sabato 4 agosto 2018

Cirò- Al via i festeggiamenti della festa Patronale fino al cinque agosto a Cirò dei Santi Francesco di Paola e Nicodemo di Cirò


Cirò- Al via i festeggiamenti della festa Patronale fino al cinque agosto a Cirò dei Santi Francesco  di Paola e Nicodemo di Cirò, e dopo anni di assenza riprende anche il gemellaggio religioso tra Mammola, dove San Nicodemo morì nel 990 e Cirò, dove il santo nacque nel 900 ,nella casa dove ora sorge la sua chiesetta omonima,  nella parte più antica del borgo, nell’allora Ypschon.  Quest'anno insieme alla Parrocchia ed alla Pro Loco- scrive in una nota il sindaco Francesco Paletta-  stiamo facendo un grande sforzo per rendere dignitoso ed onorevole la festa ai nostri patroni S. Nicodemo e S. Francesco. Abbiamo ripreso i contatti con la comunità di Mammola,  da molti anni gemellata con Cirò per ricordare che i grandi personaggi, come il nostro S. Nicodemo, uniscono e non dividono! Ognuno di voi cittadini di Cirò si dovrà sentire protagonista e quindi sostenete la Parrocchia ed il comitato festa. Dunque appuntamento  alla casa  natale di San Nicodemo  alle ore 21 per la processione che porterà la sacra statua fino alla chiesa  centrale Santa Maria  de Plateis dove i parroci di Cirò don Matteo Giacobbe e don Pino Aggiorno celebreranno il triduo in suo onore. Venerdi  tre agosto alle  ore 19.30 dopo la santa messa  i santi patroni verranno portati in processione come da antica tradizione per le vie del paese, mentre  il quattro agosto la processione  si svolgerà di mattina e si recherà nelle periferie del paese per la santa benedizione dei raccolti dei bestiami e dei vigneti. Per quanto riguarda invece i festeggiamenti civili sabato quattro agosto alle ore 21.30 in piazza Pugliese si terrà la Corrida Cirotana presentata da Antonio Stancato
Per concludere poi il cinque agosto con il Meeting Festival che avrà come ospiti  Enzo Campagnoli e Silvia Salemi. Da sempre il popolo Mammolese festeggia  in Gemellaggio con Cirò in occasione della festa, il  Santo comune. Un antico appuntamento quello tra i due paesi: Cirò dove il santo nacque nel lontano 900, e Mammola dove morì nel 990. San Nicodemo dunque patrono e protettore delle due città: Cirò e Mammola , nacque da una famiglia umile, il padre Teofano, la madre Panta  Dima, vivevano in un’umile casetta nell’allora villaggio Ypskron, attuale portello, oggi  chiesa del Santo. Sono molti i miracoli a lui attribuiti, specie quando era ragazzino, come la lotta col diavolo , di cui ancora oggi, sulla pietra a cui egli si aggrappò, dietro la sua casa, sono evidenti i segni lasciati dalle sue dita infilati nella pietra, oggi meta di pellegrinaggi. Secondo quanto ancora oggi raccontano gli anziani, pare che San Nicodemo da bambino era solito giocare ad infilare le sue dita e le mani, come pure i piedi, nella dura roccia, mentre questa si lasciava deformare. Molte di queste impronte sono ancora oggi visibili sulla pietra dietro l’altare, luogo di continui pellegrinaggi da parte di fedeli, che ogni anno, da tutto il mondo, specie dall’Australia e America, dove si trovano numerosi Mammolesi, giungono a Cirò a visitare i sacri posti dove il Santo nacque e visse da bambino, prima di partire per Mammola. Ancora oggi gli anziani raccontano il miracolo del vino e dell’acqua avvenuto in zona Mordace-Castedduzzo-Coppa, dove il padre si recava a lavorare i campi, ed è proprio in questa zona che quattro anni fa un amatore di storia locale, grazie a molte indicazioni avute dagli anziani, è riuscito, dopo mesi di ricerca a trovare l’esatta posizione della fontana, dalla cui pietra, grande come il dorso di un elefante, attraverso  tre fori praticati con le dita del Santo, ancora oggi fuoriesce  acqua; mentre ai piedi della collinetta dove il padre era solito lavorare , si trova quasi nascosta dalla vegetazione e da cumuli di frana, una grotta dove il Santo si ritirava in preghiera.
 E ancora si racconta, che riuscì  a catturare un cinghiale con un filo d’erba, che portò alla sua famiglia come pranzo per la cerimonia di matrimonio della sorella. Si racconta che, mentre era in viaggio, lontano da Cirò, per ritirarsi in preghiera, incontrò un venditore di brocche con il suo asinello,   chiese se poteva avere una ciotola  per potersi cuocere la ghianda, cibo prediletto di San Nicodemo, il venditore  glielo negò dicendo che se i maiali la mangiavano cruda, perché egli la doveva cuocere? E così andò via , ma fatto pochi passi , ruzzolò da un dirupo, di tutto il carico che trasportava sull’asinello, si salvò solo la ciotola  che il Santo gli aveva chiesto. Così preso da rimorsi, il venditore tornò indietro e donò la ciotola superstite al Santo, chiedendogli scusa. Raggiunto la sua maturità, si vide costretto a lasciare il paese, in quanto le sue “stranezze”, lo rendevano ridicolo agli occhi del popolo, e se ne andò amareggiato a tal punto che fermatosi a metà cammino, nei pressi di Gerace, egli disse:”Sentu vuci e cirotano, mi mpesu e vajiu avanti”(sento voci di cirotani, mi alzo e riprendo il cammino), tanto era la paura di incontrarli. Arrivò a Mammola sul monte Zappino, dove vi rimane fino alla sua morte avvenuta nel 990. Il corpo fu trovato invaso dalle formiche, le quali non invasero la sola lingua che tanto aveva saputo annunciare e consolare specie gli afflitti e deboli. Qui lo veneravano così tanto da divenire il protettore  della città.
 Per questo gli anziani ancora oggi dicono che San Nicodemo è il protettore degli stranieri e non del suo popolo di Cirò che lo ha deriso fino a farlo scappare, ben venga dunque il gemellaggio  che riporta a casa non solo il  santo ma anche l’attesa benedizione. E’ di qualche anno  fa la notizia del lascito alla chiesa del Santo, di una casa, adiacente ad essa, che la signora Rita Bullotta ha voluto offrirla in devozione al Santo. Ed è proprio questa casa che di solito ospita i mammolesi in questa giornata di pellegrinaggio. Un tempo  le case adiacenti alla chiesa era una unica casa dove all’interno, l’attuale altare maggiore, era proprio la piccola dimora della famiglia del Santo. Si racconta che egli andò in sogno al proprietario della casa raccomandandogli di lasciare la casa perché li doveva nascere la chiesa, ma l’anziano signore non volle credere al sogno, e dopo l’ennesima volta che sognò il Santo, gli morì l’asinello, solo allora l’anziano contadino decise di lasciare la casa divenendo in futuro chiesa omonima, oggi meta di molti pellegrini. E tutto questo ci è stato tramandato da generazioni in generazioni.

mercoledì 1 agosto 2018

CIRO'- INTENSI CONTROLLI PER SMASCHERARE CHI ABBANDONA RIFIUTI


Cirò- Prosegue il ferreo controllo della Polizia Municipale e degli operatori ecologici  che l'altro ieri mattina in zona Romanò hanno ispezionati molti sacchetti di rifiuti abbandonati. Un’area questa che sta diventando una grande discarica a cielo aperto. Tra i rifiuti rinvenuti chili di pasta scaduta e quello che più fa male  interi bustoni di prodotti alimentari destinati ai più  bisognosi. Uno schiaffo alla povertà. Numerosi indizi sono stati trovati dagli agenti che vanno ad aggiungersi ai già numerosi”clienti” beccati e che a sentire il comandante Gianfranco Murano hanno già pagato la multa. Il sindaco Francesco Paletta ha voluto dunque avviati i controlli di alcune aree periferiche del paese, già la settimana scorsa sono stati fatti cinque multe a quattro diversi cittadini residenti a Cirò e uno residente a Torino. Ora la lista aumenta grazie alla presenza di videosorveglianza.
 Continueranno sempre più frequenti  i controlli,  il sindaco Francesco Paletta e l'amministrazione invita i cittadini a stare più attenti nel conferimento della differenziata soprattutto nel periodo estivo. Sono stati fatti i controlli con i sistemi di videosorveglianza del paese e in alcuni casi, scrive in una nota il sindaco-  grazie all'intervento degli operatori ecologici che hanno aperto le buste dei rifiuti abbandonati,  sono stati rinvenuti documenti intestati nominativi, da qui l’inequivocabile  sanzione. Purtroppo dietro ogni curva c’è una discarica di rifiuti a cielo aperto, l’inciviltà di alcuni è davvero sconsiderata e soprattutto un gesto incivile ed un brutto esempio per le nuove generazioni.

Cirò- Ricorre il 2 Agosto la liberazione di Cirò dal feudalesimo

Cirò- Ricorre il  2 Agosto la liberazione di Cirò dal feudalesimo; Dopo secoli di oppressione Cirò tornava libera: era il 2 Agosto del 1806, una data che dovrebbe essere conosciuta da tutti i cirotani, quando finalmente il paese divenne libero da quel fardello del feudalesimo che schiacciò la popolazione per molto tempo. Cirò veniva liberata dal dominio feudale, e le tetre stanze dei prigionieri che si trovavano nel Castello, venivano aperte. Si racconta che prigionieri ridotti in fin di vita dalla fame, per anni imprigionati, una volta liberi, hanno avuto la forza solo di uscire dal castello, e salendo la scalinata della vicina chiesa de Plateis, caddero ormai esausti senza vita sulle scale dell’ingresso principale. Ogni anno dovrebbe sventolare il gonfalone e la bandiera dal balcone del municipio per ricordare la libertà conquistata dal popolo cirotano e per ricordare i tanti morti caduti sotto il feudalesimo, che a Cirò fu molto devastante, specie con la tirannia dei Carafa, che l’aveva sfruttata e maltrattata. Durante il ventennio di Galeotto Carafa, questo costringeva i cittadini, mille uomini al giorno, a lavorare per la costruzione del muro di cinta a solo pane duro e acqua . Altri despoti che maltrattarono Cirò fu la famiglia Abenante, ed i Tarsia. Solo con l’avvento della famiglia Spinelli Cirò ebbe una boccata d’ossigeno, ma la gioia più grande fu il 2 Agosto del 1806, quando cessò ogni dominio feudale.

Ricordare la libertà conquistata dal popolo, è un dovere verso le nuove generazioni che troppo spesso dimenticano e a volte ignorano la propria storia, calpestando quella libertàper cui altri hanno dato la vita, come quelle coraggiose ragazze cirotane:” Annuccia, Brigida, Giovanna, Francesca, Dianora e Catarinella”- trucidate dove aver tanto resistito all’invasione Turca, nel 1707 e scappate dalle grinfie dei Turchi si recavano nelle vicinanze della chiesa di Santa Domenica, vicino Ruvero-Favaro, per cercare riparo, in località Santa Domenica, quì vennero raggiunte e trucidate, poiché non vollero piegarsi alla volontà nemica. Si racconta che erano le donne più belle e coraggiose di tutta l’antica Ypskron.
Erroneamente lo storico Pugliese aveva localizzato questa chiesa in zona Campanise, cosa alquanto inverosimile,  perché quì non esistevano mulattiere visto che i conventi e le strutture religiose erano presenti solo lungo le varie mulattiere presenti come quella per Umbriatico importante sede vescovile
 passante appunto per la zona di Santa Domenica, area che ancora oggi esiste sul foglio di mappa di Cirò, dove è ancora presente un rudere che potrebbe essere associato all’antica chiesa di Santa Domenica, oggi trasformata in abitazione privata di campagna, dove tutto intorno sono presenti evidenti tracce dell’antica chiesa-convento, ci sono mura perimetrali, raccolta per le acque piovane, mattoni sottili classici del medioevo, un’area insomma dove si respira presenza di santità, di purezza, di coraggio, un posto magico e suggestivo che andrebbe ricordato per il coraggio avute da queste donne.