Cirò- Nonostante le
alte temperature degli ultimi giorni con punte intorno ai 35 gradi, da piena
estate, sbocciano le prime Scille per
ricordarci che l’autunno è ormai alle porte. Una incredibile fioritura di
Scille sta tappezzando tutto il territorio cirotano, specie nelle zone di
Campanise, Cozzo Leone, e Sant’Elia. Si
tratta della “ Scilla del Mediterraneo”:Urginea marittima (L.) Baker, pianta
molto cara agli Egiziani e ai Greci, è
rigogliosa con le sue fioriture molto appariscenti in tutta la zona del
cirotano, dove di consueto cresce.
In tutta la zona si possono osservare le
sue splendide fioriture donando al paesaggio una delicata sensazione di
primavera anticipata, ma in realtà ci annuncia l’autunno. Una fioritura così intensa ed abbondante non si
vedeva da molto tempo, in quanto solo le prime piogge autunnali riuscivano
sporadicamente a farle fiorire. Si tratta di una grossa cipolla che i contadini
conoscono molto bene per le sue proprietà antiparassitarie, infatti veniva
inserita nelle antiche “Canizze” (Silos
di canne per conservare frumento e leguminose), per allontanare ogni sorta di parassiti e roditori, specie i parassiti delle fave e favette, che i contadini chiamano
“Monacheddi” per il loro colore nero. Tutto il
bulbo della pianta è tossica, e se ingerita, o solo a contatto del suo
fluido, provoca vomito, alterazione del battito cardiaco, orticaria. Parti di
cipolla, tagliata a pezzi veniva e viene tuttora usato come esche per avvelenare i topi;
infatti la pianta fresca oltre ad essere un po’ Rubefacente(produce infatti
arrossamenti con prurito), si comporta
per l’uomo come emetico mentre non altrettanto fa per i
ratti: infatti i glucosidi contenuti nella pianta e che possono essere
pericolosi, mentre sono subito vomitati dall’uomo, sono trattenuti dai topi. Questo fa della Scilla
un farmaco d’elezione contro i noiosi roditori, e tiene lontano anche i
parassiti. Anche tra gli Annali della
Facoltà di Medicina Veterinaria di Pisa, di qualche anno fa, tale
pianta era stata annotata per il
suo uso che si faceva in medicina
veterinaria popolare (Etnobotanica), grazie allo studio condotto sulle piante
che crescono a Cirò ed in genere nella provincia di Crotone di un botanico cirotano, il quale fa parte della Società Botanica Italiana, con cui
collabora grazie alle sue continue scoperte .