Etnobotanica e tradizioni: il
Barlacchi-Lucifero approda all’UNICAL
Il Centro Congressi
"Andreatta" dell'Università della Calabria ha recentemente ospitato
un convegno di grande rilevanza organizzato dall'Associazione Amici
dell'Università della Calabria, dedicato allo studio dell'etnobotanica e al
ruolo delle conoscenze tradizionali nell'uso delle piante. L'evento,
organizzato in collaborazione con il Museo di Storia Naturale della Calabria e
Orto Botanico, il Museo delle Civiltà, il Sistema Museale UNICAL e lo stesso
Ateneo, ha visto l'intervento del prof. De Fine del Barlacchi Lucifero, figura
di spicco nel campo dell'etnobotanica, che ha condiviso approfondimenti sul
patrimonio culturale dei mandriani di Cirò e Umbriatico, focalizzandosi
sull'utilizzo delle piante a fini veterinari.
Durante il suo intervento, il prof.
De Fine (invitato a relazionare direttamente dal prof. Nicodemo Passalacqua,
referente scientifico dell’Orto Botanico), ha illustrato, servendosi di un
ricco materiale fotografico, come i mandriani abbiano sviluppato nei secoli una
conoscenza approfondita delle piante locali, sfruttandone le proprietà curative
per il benessere del bestiame. Queste pratiche, tramandate oralmente di
generazione in generazione, rappresentano un esempio significativo di
etnoscienza applicata, in cui la tradizione si fonde con l'osservazione
empirica della natura. Tra le specie vegetali menzionate figura l’helleboro
bocconei, utilizzato per curare la bronchite dei bovini, attraverso un vero e
proprio rituale consistente nell’”arricchiare” una mucca colpita da bronchite,
cioè forarne il padiglione auricolare dell’animale per inserirvi una piccola
parte della piantina a scopo curativo.
Dal punto di vista scientifico,
l'intervento del prof. De Fine ha sottolineato l'importanza della salvaguardia
di questo sapere ancestrale. La perdita delle conoscenze tradizionali, infatti,
rappresenterebbe non solo un impoverimento culturale, ma anche una perdita di
potenziali soluzioni sostenibili per la gestione della salute animale. Il
confronto con la comunità accademica ha inoltre permesso di riflettere sulla
possibilità di integrare queste conoscenze con le pratiche veterinarie moderne,
promuovendo un approccio olistico e sostenibile.
Un ringraziamento particolare è da
rivolgere al dirigente scolastico, dott Girolamo Arcuri che, da sempre convinto
dell’importanza formativa di eventi scientifico culturali di livello accademico
per gli studenti, ha sostenuto la scelta che il prof. De Fine fosse
accompagnato da una delegazione del Polo Barlacchi -Lucifero, offrendo ai
ragazzi l’opportunità di respirare aria di innovazione e tradizione
sinergicamente coniugate in un’ottica di positiva sostenibilità.
L'aspetto sociale di queste
conoscenze è altrettanto rilevante: esse non solo definiscono l'identità
culturale delle comunità rurali, ma rafforzano il legame tra uomo, animale e
ambiente naturale. La riscoperta e la valorizzazione di questo sapere possono
rappresentare un'opportunità per promuovere il turismo culturale e sostenere
l'economia locale attraverso la valorizzazione dei prodotti derivati dalle
piante autoctone, permettendo di aprire un dialogo significativo tra tradizione
e scienza, offrendo spunti di riflessione sulla conservazione del patrimonio
etnobotanico e sulla sua possibile applicazione contemporanea, ponendosi con lo
spirito di chi è consapevole che “ non basta guardare, occorre guardare con
occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono” ( Galileo
Galilei).