpisce è la sua complessità figlia del carattere del Gaglioppo. Prodotto in edizione limitata di 1.800 bottiglie da 1 litro, sarà commercializzato a partire da aprile 2023. Il Gaglioppo è un vitigno antichissimo che rappresenta al meglio il territorio di Cirò e che affonda le sue radici della storia della Magna Grecia. La scelta di produrre un vino bianco dell’uva a bacca nera Gaglioppo è stata dettata dalle caratteristiche proprie del vitigno nel suo rapporto con il terroir. “Da tempo, durante i vari assaggi del mosto fiore per lo Zero Rosato - spiega Enzo Sestito, comproprietario assieme alla moglie Stefania di Brigante Vigneti & Cantina - ci siamo convinti che le caratteristiche del Gaglioppo potessero esprimersi anche con una vinificazione in bianco e quest’anno abbiamo deciso di accettare questa nuova sfida con noi stessi”. “La scelta di creare un vino naturale che proseguisse la strada dei naturali Zero - un rosso e un rosato, anch’essi da uve Gaglioppo - e che avesse come peculiarità la facilità di beva e la naturalità, in linea con quella che è sempre stata la nostra filosofia aziendale, ci è sembrata la scelta giusta, direi “naturale”». E poi aggiunge: «Nella sua semplicità, penso che sia un bianco che si può degustare anche da solo come vino da meditazione.


 Se dovessi descrivere il nuovo Zero Bianco, direi che è un vino coinvolgente e che ha una doppia personalità: semplice e complesso allo stesso tempo; insomma, è un vino che sa far emozionare al primo assaggio”. La scelta di produrre un vino bianco naturale senza solfiti aggiunti prosegue il percorso di sostenibilità iniziato anni fa con la conversione alle pratiche dell’agricoltura biologica in vigna e la successiva certificazione “Valoritalia”, l’introduzione di bottiglie di vetro più leggere, l’adesione alla Fivi, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti e il lancio diversi anni fa della linea di vini naturali senza solfiti aggiunti “Zero”. Il nuovo “Zero Bianco” Gaglioppo firmato da Brigante Vigneti & Cantina può essere abbinato con tutte le preparazioni di pesce e frutti di mare, primi e secondi di terra speziati e anche con la cucina orientale. Ottimo da solo come vino da meditazione. Le tenute Brigante Vigneti & Cantina si trovano sulle colline del comune di Cirò in provincia di Crotone, nel cuore della DOC Cirò a pochi chilometri dalle rive del Mar Ionio e dalle pendici dei monti della Sila. La cantina, a conduzione familiare, è stata fondata a fine Ottocento e oggi è gestita da Enzo Sestito e la moglie Stefania Carè. L’azienda distribuisce ogni anno circa 55mila bottiglie in Italia e nei più importanti mercati esteri.

I Vigneti colorati del Brigante

 


Cirò- La primavera dalle nostre parti è una vera esplosione di colori, anche presso i vigneti del cirotano già immersi nella coloratissima e profumatissima flora mediterranea tra ginestre, biancospini e peri selvatici. Oggi ad aggiungere colori ai vigneti ci ha pensato l’azienda” Brigante Vigneti & Cantina” dei coniugi Stefania Carè e Enzo Sestito con un  nuovo vigneto "a colori" impiantato a Pecorello.
Presso un nuovo vigneto- scrive in una nota Enzo Sestito-  in località “Ponta “, la strada che va da Torre Melissa a Melissa  ho voluto mettere i capitesti  in legno in modo da pitturare e dargli la forma di una matita, un’idea di colori di vivacità di amore, nel creare un nuovo vigneto nello spirito di armonia con la natura  e di passione la stessa che uso- dice-  per creare il mio nettare degli dei. In piena armonia con i colori della natura  primeggiano nella vallata  il nuovo vigneto impregnato dai colori dell’arcobaleno. Un nuovo impianto a Pecorello  andrà ad arricchire i preziosi vigneti della giovane azienda Brigante  che da qualche anno danno lustro a Cirò  grazie ai numerosi premi nazionali  che si sono aggiudicati.
Il vino, si sa, è l’anima di un territorio, è la risposta della natura al sole cocente come alla gelida tramontana, e in Calabria certo non mancano entrambi. 


Quando si dice, prodotti della terra, la Calabria, terra di vini millenari dal carattere deciso e dalle molteplici sfumature che solo gli enologi più combattivi sanno esaltare. Vanto tra i prodotti calabresi nella pur variegata, e sempre più apprezzata, enogastronomia regionale. “Portare in cantina quello che la natura ci offre- conclude Sestito- ci rende orgogliosi e felici ogni giorno, affinché i nostri estimatori possano trovare nella nostra enoteca solo il meglio della nostra produzione” .