Cirò- Il sindaco Mario Sculco punta
sulla cultura, oltre che sul vino,
volano dell’economia turistica e identitaria dell’antico borgo attraverso una
trina: scienza, identità e
spiritualità, grazie ai suoi figli illustri: Luigi Lilio, Giano Lacinio, e San
Nicodemo Abate, attraverso un
rinascimento culturale consapevole. E’quanto afferma il primo
cittadino in un comunicato- Cirò ha detto-
“è anche luogo dell’anima,
custode di una spiritualità antica che trova nella figura di San Nicodemo Abate il suo simbolo più profondo e
condiviso”. Nella Città del Vino e del Calendario,-scrive Sculco:” il tempo si
racconta nei secoli, nelle tradizioni e nei volti della comunità. Ed è proprio
partendo dalla sua cifra più autentica, quella culturale, che l’Amministrazione
comunale ha scelto di far leva per rilanciare la destinazione esperienziale”. E ancora: ”Cirò fonda la sua visione di
sviluppo sul valore dei Marcatori Identitari Distintivi (MID) della
Calabria Straordinaria, che riconoscono al borgo un ruolo centrale nella
storia della scienza e del pensiero, non solo calabrese ma dell’umanità. Luigi
Lilio, medico e astronomo, diede al mondo la riforma del calendario gregoriano
e con essa la misura moderna del tempo. Giano Lacinio, il teologo francescano
che rivoluzionò l’alchimia; alchimista e umanista, rappresentò l’incontro fra
la conoscenza scientifica e la ricerca filosofica nel cuore del Rinascimento. A
completare questo patrimonio intellettuale, si staglia la figura di San
Nicodemo Abate di Cirò, monaco basiliano nato a Psicrò, l’antico nome di Cirò – il 12 maggio del 900,
guida spirituale e punto d’unione fra Oriente e Occidente cristiano, Patrono di
Cirò e di Mammola dove morì. La presenza di
San Nicodemo di Cirò, il patrimonio religioso
di una comunità attraversa la storia e la coscienza collettiva di Cirò,
dove le fonti antiche, a partire dagli scritti del monaco Apollinare Agresta e
dai successivi studi di Monsignor Antonino Terminelli, ne descrivono la nascita
e la vita tra le colline che guardano lo Jonio. La proclamazione a Patrono e
concittadino da parte di Papa Urbano VIII nel 1630 e la successiva donazione di
parte delle reliquie, custodite ancora oggi nella Casa-Chiesa del Santo,
suggellarono un legame mai interrotto tra la città e il suo protettore. La
famiglia Dima, di cui il Santo porta il nome, rimane tuttora radicata nel
territorio, testimonianza viva di una discendenza e di un culto che non
appartengono solo alla devozione ma anche alla memoria civile. La nostra
comunità – sottolinea il Sindaco Mario Sculco che si sta facendo interprete,
insieme all’Amministrazione Comunale di un vero e proprio rinascimento culturale consapevole della Città – non
ha mai smesso di essere un luogo di cultura e di fede. La nostra identità è la
nostra forza e, allo stesso tempo, la nostra direzione. San Nicodemo, Lilio e
Lacinio, nel pantheon di tutti gli altri concittadini illustri di Cirò di tutti
i secoli, sono le tre anime di una stessa gente: quella che sa fondere
l’intelletto con la spiritualità, la ricerca con la memoria. Da questa
consapevolezza nasce la nostra idea di sviluppo, fatta di valorizzazione, racconto
e apertura. E non è un caso – aggiunge il Primo cittadino - che la nostra
programmazione culturale e turistica sia oggi costruita attorno a questo asse
di senso: la scienza del tempo di Lilio, l’umanesimo della conoscenza di
Lacinio e la fede viva di San Nicodemo abate di Cirò. Tre percorsi che non si
sovrappongono ma si intrecciano, restituendo a Cirò la sua piena dimensione di
città dotta, ospitale e spirituale. La riscoperta dei luoghi di San Nicodemo,
la promozione dei percorsi dedicati a Lilio e Lacinio e la valorizzazione dei
saperi legati al vino e all’ospitalità diventano parte di un progetto unico di
crescita. Cirò si presenta come una destinazione identitaria in cui fede e
cultura non si contrappongono ma convivono, costruendo un racconto coerente e
duraturo. La nostra rotta è chiara – conclude Sculco – e punta ad investire
sulla cultura e sulla spiritualità per costruire una comunità viva e
riconoscibile.
CiròSuper - Il blog di Cirò
di Giuseppe De Fine
venerdì 17 ottobre 2025
Cirò- Il sindaco Mario Sculco punta sulla cultura, oltre che sul vino, volano dell’economia turistica e identitaria dell’antico borgo attraverso una trina: scienza, identità e spiritualità, grazie ai suoi figli illustri: Luigi Lilio, Giano Lacinio, e San Nicodemo Abate.
sabato 27 settembre 2025
E' ovvio che San Nicodemo Abate è nato a Cirò lo dicono i documenti e gli storici
Cirò – Negli ultimi anni sembra quasi che si sia scatenata una vera e propria corsa a chi, per primo, riuscisse a “svelare” la presunta notizia che San Nicodemo non sarebbe nato a Cirò, bensì a Sikros, anziché a Psikron, come se si trattasse di una scoperta clamorosa e sensazionale. Eppure, verrebbe da chiedersi con ironia: dov’è davvero la notizia? In realtà, sarebbe più corretto dire che si tratta della classica “scoperta dell’acqua calda”, dal momento che la prima a formulare questa ipotesi – senza disporre di alcuna nuova documentazione inedita – fu lo scrittore Giuseppe Gallucci di Mammola, nel suo contributo apparso sul Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata del 1981, intitolato “Sikros terra natale di San Nicodemo” (pp. 181-198).
Ora, è lo stesso
Gallucci ad apparire fin troppo sbrigativo e superficiale quando, basandosi
unicamente sulla supposizione
che il grande monaco basiliano e Generale d’Italia, Apollinare Agresta, avesse
“inventato” la natività cirotana di San Nicodemo, liquida secoli di tradizione.
Il suo ragionamento si fonda sul fatto che Agresta, nel XVII secolo, non avesse
riportato nelle note le fonti da cui trasse le sue informazioni. Ma davvero
questa è una prova sufficiente? Siamo nel 1677: non tutti gli autori di quel
periodo annotavano meticolosamente le proprie fonti, e soprattutto non esisteva
alcun obbligo di renderle pubbliche. Anzi, spesso gli studiosi custodivano
gelosamente i documenti rinvenuti, proprio per proteggere la propria ricerca.
Perché, dunque, Agresta avrebbe dovuto fare eccezione? Molto più plausibile
pensare che fosse stato semplicemente più abile, o più fortunato, nel reperire
quei documenti che altri, successivamente, non furono più in grado di
rintracciare.
Ecco il punto
cruciale: gli autori post-Agresta,
invece di insinuare il dubbio che “in assenza di note il Santo non fosse di
Cirò”, avrebbero dovuto assumere il ruolo dei veri storici, ossia quello di
scavare nelle biblioteche, negli archivi e nelle pergamene, per cercare
documenti nuovi, tangibili e inediti. Invece, molti hanno preferito adagiarsi
sulla comoda ipotesi del dubbio, quasi fosse sufficiente ribaltare una
tradizione secolare solo perché mancano note a piè di pagina. Ma la storia non
si scrive con le ipotesi: la storia si fa con i documenti alla mano.
Lo stesso
Gallucci, del resto, è costretto ad ammettere – leggendo attentamente le sue pagine – che San Nicodemo fosse di Cirò,
come scrivono Agresta, Pugliese, Aromolo, Zavaglia, Terminelli e tanti altri.
La sua unica obiezione resta sempre la stessa: “nessuno di loro ha inserito le
note da dove hanno attinto”. Ma questo, ripetiamolo, non è un problema dei
grandi autori del passato, bensì dei ricercatori moderni che non sono riusciti
a ritrovare le fonti originarie.
C’è poi un altro
aspetto da considerare: il nome stesso di Cirò. Monsignor Terminelli, dotto studioso, ha dimostrato
come il toponimo subì nei secoli numerose variazioni fonetiche, passando dal
greco al latino e al bizantino. Così, da Ypsikron si passò a Ypsicron, poi a
Psicron, a Sicron/Sikron, a Sicrò, a Zirò e infine all’attuale Cirò. E allora,
davvero basta trovare in una delle 25 “bios” la parola Sicros al posto di
Sicron o Psicron per pensare a un luogo diverso? Non ci voleva certo troppa
immaginazione per capire che si stava parlando della stessa comunità, oggi nota
come Cirò. Del resto lo stesso Agresta che era di Mammola davvero non conosceva
il suo territorio?
Inoltre, il legame
tra San Nicodemo e San Nilo di Rossano conferma l’itinerario spirituale e geografico tipico dei monaci basiliani, che
attraverso Rossano e Umbriatico giungevano a Gerace e infine a Mammola. Davvero
qualcuno può credere che San Nilo sia arrivato “in aereo” nel reggino, come
suggerirebbe ironicamente l’assurdità di chi vuole separare due percorsi
storicamente intrecciati?
C’è poi la
testimonianza concreta dei documenti. Già nel 1696 un notaio scriveva che San Nicodemo era concittadino e Patrono
di Cirò: avrebbe potuto mai un notaio redigere atti ufficiali riportando il
falso? Allo stesso modo, nel 1630 Papa Urbano VIII, con un atto solenne,
attestava che San Nicodemo era Patrono e concittadino di Cirò: possiamo pensare
che un Pontefice scrivesse consapevolmente una menzogna? È inverosimile. E come
si potrebbe mai screditare una tradizione che da oltre 1125 anni viene tramandata
di generazione in generazione, un culto radicato, vivo e attestato, che ha come
fulcro la chiesa stessa dedicata al Santo, sorta nel luogo della sua nascita
secondo la tradizione locale?
Dunque, fino a
quando non verranno portati alla luce documenti autentici, originali e inediti che possano davvero
smentire Apollinare Agresta, ogni altra ipotesi resterà fragile e infondata. Se
proprio a qualcuno dà fastidio che San Nicodemo sia nato a Cirò, lo invitiamo
ad avere la pazienza – e l’umiltà – di trovare prove concrete, e non limitarsi
a congetture.
Fino a quel
momento, la verità resta quella che la storia documentata da Agresta e la
tradizione popolare cirotana ci consegnano: San Nicodemo è nato a Cirò. Chi non accetta questo, almeno abbia il
rispetto di non infangare la memoria di
un popolo che da secoli custodisce con orgoglio la sua identità e il culto del
proprio Patrono.
mercoledì 10 settembre 2025
Cirò- Gemellaggio religioso in nome di San Nicodemo Abate di Cirò e Mammola.
Cirò- Gemellaggio religioso in nome di San Nicodemo Abate di Cirò e Mammola.
Cirò- All’indomani del gemellaggio religioso e culturale tra Cirò e Mammola dove una delegazione di 66 persone insieme al sindaco Mario Sculco e all’assessore Salvatore Giardino, e al parroco don Massimo Sorrentino, si sono recati a Mammola in nome dello stesso Santo Patrono. “Il culto di San Nicodemo Abate rappresenta un autentico ponte religioso e spirituale che unisce da tempo le comunità di Mammola e Cirò- scrive in una nota il sindaco di Cirò Mario Sculco, -ciò che ci accomuna è una profonda e sincera devozione al Santo, nato a Cirò nel 900 e morto a Mammola nel 990”. Per questo – prosegue la nota di Sculco- “entrambe le comunità meritano di custodire e rafforzare questo legame sacro con ancora più convinzione, soprattutto in un tempo come il nostro, in cui la fede rischia spesso di essere dimenticata o marginalizzata. Rinnovare il gemellaggio religioso, la memoria e la devozione verso San Nicodemo, significa non perdere il contatto con ciò che ci rende davvero umani: la ricerca del bene, la speranza nella grazia e la volontà di essere comunità-non solo di persone, ma di spiriti uniti nella fede. Con questo spirito di comunione e fratellanza, prosegue Sculco- desidero rivolgere, sia personalmente che come cittadino, un sincero e caloroso ringraziamento al sindaco Raschellà, all’Amministrazione e all'intera comunità di Mammola e al Comitato festa per la calorosa accoglienza”. La partecipazione dei fedeli e la presenza del sindaco di Mammola-rappresenta per noi-prosegue Sculco- un segno concreto di amicizia, rispetto reciproco e fede condivisa, che rafforza ulteriormente il legame spirituale tra le nostre due comunità. Un pensiero forte e gentile da Mammola, testimone di una giornata vissuta nella fede, nel rispetto e nell’unione. Insieme oggi, ha detto Sculco- abbiamo condiviso amicizia, convivialità e momenti intensi e significativi, rafforzando così il gemellaggio religioso tra le nostre comunità.
“Due
comunità in festa: quelli di Mammola e Cirò, attorno alla figura di San
Nicodemo Abate- scrive in una nota il sindaco di Mammola Stefano Raschellà- un
ritorno alla festa millenaria, quella di San Nicodemo, che per la comunità di Mammola significa storia e
cultura millenaria, e poi le due comunità, quella di Cirò e quella di Mammola,
legati da un gemellaggio, da un sodalizio di fede e di storia. Con il Sindaco Mario
Sculco di Cirò abbiamo ripreso questa antica tradizione che era già iniziata
nei decenni precedenti del secolo scorso. Ripresa già lo scorso 7 Agosto a Ciro con la nostra
visita, quella della delegazione dell’amministrazione comunale di Mammola e dei
fedeli
e oggi abbiamo accolto noi la comunità di Cirò a Mammola. Una comunità che vuole rivivere, rivisitare anche quella che è la storia, la vita di San Nicodemo, già scritta nel 1677 da Apollinare Agresta e poi ripresa da tanti altri studiosi, i quali sottolineano la nascita a Cirò nel 900 di San Nicodemo Abate Patrono delle due comunità”.
domenica 31 agosto 2025
Cirò- “Dima: eletto e stimato dal Popolo” potrebbe essere questo l’origine del cognome del nostro Santo Patrono San Nicodemo abate, nato a Cirò nel 900
Cirò- “Dima eletto e stimato dal Popolo” potrebbe essere questo l’origine del cognome del nostro Santo Patrono San Nicodemo abate, nato a Cirò nel 900, a cui il monaco basiliano generale d’Italia Apollinare Agresta, ci aveva svelato il suo cognome: “ Dima” nel suo libro dedicato al Santo nel 1677. Alcuni autori lo fanno derivare dal greco Demas in particolare nel Meridione, si ritiene infatti, che derivi dal nome personale Dima. Altri invece ricordano come l'Apostolo Paolo menziona un uomo di nome Demas nella Bibbia, anche da qui potrebbe derivare l'origine del cognome, oppure dal nome arabo Dima, o da un soprannome legato al greco dimos che vuol dire "popolo". Secondo lo storico Alessandro Barbero, “il cognome divenne necessario dopo l'anno Mille a causa della crescita demografica, della maggiore mobilità delle persone e della necessità di distinguere i contadini, che in precedenza erano legati alla terra e identificati con il loro nome. Dopo l'anno Mille Iniziarono a formarsi i cognomi, spesso basati su nomi di mestieri, soprannomi, nomi di luoghi (toponimi) o discendenza da un antenato”. Il nome Demas ha origini nell'antica Grecia, radicato nella parola greca "demos", che significa popolare o il popolo. Pertanto, il nome Demas incarna la nozione di essere benvoluto o stimato tra le masse. Riflette un senso di carisma e attrattiva sociale, attributi molto apprezzati in molte società nel corso della storia. In termini di utilizzo storico, il nome Demas trova la sua menzione più nota nel Nuovo Testamento biblico. Nel libro dei Colossesi, Demas è citato come un compagno di lavoro dell'apostolo Paolo, servendo al suo fianco durante i suoi viaggi missionari. Diffuso come altri nomi greci popolari, le sue radici nell'antica Grecia e il suo significato di essere stimato dal popolo gli conferiscono un fascino duraturo. Coloro che portano il nome Demas emanano spesso un senso di popolarità e favore, suggerendo una naturale capacità di connettersi con gli altri e di lasciare una positiva impressione. E queste caratteristiche rappresenta in pieno la famiglia Dima di San Nicodemo i quali genitori erano pii ed umili, perciò probabilmente il suo cognome era già conosciuto nel 600 visto che già dopo l’anno mille la sua famiglia discendente veniva conosciuta con il nome Demas.
venerdì 4 luglio 2025
Cirò- “San Nicodemo Abate è nato a Cirò il 12 Maggio del 900 nell’antico villaggio di Psicrò odierna Cirò la verità in uno dei 25 Bios a lui dedicati in uno studio di Mons Terminelli
Cirò- “San Nicodemo Abate è nato a Cirò il 12 Maggio del 900 nell’antico villaggio di Psicrò odierna Cirò la verità in uno dei 25 Bios a lui dedicati” . A sciogliere ogni dubbio sul suo luogo di nascita diversi autorevoli storici antichi e moderni i quali ne sostengono le origini cirotane, della statura di: Abate Apollinare Agresta(1621-1695); Tommaso Aceti (1687-1749); Giovanni Fiore da Cropani (1622-1683); G.F. Pugliese (1789-1855); Antonio Aromolo nel 1901; D. Vincenzo Zavaglia (1906-1974) di Mammola; Antonino Terminelli (1922-2016); P. Francesco Russo (1908-1991). Grazie ai loro studi hanno tolto ogni dubbio sul luogo nativo del Santo annullando le teorie di chi lo voleva nato nel reggino solo perché alcuni autori lessero solo uno delle 25 copie dei bios esistenti sulla vita di San Nicodemo tradotto sotto dettatura dal monaco Daniele , un bios a dire dagli studiosi, pieno di errori, che riportava erroneamente il nome di Sicròs, mentre il monaco Agresta aveva letto senza ombra di dubbio-scrive il dotto Mons Terminelli- un'altra copia dove era riportato il nome Psicrò, termine che lascia poco spazio ad altre forzate interpretazioni. Una soluzione a cui era giunto l’immenso Mons. Antonino Terminelli nel 1979 attraverso uno studio minuzioso riportato nel suo ”Cirò, Patria di San Nicodemo”-estratto da “Studi Meridionali n.4 ” . Il Monaco Agresta nella sua: ”Vita su San Nicodemo Abbate dell’ordine di San Basilio”- Edito a Roma nel 1677,- scrive Mons Terminelli- afferma senza la minima ombra di dubbio che:” nella provincia della Calabria Citeriore quattro miglia distante dal mare Ionio, nei contorni delle Saline del fiume Neto sortì il nome Nicodemo”. Nel Bios al foglio 245 il Saetta legge:” Ebbe la dimora nelle Saline, in un paese detto Sicròs”, ma Sicròs non è un paese ma solo il nome di un torrente, un ruscello in un terreno scosceso della locride, da qui l’errore e l’inganno da parte di chi ha voluto costruire una nuova Patria per San Nicodemo diversa da quello indicato dal dotto Agresta, infatti la parola Sicrò, è stato scritto sotto dettatura dal monaco Daniele, un testo pieno di errori. Indubbiamente scrive Mons Terminelli- del Bios di San Nicodemo dovevano esistere copie diverse con numerose varianti. Sicuramente il Bios letto dall’Agresta riportava il nome Psicrò, manoscritto conservato nel Monastero di San Salvatore, dove afferma senza ombra di dubbio, ch’esso è l’originale, e che questo è uno dei 25 copie esistenti presenti nelle biblioteche dei vari monasteri e negli stessi ascetari. Da qui la conferma- prosegue Mons Terminelli- che Psicrò del Bios di Nicodemo non poteva non essere che l’attuale Cirò. Questa convinzione veniva inoltre suffragata dal testo che ci viene offerto dal “ Sermo in vitam Sancti Nicodemi”. E comunque precisa Mons Terminelli: anche se dovessimo accettare la variante “Sicros” letta dal Saletta nel Bios, non dovremmo avere difficoltà a riferirla all’attuale Cirò visto che la voce greca di Sicròs sta ad indicare un fenomeno di semplificazione fonetica che lungo i secoli ha portato all’attuale nome di Cirò. Inoltre scriveva Mons. Terminelli:” la causa con Mammola non avrebbe potuto avere senso e significato, se la premessa della veridicità dei natali fosse stata disattesa, perché non fondata o addirittura falsa. Sarebbe stato assai facile all’Università di Mammola aver ragione se Nicodemo non fosse nato veramente a Cirò. Per questo a Cirò venne dato un pezzo della mascella del Santo, consegnato allora al feudatario Spinelli, che venne conservato in un oratorio scelto proprio perché fu la casa nativa del Santo, dove abitava la famiglia Dima, genitori di San Nicodemo, dove fece i primi miracoli ancora oggi visibili sulla roccia del pavimento. Certi della sua appartenenza e dietro insistenza dei cittadini e del clero nel 1630 Papa Urbano VIII lo proclama Santo Patrono e cittadino di Cirò il 2 Marzo del 1630. Per tutto questo i Cirotani ringraziano il dotto Mons Terminelli per aver sciolto ogni dubbio sulla nascita di San Nicodemo, attraverso la sua scrupolosa ricerca storica.
giovedì 29 maggio 2025
Il Botanico De Fine in convegno su Etnobotanica all'Università della Calabria
Etnobotanica e tradizioni: il
Barlacchi-Lucifero approda all’UNICAL
Il Centro Congressi
"Andreatta" dell'Università della Calabria ha recentemente ospitato
un convegno di grande rilevanza organizzato dall'Associazione Amici
dell'Università della Calabria, dedicato allo studio dell'etnobotanica e al
ruolo delle conoscenze tradizionali nell'uso delle piante. L'evento,
organizzato in collaborazione con il Museo di Storia Naturale della Calabria e
Orto Botanico, il Museo delle Civiltà, il Sistema Museale UNICAL e lo stesso
Ateneo, ha visto l'intervento del prof. De Fine del Barlacchi Lucifero, figura
di spicco nel campo dell'etnobotanica, che ha condiviso approfondimenti sul
patrimonio culturale dei mandriani di Cirò e Umbriatico, focalizzandosi
sull'utilizzo delle piante a fini veterinari.
Durante il suo intervento, il prof.
De Fine (invitato a relazionare direttamente dal prof. Nicodemo Passalacqua,
referente scientifico dell’Orto Botanico), ha illustrato, servendosi di un
ricco materiale fotografico, come i mandriani abbiano sviluppato nei secoli una
conoscenza approfondita delle piante locali, sfruttandone le proprietà curative
per il benessere del bestiame. Queste pratiche, tramandate oralmente di
generazione in generazione, rappresentano un esempio significativo di
etnoscienza applicata, in cui la tradizione si fonde con l'osservazione
empirica della natura. Tra le specie vegetali menzionate figura l’helleboro
bocconei, utilizzato per curare la bronchite dei bovini, attraverso un vero e
proprio rituale consistente nell’”arricchiare” una mucca colpita da bronchite,
cioè forarne il padiglione auricolare dell’animale per inserirvi una piccola
parte della piantina a scopo curativo.
Dal punto di vista scientifico,
l'intervento del prof. De Fine ha sottolineato l'importanza della salvaguardia
di questo sapere ancestrale. La perdita delle conoscenze tradizionali, infatti,
rappresenterebbe non solo un impoverimento culturale, ma anche una perdita di
potenziali soluzioni sostenibili per la gestione della salute animale. Il
confronto con la comunità accademica ha inoltre permesso di riflettere sulla
possibilità di integrare queste conoscenze con le pratiche veterinarie moderne,
promuovendo un approccio olistico e sostenibile.
Un ringraziamento particolare è da
rivolgere al dirigente scolastico, dott Girolamo Arcuri che, da sempre convinto
dell’importanza formativa di eventi scientifico culturali di livello accademico
per gli studenti, ha sostenuto la scelta che il prof. De Fine fosse
accompagnato da una delegazione del Polo Barlacchi -Lucifero, offrendo ai
ragazzi l’opportunità di respirare aria di innovazione e tradizione
sinergicamente coniugate in un’ottica di positiva sostenibilità.
L'aspetto sociale di queste
conoscenze è altrettanto rilevante: esse non solo definiscono l'identità
culturale delle comunità rurali, ma rafforzano il legame tra uomo, animale e
ambiente naturale. La riscoperta e la valorizzazione di questo sapere possono
rappresentare un'opportunità per promuovere il turismo culturale e sostenere
l'economia locale attraverso la valorizzazione dei prodotti derivati dalle
piante autoctone, permettendo di aprire un dialogo significativo tra tradizione
e scienza, offrendo spunti di riflessione sulla conservazione del patrimonio
etnobotanico e sulla sua possibile applicazione contemporanea, ponendosi con lo
spirito di chi è consapevole che “ non basta guardare, occorre guardare con
occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono” ( Galileo
Galilei).
giovedì 31 ottobre 2024
Un altro giovane apre attività a Cirò.
Cirò- L’antico borgo si arricchisce di una
nuova attività per i ragazzi si chiama “Barber Street” dove un giovane ventunenne si occuperà di barba e capelli. Si
tratta del giovanissimo Francesco Bossio,
un giovane talento acconciatore di alta moda reduce di importanti
campionati nazionali, tra cui
l’Accademia nazionale acconciatori Moda, Campionato nazionale acconciatori,
dove si è fatto apprezzare per la sua bravura e professionalità. Dunque un
altro giovane ha scelto di rimanere a lavorare e aprire una attività nel centro
storico, la cui apertura è stata benedetta dal parroco don Pino Giorno, A
tagliare il nastro il sindaco Mario Sculco , è intervenuto anche il vice
sindaco Fortunato Strumbo e l’assessore ai lavori pubblici Salvatore Giardino. “Noi come amministrazione-
ha detto il sindaco- siamo sempre
presenti quando un giovane decide di rimanere
nel nostro paese. Negli ultimi mesi, sono già quattro i giovani che
hanno aperto una attività commerciale nel nostro borgo- un segno questo di
ripresa, i giovani credono ancora nel
futuro di questo paese, se decidono di viverci”. La serata si è conclusa
con un ricco buffet a cui hanno preso parte tanti giovani provenienti da tutto
il circondario i quali si sono congratulati con il nuovo acconciatore per i
giovani.





