venerdì 17 ottobre 2025

Cirò- Il sindaco Mario Sculco punta sulla cultura, oltre che sul vino, volano dell’economia turistica e identitaria dell’antico borgo attraverso una trina: scienza, identità e spiritualità, grazie ai suoi figli illustri: Luigi Lilio, Giano Lacinio, e San Nicodemo Abate.


 

Cirò- Il sindaco Mario Sculco punta sulla  cultura, oltre che sul vino, volano dell’economia turistica e identitaria dell’antico borgo attraverso  una  trina:  scienza, identità e spiritualità, grazie ai suoi figli illustri: Luigi Lilio, Giano Lacinio, e San Nicodemo Abate, attraverso  un  rinascimento culturale consapevole. E’quanto afferma il primo cittadino in un comunicato- Cirò ha detto-   “è anche luogo dell’anima, custode di una spiritualità antica che trova nella figura di San Nicodemo Abate il suo simbolo più profondo e condiviso”. Nella Città del Vino e del Calendario,-scrive Sculco:” il tempo si racconta nei secoli, nelle tradizioni e nei volti della comunità. Ed è proprio partendo dalla sua cifra più autentica, quella culturale, che l’Amministrazione comunale ha scelto di far leva per rilanciare la destinazione esperienziale”.  E ancora: ”Cirò fonda la sua visione di sviluppo sul valore dei Marcatori Identitari Distintivi (MID) della Calabria Straordinaria, che riconoscono al borgo un ruolo centrale nella storia della scienza e del pensiero, non solo calabrese ma dell’umanità. Luigi Lilio, medico e astronomo, diede al mondo la riforma del calendario gregoriano e con essa la misura moderna del tempo. Giano Lacinio, il teologo francescano che rivoluzionò l’alchimia; alchimista e umanista, rappresentò l’incontro fra la conoscenza scientifica e la ricerca filosofica nel cuore del Rinascimento. A completare questo patrimonio intellettuale, si staglia la figura di San Nicodemo Abate di Cirò, monaco basiliano nato a Psicrò,  l’antico nome di Cirò – il 12 maggio del 900, guida spirituale e punto d’unione fra Oriente e Occidente cristiano, Patrono di Cirò e di Mammola dove morì. La presenza di  San Nicodemo di Cirò, il patrimonio religioso di una comunità attraversa la storia e la coscienza collettiva di Cirò, dove le fonti antiche, a partire dagli scritti del monaco Apollinare Agresta e dai successivi studi di Monsignor Antonino Terminelli, ne descrivono la nascita e la vita tra le colline che guardano lo Jonio. La proclamazione a Patrono e concittadino da parte di Papa Urbano VIII nel 1630 e la successiva donazione di parte delle reliquie, custodite ancora oggi nella Casa-Chiesa del Santo, suggellarono un legame mai interrotto tra la città e il suo protettore. La famiglia Dima, di cui il Santo porta il nome, rimane tuttora radicata nel territorio, testimonianza viva di una discendenza e di un culto che non appartengono solo alla devozione ma anche alla memoria civile. La nostra comunità – sottolinea il Sindaco Mario Sculco che si sta facendo interprete, insieme all’Amministrazione Comunale di un vero e proprio rinascimento culturale consapevole della Città – non ha mai smesso di essere un luogo di cultura e di fede. La nostra identità è la nostra forza e, allo stesso tempo, la nostra direzione. San Nicodemo, Lilio e Lacinio, nel pantheon di tutti gli altri concittadini illustri di Cirò di tutti i secoli, sono le tre anime di una stessa gente: quella che sa fondere l’intelletto con la spiritualità, la ricerca con la memoria. Da questa consapevolezza nasce la nostra idea di sviluppo, fatta di valorizzazione, racconto e apertura. E non è un caso – aggiunge il Primo cittadino -  che la nostra programmazione culturale e turistica sia oggi costruita attorno a questo asse di senso: la scienza del tempo di Lilio, l’umanesimo della conoscenza di Lacinio e la fede viva di San Nicodemo abate di Cirò. Tre percorsi che non si sovrappongono ma si intrecciano, restituendo a Cirò la sua piena dimensione di città dotta, ospitale e spirituale. La riscoperta dei luoghi di San Nicodemo, la promozione dei percorsi dedicati a Lilio e Lacinio e la valorizzazione dei saperi legati al vino e all’ospitalità diventano parte di un progetto unico di crescita. Cirò si presenta come una destinazione identitaria in cui fede e cultura non si contrappongono ma convivono, costruendo un racconto coerente e duraturo. La nostra rotta è chiara – conclude Sculco – e punta ad investire sulla cultura e sulla spiritualità per costruire una comunità viva e riconoscibile.