lunedì 29 maggio 2017

Cirò-Ricco portafoglio trovato e recapitato al proprietario

Cirò-Ricco portafoglio trovato e recapitato al proprietario.  Onestà, gentilezza e accoglienza restano  ancora pilastri fondamentali del carattere dei  cirotani, a dimostrazione un  ultimo  episodio accaduto nei giorni scorsi ad un signore G.G.  nato nella provincia di Varese,  ma originario di Strongoli, il quale si trovava in visita nel centro storico. Dopo una breve pausa  di ristoro, sulle panchine di via Pugliese,  nel sedersi aveva perso il portafoglio contenente soldi in contanti, libretto degli assegni, carta di credito patente e carta identità. In un momento molto transitato del posto, dove più avanti si apprestava la presentazione della lista n.1, alcune signore  G.A.   e R.F.  notando  il grosso portafoglio incustodito, lo hanno preso e consegnato ad un giornalista del posto che stava sopraggiungendo in quel momento.  Lo stesso  ha da subito avvisato la locale stazione dei carabinieri, e nel tentativo di risalire al mittente, ha avuto la fortuna di trovare all’interno del portafoglio una carta telefonica con su scritto un numero. Per fortuna il numero corrispondeva  al disperato proprietario. Nel giro di mezzora il portafoglio è stato riconsegnato al proprietario il quale ha ringraziato le persone che aveva trovato fortunatamente lungo la sua strada, dicendo che Cirò è un paese onesto e di brava gente.  

domenica 21 maggio 2017

Cirò- Ultimo nato in casa Brigante si chiama 0727 ed è un rosso classico Superiore di 14° prodotto dalle sole uve Gaglioppo allevato nei pregiati vitigni del Brigante

Cirò- Ultimo nato in casa  Brigante si chiama 0727 ed è un  rosso classico Superiore di 14°  prodotto dalle sole uve Gaglioppo allevato  nei pregiati vitigni  del Brigante, area collinare incontaminata  ricca di flora autoctona che dona alle uve un intenso profumo di ginestre e di fiori di campo. Fresco e pastoso di un rosso rubino intenso, si presenta  al palato vellutato con sentori di mandorle e legnami di sottobosco, raffinato per sei mesi in botte di Rovere.  Un vero gioiello nato dalla ricerca e dalla selezione messe in campo, da una coppia di giovani imprenditori  che in poco tempo, sta già cavalcando tutto il territorio nazionale , ultimo al vinitaly di Verona dal 9 al 12 aprile scorso. Il nome del vino Cirò è stato egregiamente rappresentato grazie all’eccellenza della gamma dei vini presentati dalle cantine che vi hanno partecipato e grazie al loro lavoro ed impegno hanno portato alto il nome del Cirò Doc in tutto il mondo. La valorizzazione del territorio  attraverso le produzioni tipiche locali come volano dello sviluppo dei territori è l’obiettivo  a cui bisognerebbe tendere. La capacità di valorizzare i prodotti tipici locali rappresenta un elemento decisivo per lo sviluppo endogeno dei sistemi territoriali, in considerazione delle importanti ricadute economiche, sociali e turistiche che esso può produrre. Attraverso la valorizzazione delle tipicità, infatti, la funzione meramente produttiva delle attività agricole viene integrata da nuove e diverse funzioni, tra cui la tutela dell’ambiente e del territorio, la conservazione della cultura e delle tradizioni rurali, creando spazi e luoghi interessati da nuove dinamiche di tipo economico e sociale, anche allo scopo di intercettare e soddisfare nuovi segmenti di consumatori interessati alla fruizione dei prodotti  agricoli nei territori di produzione, al fine di “immergersi” nella cultura dei luoghi e di vivere le esperienze di consumo come occasioni di arricchimento culturale e sociale. E’ questo  il nuovo turismo enogastronomico  che ultimamente sta investendo tutto il territorio cirotano oltre naturalmente il turismo culturale grazie alla presenza sul territorio di ben quattro musei. Dunque ben venga  la realizzazione di nuovi ed interessanti  vini pregiati che vanno ad aggiungersi al già ricco contenitore dei numerosi e  rinomati vini doc cirotani. Ultimo tassello per completare l’iter turistico sarebbe l’ubicazione dell’Enoteca Regionale  presso il maestoso Castello medievale “Carafa” di cui il comune è già proprietario.

Cirò- Ammonta ad un milione di euro il finanziamento complessivo che sarà destinato a Cirò, una volta finanziato il progetto più ampio presentato insieme ai Comuni di Crucoli (capofila), Umbriatico e Melissa.

Cirò- Ammonta ad un milione di euro il finanziamento complessivo che sarà destinato a Cirò, una volta finanziato il progetto più ampio presentato insieme ai Comuni di Crucoli (capofila), Umbriatico e Melissa. Sarà un cantiere aperto nell’antico borgo grazie a progetti per un milione di euro, Cirò punta sul centro storico. Recupero degli immobili e delle aree di proprietà comunali. Istallazione della banda larga per servire tutto il centro abitato con il wi-fi e di un impianto di video sorveglianza. Riqualificazione del borgo antico e delle zone Croce Carone Vallo e Santa Venere. Recupero degli immobili e delle aree di proprietà comunali. Aumento delle postazioni dotate di strumentazioni tecnologiche nell’URP e nell’ufficio tributi comunale. Recupero del sentiero che porta all’antica fontana di San Nicodemo. Sono, questi, soltanto alcuni dei diversi interventi previsti dal Piano di sviluppo Comunale (PSC) nel quadro del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) della Calabria 2014-2020 – Misura 7.1.1 Annualità 2016 discusso nel  Consiglio Comunale convocato dal Sindaco Mario Caruso mercoledì scorso. Il Piano Strutturale Comunale, da presentare alla Regione Calabria entro lunedì 24 aprile dai comuni con meno di 5 mila abitanti, doveva contenere una serie di progetti volti a valorizzare le caratteristiche dei comuni. Ed in perfetta coerenza con quanto già avviato e realizzato in questi dieci anni, l’Esecutivo Caruso ha confermato la sua attenzione strategica al centro storico, all’enogastronomia, al marketing territoriale insieme alla valorizzazione ambientale della costa. 

Cirò- E’ il comune più trasparente della provincia: si è classificata al primo posto del Premio “TrasparEnte”

Cirò- E’ il  comune più trasparente della provincia: si è classificata al primo posto del Premio “TrasparEnte”, giunto alla decima edizione. Per il sindaco uscente Mario  caruso: conferma buon governo di questi anni, giunge dopo 5 premi come comune innovatore. Dunque  Cirò è il Comune più trasparente dell’intera provincia di Crotone. L’Amministrazione Comunale si è classificata al primo posto del Premio TrasparEnte, giunto alla decima edizione. A darne notizia, sottolineando soddisfazione ed orgoglio per l’impegno ed i lavoro portato avanti dalla Giunta e da tutta la macchina comunale è il Sindaco Mario Caruso che ritirerà il premio venerdì 19 maggio al T HOTEL di Lamezia Terme, alle ore 9.30. Dopo aver conseguito per cinque volte consecutive il premio Comune INNOVATORE
 – aggiunge il Primo Cittadino – si tratta di un ulteriore ed importante riconoscimento che continuiamo a condividere con la comunità e che – conclude Caruso – conferma il metodo del buon governo della cosa pubblica al quale in questi anni abbiamo ispirato tutta l’azione amministrativa. Istituito da ASMENET nel 2008, il Premio TrasparEnte viene attribuito alle amministrazioni comunali che hanno messo on-line, a disposizione di cittadini gli atti e i documenti.


Giuseppe De Fine

Cirò- Concluse le celebrazioni in onore di San Francesco di Paola compatrono di Cirò

Cirò- Concluse le celebrazioni in onore di San Francesco di Paola compatrono di Cirò che in un documento così viene riportato l’evento:” Facciamo noto che nel giorno 6 Giugno 1634, regnante il duca di Medina, Vice Re Spagnuolo, nel venerabile Convento di S. Francesco di Paola in Cirò, dinanzi a noi personalmente costituiti Sig. Francesco Matalone Sindaco, Sigg.. Giuseppe Leonardo De Giovanni, Girolamo Tegano, Giuseppe Andrea La Rocca eletti, tutti di Cirò, il Rev.do Padre Francesco De Calopezzato dell'Ordine dei Minori di S. Francesco di Paola, ed in presenza ancora dei Superiori del venerabile Convento fu proposto in pubblica riunione che si accettasse a Patrono e Protettore della nostra Cirò il glorioso S. Francesco di Paola, affinchè intercedesse presso l'Altissimo e la Vergine Maria, e chiedesse tutte quelle grazie a noi necessarie in tutti i bisogni della vita”. Si è tenuto in  Chiesa di S .Maria Plateis  lo spettacolo teatrale “ Il navigare di San Francesco di Paola con la regia e i costumi di William Gatto.  Mentre domenica si è conclusa l’originale cerimonia suggestiva che ha ripreso ufficialmente il rito descritto nell’antico atto religioso con la partecipazione straordinaria  dei templari all’Accademia Templare San Francesco d’Assisi di Cirò Marina. Ognuno, così come indicato nel documento del 1634, hanno portato un cero di 250 grammi, per un totale di 6 cere votive, accesi con il cero Pasquale e nel momento dell’offertorio, davanti alla statua, hanno recitato una preghiera. È questo, l'incipit dell’atto notarile a nome di “Notar Luigi Nasca risalente al 1634 e ritrovato nei mesi scorsi nell’Archivio di Stato di Catanzaro, contenente la proposta da parte dell’allora Sindaco di Cirò di istituzionalizzare San Francesco di Paola quale Patrono di Cirò. A leggerlo è stato il Sindaco Mario Caruso aprendo la due giorni dedicata alla valorizzazione del Santo –“Cirò e il patto con San Francesco di Paola, a 383 anni dall’atto notarile il quale ha affermato  che-  la comunità si ente orgogliosa di avere San Francesco come Santo compatrono”. Sembra che questa Amministrazione – ha detto l’assessore alla cultura Francesco Mussuto durante il suo intervento – voglia invadere un altro campo, quello religioso, oltre a quello civile. Ma, badate, chi è detentore di storia, di cultura, di tradizioni come Cirò, come si può mettere il tutto "sotto il moggio", come ha detto il Grande Maestro della Storia umana, Gesù Cristo. La luce serve per illuminare, e in questi tempi oscurati dall'indifferenza e dalla superficialità di un mondo che sembra avere smarrito il proprio senso quale luce migliore si può proporre se non quella della speranza e della riproposizione di valori che hanno caratterizzato il nostro passato. Allora, bene ha fatto questa Amministrazione che con lungimiranza ha cercato di valorizzare una tradizione di fede che nel santo Patrono unisce tutta la comunità. L'auspicio – ha concluso – è che questa tradizione possa essere vissuta ogni anno con intensità e crescente entusiasmo da tutta la collettività. Al partecipato convegno S.Francesco di Paola, Santo di Calabria e del mondo, svoltosi nell’auditorium della sala consiliare, dopo Caruso e Mussuto, introdotti e moderati da Gianfranco Solferino storico dell’arte deputazione storia patria per la Calabria, sono intervenuti don Emilio Salatino parroco di Spezzano della Sila su S.Francesco di Paola eremita calabrese e riformatore cattolico e Giuseppe Pisano, storico, che ha relazionato su S.Francesco di Paola e Cristoforo Colombo. Il Direttore dell’Accademia Templare S. Francesco D’Assisi di Cirò Marina, Enzo Valente ha sottolineato, così come emerso in tutti gli interventi, l’impegno dell'Esecutivo Caruso nell'intensa attività, messa in atto in questi anni, di ricostruzione, della memoria storica e di valorizzazione dei marcatori identitari. Aspetto quest'ultimo sul quale si è soffermata la Dirigente dell’Istituto Omnicomprensivo di Cirò, Rita Serafina Anania ricordando come attraverso la promozione ed il management della cultura le nuove generazioni possono e devono costruire qui e adesso occasioni di crescita personale e professionale e lo sviluppo sostenibile e durevole dei prossimi anni.

Giuseppe De Fine

Cirò- Plebiscito per Apollo Aleo al centro servizi. Sabato 20 maggio al Teatro “Filottete” di Cirò, località Cappella, alle ore 20:30, La Compagnia Teatrale Apollo Aleo ha presentato la commedia brillante “Finché c’è la salute”

Cirò- Plebiscito per Apollo Aleo al centro servizi. Sabato 20 maggio al Teatro “Filottete” di Cirò, località Cappella, alle ore 20:30, La Compagnia Teatrale Apollo Aleo ha presentato la commedia brillante “Finché c’è la salute”, già in cartellone nella prima edizione della Rassegna “Teatri d’Autore”, presentata al Teatro Alikia di Cirò Marina, per la stagione teatrale 2016/2017 ,.
Terza commedia della giovane compagnia teatrale, nata nel marzo 2015, dopo “Matrimonio con patrimonio”, grande successo e cavallo di battaglia dell‘Apollo Aleo: il testo ha vinto il primo premio nella sezione Teatro in vernacolo, al concorso Don Vincenzo Barone, a Scalea, e la commedia ha ottenuto il premio FITA al Premio Caccuri 2016, dove si è classificata al secondo posto per i voti ricevuti da pubblico e critica. Inoltre, il 25 febbraio 2017 è stata presentata a Cotronei, per la Rassegna della stagione invernale 2016/2017, ottenendo un grande successo.

Questa commedia in vernacolo, scritta e diretta da Filomena Zungri, mira a presentare, con un taglio particolare e rievocativo, fotogrammi della nostra terra e del nostro recente passato (è ambientata negli anni 70/80), con accento nostalgico, cercando di carpire i segreti più reconditi dei personaggi che nascondono sotto un sostrato di apatia e di nonchalance, una certa sofferenza interiore. La protagonista, Fortunata (Beatrice Murano), ipocondriaca che soffre per l’assenza di un marito emigrato in Svizzera, è madre di tre figli, di cui uno depresso, Guerino (Giuseppe Sammarco), perché innamorato non corrisposto. L’altro, Giustino (Michele Palmieri), sposato con Epifania (Filomena Zungri) e con una figlia, Donatina (Giulia Zucco), lavora e mantiene la famiglia, ma non riceve in cambio alcuna gratitudine. La figlia femmina, Fausta (Annamaria Strumbo), è innamorata di un ragazzo che la madre non accetterà mai, perché il suo sogno è infatti quello di vederla sposata con un dottore, Felice (Gaetano Ierimonte), che magicamente arriva dalla Svizzera, pure lui! E si installa in casa. Intanto arriva anche Adriana (Simona Caparra), la sorella di Fedele, il marito emigrato, sola e ricca, che vorrebbe portare con sé Guerino, a sua volta è concupito da Onorata (Maria Teresa Calzona), una donna misteriosa, che nasconde non pochi segreti. La storia è animata dalla figura di un misterioso “Fantasma”, che semina il terrore tra gli abitanti del paese…
Temi come la follia, la depressione, le noie quotidiane di una famiglia apparentemente “normale” che nasconde segreti e piccole infelicità comuni a ognuno di noi, sebbene trattati in chiave ironica e divertente, mirano ad essere comunque motivo di riflessione. Il tutto viene presentato senza grandi pretese, ma solo per la gioia di condividere qualche ora di piacevole intrattenimento. Insomma un grande successo.


Giuseppe De Fine

Cirò- L’antica Chiesa di San Menna

Cirò- L’antica Chiesa di San Menna sta per essere restaurata grazie ad un  finanziamento di 15 mila euro da parte del comune, intervento che andrà a risanare il tetto ormai ridotto ad un colabrodo, era diventato pericoloso per le continue infiltrazione di acqua piovana. Sita nel rione Valle, fu aperta al culto nel 1724. Sul tetto a capanna si alza una cupola orientaleggiante, in stile bizantino, che contiene la cella campanaria. A1 centro della navata una nicchia ospita la statua di Santa Menna. E’ una delle chiese più antiche di Cirò dove al suo interno, venivano seppelliti i morti. E’ alquanto strano che una chiesa locale possa essere  dedicata ad un Santo egiziano, appunto a San Menna d’Egitto o Mennato, rappresentato  con in mano una croce e sotto i piedi un serpente, in abiti militari. Di lui si dice che era un potente esorcista. Mentre nelle vecchie icone veniva rappresentato con a fianco due cammelli. Si festeggia l'11 Novembre San Menna d'Egitto un culto molto antico che risale al III secolo d.c. È un santo a tratti ancora poco conosciuto ma molto venerato in Egitto. Menna nacque in Egitto nel 285 d.c. giovanissimo si arruolò nella legione romana, scosso dalla violenza e dalla persecuzione abbandonò le armi e si ritirò come eremita nel deserto.
 Un giorno, recatosi presso Cotyaeum, si mescolò, per predicare il Vangelo, in mezzo alla folla raccolta in un anfiteatro, fu arrestato e torturato. Nonostante le violenze, il santo non rinnegò mai la propria fede. Fu decapitato sotto il comando del governatore Pirro. Morì nel 309 d.c. pare che fu seppellito sulle riva del lago Mareotis, a Bumma(Karm Abu-Mina), presso Alessandria. San Menna è particolarmente invocato per ritrovare gli oggetti smarriti. Questo Santo prima dell'anno mille durante le invasioni bizantine, era talmente rinomato da essere considerato il santo dei bizantini ma anche degli Arabi e degli egiziani. Si sostiene che i fedeli posero il sarcofago contenente il suo corpo martoriato sul dorso di un cammello: questo, condotto da un angelo, sarebbe giunto sul luogo scelto dal martire, dove venne edificata anche una basilica. Da qui l’icone che lo rappresenta in mezzo a due cammelli. La tradizione vuole che sulla tomba si verificassero tantissimi miracoli e che così il suo culto, come santo guerriero, si  diffuse in ogni luogo d'Oriente. In suo onore, sulle riva del lago Mareotis, a Bumma (Karm Abu-Mina), presso Alessandria, fu eretto un santuario che ben presto divenne meta di grandi flussi di pellegrinaggi, fino all'invasione araba del VII secolo.  Intorno al luogo di culto fu edificata una città, detta la "Lourdes Paleocristiana", la quale, insieme ad esso, nel XI secolo fu saccheggiata e distrutta dai beduini. Riguardo le reliquie, alcuni studi recenti sostengono che esse furono portate tra molte difficoltà al Cairo, dove sarebbero ancora conservate nella Chiesa a lui dedicata. Tra il 1905 ed il 1908 furono eseguiti degli scavi che riportarono alla luce le rovine  della basilica di Mareotis, del suo monastero e delle sue terme. Vennero inoltre rinvenute delle fiale, le "Ampolle di San Mènas", su cui è riportata l'iscrizione "Ricordo di San Menna": questi piccoli recipienti  erano usati  per prendere l'acqua da un pozzo vicino al reliquiario. 
Altre fiale simili a queste sono state ritrovate persino in Europa e in Asia (alcuni ritengono che servissero anche a contenere l'olio delle lampade che ardevano nel santuario). A testimonianza di quanto San Menna sia venerato in Egitto occorre ricordare che nel 1943 Cristoforo II, patriarca ortodosso d'Alessandria, attribuì proprio a lui il merito della sconfitta delle truppe di Rommel ad El Alamein. Propose così di restaurare le rovine di Mareotis in onore e memoria dei caduti in battaglia. Esiste un altro San Menna eremita  vissuto a Benevento sul monte Taburno ma risale a circa due secoli più tardi.  Cirò è stata sempre meta di Arabi, Turchi e Bizantini, addirittura anche i Normanni veneravano questo Santo, e probabilmente sono stati questi popoli a farci conoscere questo Santo tanto misterioso e  miracoloso che oggi  domina il centro storico cirotano.

Giuseppe De Fine

Cirò- E’ l’attuale vice sindaco, l’avvocato Francesco Paletta il candidato sindaco “di continuità” con le due ultimi amministrazioni alle prossime competizioni comunali dell’11 giugno. E’ quanto e’ emerso nel corso dell’ultimo consiglio comunale, dove lo stesso Paletta ha presentato un progetto regionale in attesa di approvazione riguardante il percorso impervio che porta all’antica fontana di San Nicodemo

Cirò- E’ l’attuale vice sindaco, l’avvocato Francesco Paletta il candidato sindaco “di continuità” con le due ultimi amministrazioni alle prossime competizioni comunali dell’11 giugno. E’ quanto e’ emerso nel corso dell’ultimo consiglio comunale, dove lo stesso Paletta ha presentato un progetto regionale in attesa di approvazione  riguardante il percorso impervio che porta all’antica fontana di San Nicodemo, riscoperta da uno storico locale circa quindici anni fa dietro le preziose indicazioni di molti anziani, e ripulita da fanghi e detriti proprio nei giorni scorsi. Se il progetto venisse approvato da parte della Regione potremmo puntare anche sul turismo religioso e fare di Cirò un paese “calamita”, che possa attirare turisti tutto l’anno, ma prima andrebbe valutato per la giusta importanza che ha avuto nella storia, per questo  occorrerebbero più eventi  e movimenti di massa che vadano nella giusta direzione: itinerari chiesa, luoghi dei miracoli, come la fontana di San Nicodemo ed i campi dove lui da bambino lavorava con suo padre in località “Castedduzzu” e Coppa-Mordace, aree queste che bisognerebbe renderle accessibili per futuri pellegrinaggi. Occorrerebbe una pista che arrivasse direttamente alla fontana per permettere ai fedeli di raggiungere anche in pellegrinaggio i luoghi sacri. Lungo l’attuale pista c’è un vecchio casolare che potrebbe diventare una piccola chiesetta dedicata al santo. Soprattutto durante la festa patronale che si festeggia tra la prima e la seconda  settimana di agosto, l’area  potrebbe essere invasa dal turismo religioso, quando giungono da Mammola tanti fedeli  che insieme al popolo di Cirò   festeggiano l’incontro  religioso tra i due popoli, poiché San Nicodemo è Patrono dei due comuni: Cirò gli ha dati i natali nel 900  a Mammola morì nel 990. 
San Nicodemo dunque patrono delle due città: Cirò e Mammola , nacque da una famiglia umile, il padre Teofano, la madre Panta  Dima, vivevano in un’umile casetta nell’allora villaggio Ypskron, attuale portello, oggi  chiesa del Santo. Sono molti i miracoli a lui attribuiti, specie quando era ragazzino, come la lotta col diavolo, di cui ancora oggi, sulla pietra a cui egli si aggrappò, dietro la sua casa, sono evidenti i segni lasciati dalle sue dita infilati nella pietra, oggi meta di pellegrinaggi. Secondo quanto ancora oggi raccontano gli anziani, pare che San Nicodemo da bambino era solito giocare ad infilare le sue dita e le mani, come pure i piedi, nella dura roccia, mentre questa si lasciava deformare. Molte di queste impronte sono ancora oggi visibili sulla pietra dietro l’altare, luogo di continui pellegrinaggi da parte di fedeli, che ogni anno, da tutto il mondo, specie dall’Australia e America, dove si trovano numerosi Mammolesi, giungono a Cirò a visitare i sacri posti dove il Santo nacque e visse da bambino, prima di partire per Mammola. Ancora oggi gli anziani raccontano il miracolo del vino e dell’acqua avvenuto in zona Mordace-Castedduzzo-Coppa, dove il padre si recava a lavorare nei campi. Proprio in questa zona  qualche anno fa un amatore di storia locale, grazie a molte indicazioni avute dagli anziani, è riuscito, dopo mesi di ricerca a trovare l’esatta posizione della fontana, dalla cui pietra, grande come il dorso di un elefante, attraverso  tre fori praticati con le dita del Santo, ancora oggi sgorga  acqua; mentre ai piedi della collinetta dove il padre era solito lavorare , si trova quasi nascosta dalla vegetazione e da cumuli di frana, una grotta dove il Santo si ritirava in preghiera. E ancora si racconta, che riuscì  a catturare un cinghiale con un filo d’erba, che portò alla sua famiglia come pranzo per la cerimonia di matrimonio della sorella. Si racconta inoltre che, mentre era in viaggio, lontano da Cirò, per ritirarsi in preghiera, incontrò un venditore di brocche con il suo asinello, al quale  gli chiese se poteva avere una ciotola  per potersi cuocere la ghianda, cibo prediletto di San Nicodemo. Il venditore  glielo negò dicendo che se i maiali la mangiavano cruda, perché egli la doveva cuocere? E così andò via , ma fatto pochi passi , ruzzolò da un dirupo, di tutto il carico che trasportava sull’asinello, si salvò solo la ciotola  che il Santo gli aveva chiesto. Così preso da rimorsi, il venditore tornò indietro e donò la ciotola superstite al Santo, chiedendogli scusa. Raggiunto la sua maturità, San Nicodemo, si vide costretto a lasciare il paese, in quanto le sue “stranezze”, lo rendevano ridicolo agli occhi del popolo, e se ne andò amareggiato a tal punto che fermatosi a metà cammino, nei pressi di Gerace, egli disse:”Sentu vuci e cirotano, mi mpesu e vajiu avanti”(sento voci di cirotani, mi alzo e riprendo il cammino), tanta era la paura di incontrarli. Arrivò a Mammola sul monte Zappino, dove vi rimane fino alla sua morte avvenuta nel 990. Il corpo fu trovato invaso dalle formiche, le quali però non attaccarono la sola lingua, che tanto aveva saputo annunciare e consolare specie gli afflitti e deboli, attraverso le sue parole. Qui lo veneravano così tanto da divenire il protettore  della città. Per questo gli anziani ancora oggi dicono che San Nicodemo è il protettore degli stranieri e non del suo popolo di Cirò che lo ha deriso fino a farlo scappare. Un tempo  le case adiacenti alla chiesa era una unica casa dove all’interno, l’attuale altare maggiore, era proprio la piccola dimora della famiglia del Santo. Si racconta che egli andò in sogno al proprietario della casa raccomandandogli di lasciare la casa perché li doveva nascere una chiesa a lui dedicato, ma l’anziano signore non volle credere al sogno, e dopo l’ennesima volta che sognò il Santo, gli morì l’asinello, solo allora l’anziano contadino decise di lasciare la casa divenendo in futuro chiesa omonima, oggi meta di molti pellegrini.  Ben venga dunque l’intenzione da parte del popolo di riappropriarsi di questa grande figura storico religiosa, ma anche l’attesa benedizione che manca da quando scappò da Cirò. Bisognerebbe ripristinare anche la vera figura del Santo, come è rappresentato nelle antiche icone con l’abito basiliare. Speriamo che questo progetto  possa ricollocare San Nicodemo al posto che gli spetta, nei cuori dei cirotani.

Cirò- Nuovo singolo per il cantante neomelodico di Cirò Raffaele Oliverio,

Cirò- Nuovo singolo per il cantante  neomelodico di Cirò Raffaele Oliverio, che con la sua “Nun  ta nnamurà” ha conquistato il pubblico di You Tube facendo registrare in poche ore circa 1000 visualizzazioni. Nonostante la sua giovane età, Raffaele Oliverio, è al suo quinto  brano, è un giovane talento che canta in napoletano le sue gioie i suoi amori la sua esperienza  di vita, ed è molto seguito specie dai giovani. Lo vedremo  ospite il prossimo 9 maggio  in occasione della festa  patronale di Cirò Marina,  dedicato a San Cataldo, insieme  ad un altro cantante  neomelodico Beppe Nigro. L’evento si terrà alle ore 22.30 in Piazza Diaz, serata organizzata dal cantante  Franco Malena dal titolo: “Cantiamo tutti insieme per San Cataldo “. L’ultima fatica di Raffaele: “Nun  ta nnamurà” è il suo quinto brano, tra i giovani locali, sta già diventando un tormentone.  Cantare in napoletano  a volte diventa un’esigenza per esternare un sentimento molto profondo qual è l’amore, arriva prima ed è diretto. Tanti sono stati e sono ancora oggi gli artisti  di questo importante filone a cui appartiene il giovane Oliverio, possiamo partire dal famoso re della musica napoletana Claudio Merola,  Nino D’Angelo, passare per il cantante neomelodico Tony Colombo fino ad arrivare al rap napoletano Rocco Hunt. 
 Si spera che la strada intrapresa lo possa proiettare in vetta alle classifiche.

Giuseppe De Fine

Cirò- La riforma Agraria in Calabria diventa una tesi di laurea.

Cirò- La riforma Agraria in Calabria diventa una tesi di laurea.
Una tesi incentrata sulla Riforma Agraria calabrese, dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale fino agli anni del boom economico, è il risultato dello straordinario lavoro sul quale ha concentrato i suoi studi di fine corso,  il neo dottore in Scienze Politiche, Pasquale Iuzzolini.
Mosso dalla grande passione familiare per l’agricoltura, Pasquale Iuzzolini, che è imprenditore agricolo nonché agrotecnico, si è addentrato in una impegnativa ricerca documentale e storica spulciando tra gli antichi archivi dell’ex Opera Sila, oggi ARSAC e  riuscendo a ricostruire, in maniera organica,  le tappe che hanno portato a quella che è stata la piu’ grande Riforma Fondiaria che la storia della Calabria  e del Meridione d’Italia ricordi.
Finita la guerra con il ritorno dei combattenti, la fine delle grandi opere pubbliche e il ridimensionamento drastico delle attività boschive, divenne drammatico il secolare problema dell'occupazione.
Iniziarono le lotte dei braccianti, dei mezzadri e dei contadini che spinti dalla fame arrivarono ad occupare molti terreni dei latifondisti. Le rivendicazioni, fortissime in Sila e nel Marchesato, culminarono, nel 1949, con l'eccidio di Melissa ad opera della celere del ministro dell'Interno Scelba.
Dopo i fatti di Melissa, precisamente nel maggio 1950, venne promulgata la legge della Riforma Agraria. La Riforma prevedeva l'esproprio di migliaia di ettari di terreno da distribuire gratuitamente ai braccianti agricoli privi di fondi e di mezzi finanziari.  Il 4 maggio 1950 venne quindi approvata la "legge Sila", destinata alla Calabria, ed in particolare ad una parte dell'altipiano calabro e del litorale jonico.
Riportare alla memoria la Riforma Agraria attraverso l’analisi e la ricerca documentale non è compito facile, perché molte sono le luci ma anche le ombre che si alternano sull’argomento.
Alcuni documenti originali ritrovati da Iuzzolini, in seguito alle sue appassionate ricerche sotto l’egida del Chiarissimo Prof. Silvio Berardi, sono gelosamente conservati nella sua biblioteca personale, all’interno della quale, Pasquale, ama trascorrere le ore vespertine, dedicandosi alla lettura ed alla ricerca, ma non prima di aver guidato con successo l’omonima azienda agricola ed enologica di famiglia.
Questo immane lavoro di ricomposizione, sebbene entro i limiti imposti da una tesi di laurea, merita indubbia considerazione ma anche un approfondimento da parte di chi non conosce a fondo la storia contadina e le condizioni socio – culturali che hanno  segnato le vite dei nostri nonni, culminando in una rivoluzione  di portata epocale.  Al neo – dottore Pasquale Iuzzolini giungano le congratulazioni della redazione.


Giuseppe De Fine