martedì 6 ottobre 2015

Cirò- Grande, grandissimo e sconosciuto l’alchimista Giano Lacinio di Cirò, scienziato ante litteram del ‘500. Francesco Vizza, Ricercatore del CNR, ha presentato l’alchimista Giano Lacinio al XVI Convegno Nazionale di Storia e Fondamenti della Chimica, Rimini 22-24 Settembre 2015



Cirò- Grande, grandissimo e sconosciuto l’alchimista Giano Lacinio di Cirò, scienziato ante litteram del ‘500. Francesco Vizza, Ricercatore del CNR, ha presentato l’alchimista Giano Lacinio al XVI Convegno Nazionale di Storia e Fondamenti della Chimica, Rimini 22-24 Settembre 2015, discutendo sulla sua opera e rivelando la sua identità.  Notevole è stato l’interesse degli studiosi di Storia della Chimica e di Storia della Scienza per l’autore ritrovato. Il convegno è stato organizzato dal Gruppo Nazionale di Fondamenti e Storia della Chimica. Hanno partecipato all’organizzazione dell’evento, insieme all’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, i Dipartimenti di Chimica Industriale “Toso Montanari” e di Chimica “Giacomo Ciamician” dell’Università di Bologna. La Società Chimica Italiana e la Società Italiana per la Storia della Scienza hanno concesso il loro patrocinio. Grande divulgatore della conoscenza, Giano Lacinio di Cirò era professore di teologia dell’università patavina e Reggente del Collegio Teologico del Convento del Santo di Padova. Nel 1546 pubblica a Venezia un trattato sulla Pietra filosofale. Tutta la sua ricerca era finalizzata alla scoperta della pietra filosofale per trasformare i metalli vili in oro, venendo così in aiuto ai poveri, e dell’elixir per guarire o sollevare le infermità della povera gente. La conoscenza dei segreti della natura doveva servire innanzitutto ad alleviare le sofferenze dell’umanità: “il sapere ed il fare al servizio dell’uomo”. Nel corso dei secoli l’opera di Lacinio ha avuto 36 edizioni a stampa in 5 lingue (latino, inglese, tedesco, ceco e, a cura di Vizza, in italiano nel 2015). Il volume è custodito in 366 biblioteche worldwide (Italia, Germania, Inghilterra, Olanda, Danimarca, Svizzera, Belgio, Slovenia, Francia, Spagna, Stati Uniti, Giappone, Canada, Australia e Nuova Zelanda). L’ultima edizione in tedesco risale al 2002 e quella in inglese al 1963. Giano Lacinio, a differenza della sua opera, era autore perduto nella storiografia alchemica e molto confuso nella stessa storiografia francescana: nessuno sapeva chi realmente fosse. A una precisa identità dell’autore –ha relazionato Vizza- sono stato guidato dalla lettura di alcune lettere e qualche carme di Gian Teseo Casopero, un giovane umanista di Ciro` che, salito a Padova per dedicarsi agli studi giuridici nel 1533, intessé per qualche anno una profonda amicizia con il teologo Giano Lacinio Terapo e con il confratello Cosimo Balsamo, già dottore in teologia, ambedue provenienti da Cirò, mettendo fine così a tante incertezze e distorsioni su di lui nella letteratura precedente. In un secondo momento, a comprova dei nuovi dati, ho reperito una cospicua documentazione d’archivio raccolta negli Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini della prima metà del Cinquecento e da diversi archivi notarili che registrano la presenza a dottorati inteologia di Giano Lacinio  nel 1529 quale baccalaureo, quindi nel 1536, forse già ‘‘magister theologiae’’, infine il 27 agosto 1549 mentre conferisce le insegne a un dottorando, evidentemente quale reggente dello Studio generale del Santo (Padova). I particolari sulla sua biografia e opera sono riportati nel volume recentemente pubblicato da Francesco Vizza dal titolo: Giano Lacinio alchimista francescano del Cinquecento. Con traduzione dell’opera La nuova perla preziosa. Un trattato sul tesoro e sulla pietra più preziosa dei filosofi. Presentazione di Paolo Capitanucci, Laruffa editore, Reggio Calabria 2015. Ai miei cari amici e colleghi uomini di scienza – ha spiegato Vizza- che sorrideranno pensando all’alchimista cirotano impegnato in questo “sciocco intrattenimento”, ricordo che l’alchimia non ha mai fatto parte della cultura ufficiale ma è sempre stata parte integrante del patrimonio culturale e scientifico di ogni uomo veramente erudito. Tra i suoi cultori si possono annoverare santi, imperatori, prelati, papi, teologi, medici, poeti e artigiani. Questa cerchia comprende personaggi come Ruggero Bacone, Newton, Leibnitz e quasi tutti gli uomini di scienza del XIV-XVI secolo, insieme a coloro che tentarono di elaborare una teoria unitaria della natura. L'obiettivo principale degli alchimisti era quello di trasmutare i metalli vili in oro. La trasmutazione dei metalli, da loro inseguita invano per 15 secoli, è stata ottenuta nel 1919 dal grande scienziato Rutherford con la prima reazione nucleare artificiale. Si è compreso che cambiare la natura di un elemento (che nulla hanno a che vedere con gli elementi aristotelici), ovvero operare una trasmutazione, comporta il cambiamento del numero dei protoni che quell’elemento possiede. Questo risultato non può essere ottenuto con mezzi chimici ma con mezzi fisici, mediante l’impiego di una grande quantità di energia. Lo scienziato di oggi dovrebbe quindi riflettere sulla passione e tenacia profusa da questi uomini per amore della conoscenza e rifuggire da sciocchi atteggiamenti liquidatori e superficiali. Così scrive uno dei più grandi storici della scienza: “I sistemi che mettono a confronto l’intelligenza rimangono sostanzialmente invariati nel tempo, anche se assumono forme diverse. Nulla vi è di più distruttivo per la scienza, quanto l’arrogante dogmatismo che disprezza il passato e ammira nient’altro che il presente”.