Cirò Marina- Nella piccola
Chiesa di “palazzo Godano”, chiusa ed abbandonata da anni , sede in cui è
in atto la manifestazione “Il luogo
ritrovato” organizzata dallo scenografo Alfonso Calabretta e dall’architetto Imma
Arcovio, che per oltre dieci giorni faranno rivivere serate diverse di cultura,
arte, mostre, spettacoli ai frequentatori, del “palazzo dimenticato”, è
riaffiorato tra polvere e ragnatele un bellissimo dipinto del pittore della
scuola napoletana Gaetano Basile del 1886
nel cui quadro è raffigurato l’Immacolata con a fianco San Francesco
di Paola e Santo Stefano. Molti dei quadri che si trovano nelle chiese di Cirò
sono dipinte dal pittore Basile, come se
fosse stato il pittore del clero. La pittura
napoletana abbraccia un arco di tempo che va dal XVII alla
prima metà del XX secolo e che ha interessato la città
di Napoli influenzando
poi tutto il meridione, ed assume connotati propri con la Scuola di Posillipo tra il 1820 e il 1850. Ma che ci facesse a
Cirò questo pittore non si sa, certo che dimorò in paese dal 1883, anno in cui
dipinse il “Martirio di San Lorenzo,”
quadro che si può ammirare nella chiesa omonima ubicata nel centro storico, a
seguire nell’anno successivo nel 1884 invece, dipinse il quadro la “Madonna della
cintura”, fino al 1886 anno in cui dipinse
oltre il quadro appena ritrovato, anche
il capolavoro “ Il Martirio di Santo
Stefano “ che oggi si può ammirare nella centralissima chiesa de Plateis.
Ma le sorprese dell’antico palazzo “Godano”
non finiscono qui, infatti nell’atrio del palazzo vi è raffigurato un disegno geometrico simile per
costruzione a quella costruita nel
castello Carafa e in molti altri di palazzi gentilizi cirotani, a
dimostrazione che nell’700 era una moda
abbellire gli atri con mattoni e ciotoli di fiume per raffigurare
quadrati e cerchi ornamentali, a parte quello che si trova nel castello molto simile ad una rosa dei venti o ad una
meridiana, nulla a che vedere però con i disegni ornamentali appena rinvenuti
anche nel palazzo Godano. Bene hanno fatto Calabretta e Arcovio che nel rendere nuovamente fruibile l’antico
palazzo, hanno permesso di riportare alla luce ritagli di arte e cultura
dimenticate.