Cirò-Ricco portafoglio trovato e recapitato al
proprietario. Onestà, gentilezza e accoglienza restano ancora pilastri fondamentali del carattere
dei cirotani, a dimostrazione
un ultimo episodio accaduto nei giorni scorsi ad un
signore G.G. nato nella provincia di
Varese, ma originario di Strongoli, il
quale si trovava in visita nel centro storico. Dopo una breve pausa di ristoro, sulle panchine di via Pugliese, nel sedersi aveva perso il portafoglio contenente soldi in contanti, libretto degli
assegni, carta di credito patente e carta identità. In un momento molto
transitato del posto, dove più avanti si apprestava la presentazione della
lista n.1, alcune signore G.A. e R.F.
notando il grosso portafoglio
incustodito, lo hanno preso e consegnato ad un giornalista del posto che stava
sopraggiungendo in quel momento. Lo
stesso ha da subito avvisato la locale
stazione dei carabinieri, e nel tentativo di risalire al mittente, ha avuto la
fortuna di trovare all’interno del portafoglio una carta telefonica con su
scritto un numero. Per fortuna il numero corrispondeva al disperato proprietario. Nel giro di
mezzora il portafoglio è stato riconsegnato al proprietario il quale ha
ringraziato le persone che aveva trovato fortunatamente lungo la sua strada,
dicendo che Cirò è un paese onesto e di
brava gente.
lunedì 29 maggio 2017
domenica 21 maggio 2017
Cirò- Ultimo nato in casa Brigante si chiama 0727 ed è un rosso classico Superiore di 14° prodotto dalle sole uve Gaglioppo allevato nei pregiati vitigni del Brigante
Cirò- Ultimo nato in casa Brigante si chiama 0727 ed è un rosso classico Superiore di 14° prodotto dalle sole uve Gaglioppo
allevato nei pregiati vitigni del Brigante, area collinare
incontaminata ricca di flora autoctona
che dona alle uve un intenso profumo di ginestre e di fiori di campo. Fresco e
pastoso di un rosso rubino intenso, si presenta
al palato vellutato con sentori di mandorle e legnami di sottobosco,
raffinato per sei mesi in botte di Rovere. Un vero gioiello nato dalla ricerca e dalla
selezione messe in campo, da una coppia di giovani imprenditori che in poco tempo, sta già cavalcando tutto il
territorio nazionale , ultimo al vinitaly di Verona dal 9 al 12 aprile scorso. Il nome del vino Cirò è
stato egregiamente rappresentato grazie all’eccellenza della gamma dei vini
presentati dalle cantine che vi hanno partecipato e grazie al loro lavoro ed
impegno hanno portato alto il nome del Cirò Doc in tutto il mondo. La valorizzazione del territorio attraverso le produzioni tipiche locali come
volano dello sviluppo dei territori è l’obiettivo a cui bisognerebbe tendere. La capacità
di valorizzare i prodotti tipici locali rappresenta un elemento decisivo per lo
sviluppo endogeno dei sistemi territoriali, in considerazione delle importanti
ricadute economiche, sociali e turistiche che esso può produrre. Attraverso la
valorizzazione delle tipicità, infatti, la funzione meramente produttiva delle
attività agricole viene integrata da nuove e diverse funzioni, tra cui la
tutela dell’ambiente e del territorio, la conservazione della cultura e delle
tradizioni rurali, creando spazi e luoghi interessati da nuove dinamiche di
tipo economico e sociale, anche allo scopo di intercettare e soddisfare nuovi
segmenti di consumatori interessati alla fruizione dei prodotti agricoli nei territori di produzione, al fine
di “immergersi” nella cultura dei luoghi e di vivere le esperienze di consumo
come occasioni di arricchimento culturale e sociale. E’ questo il nuovo turismo enogastronomico che ultimamente sta investendo tutto il
territorio cirotano oltre naturalmente il turismo culturale grazie alla
presenza sul territorio di ben quattro musei. Dunque ben venga la realizzazione di nuovi ed interessanti vini pregiati che vanno ad aggiungersi al già
ricco contenitore dei numerosi e
rinomati vini doc cirotani. Ultimo tassello per completare l’iter
turistico sarebbe l’ubicazione dell’Enoteca Regionale presso il maestoso Castello medievale
“Carafa” di cui il comune è già proprietario.
Cirò- Ammonta ad un milione di euro il finanziamento complessivo che sarà destinato a Cirò, una volta finanziato il progetto più ampio presentato insieme ai Comuni di Crucoli (capofila), Umbriatico e Melissa.
Cirò- Ammonta
ad un milione di euro il finanziamento complessivo che sarà destinato a Cirò,
una volta finanziato il progetto più ampio presentato insieme ai Comuni di
Crucoli (capofila), Umbriatico e Melissa. Sarà un cantiere aperto
nell’antico borgo grazie a progetti per un milione di euro, Cirò punta sul
centro storico. Recupero degli immobili e delle aree di proprietà comunali.
Istallazione della banda larga per servire tutto il centro abitato con il wi-fi
e di un impianto di video sorveglianza. Riqualificazione del borgo antico e
delle zone Croce Carone Vallo e Santa Venere. Recupero degli immobili e delle
aree di proprietà comunali. Aumento delle postazioni dotate di strumentazioni
tecnologiche nell’URP e nell’ufficio tributi comunale. Recupero del sentiero
che porta all’antica fontana di San Nicodemo. Sono, questi, soltanto alcuni dei
diversi interventi previsti dal Piano di sviluppo Comunale (PSC) nel quadro del
Piano di Sviluppo Rurale (PSR) della Calabria 2014-2020 – Misura 7.1.1
Annualità 2016 discusso nel Consiglio
Comunale convocato dal Sindaco Mario Caruso mercoledì scorso. Il Piano
Strutturale Comunale, da presentare alla Regione Calabria entro lunedì 24
aprile dai comuni con meno di 5 mila abitanti, doveva contenere una serie di
progetti volti a valorizzare le caratteristiche dei comuni. Ed in perfetta
coerenza con quanto già avviato e realizzato in questi dieci anni, l’Esecutivo
Caruso ha confermato la sua attenzione strategica al centro storico,
all’enogastronomia, al marketing territoriale insieme alla valorizzazione
ambientale della costa.
Cirò- E’ il comune più trasparente della provincia: si è classificata al primo posto del Premio “TrasparEnte”
Cirò- E’
il comune più trasparente della
provincia: si è classificata al primo
posto del Premio “TrasparEnte”, giunto alla decima edizione. Per il sindaco
uscente Mario caruso: conferma buon
governo di questi anni, giunge dopo 5 premi come comune innovatore. Dunque Cirò
è il Comune più trasparente dell’intera provincia di Crotone. L’Amministrazione
Comunale si è classificata al primo posto del Premio TrasparEnte, giunto alla
decima edizione. A darne notizia, sottolineando soddisfazione ed orgoglio per
l’impegno ed i lavoro portato avanti dalla Giunta e da tutta la macchina
comunale è il Sindaco Mario Caruso che ritirerà il
premio venerdì 19 maggio al T HOTEL di Lamezia Terme,
alle ore 9.30. Dopo aver conseguito per cinque volte consecutive il
premio Comune INNOVATORE
– aggiunge il Primo Cittadino – si tratta di un ulteriore ed importante riconoscimento che continuiamo a condividere con la comunità e che – conclude Caruso – conferma il metodo del buon governo della cosa pubblica al quale in questi anni abbiamo ispirato tutta l’azione amministrativa. Istituito da ASMENET nel 2008, il Premio TrasparEnte viene attribuito alle amministrazioni comunali che hanno messo on-line, a disposizione di cittadini gli atti e i documenti.
– aggiunge il Primo Cittadino – si tratta di un ulteriore ed importante riconoscimento che continuiamo a condividere con la comunità e che – conclude Caruso – conferma il metodo del buon governo della cosa pubblica al quale in questi anni abbiamo ispirato tutta l’azione amministrativa. Istituito da ASMENET nel 2008, il Premio TrasparEnte viene attribuito alle amministrazioni comunali che hanno messo on-line, a disposizione di cittadini gli atti e i documenti.
Giuseppe De Fine
Cirò- Concluse le celebrazioni in onore di San Francesco di Paola compatrono di Cirò
Cirò- Concluse le celebrazioni in onore di San
Francesco di Paola compatrono di Cirò che in un documento così viene riportato
l’evento:” Facciamo noto che nel giorno 6 Giugno 1634, regnante il duca di
Medina, Vice Re Spagnuolo, nel venerabile Convento di S. Francesco di Paola in
Cirò, dinanzi a noi personalmente costituiti Sig. Francesco Matalone Sindaco,
Sigg.. Giuseppe Leonardo De Giovanni, Girolamo Tegano, Giuseppe Andrea La Rocca
eletti, tutti di Cirò, il Rev.do Padre Francesco De Calopezzato dell'Ordine dei
Minori di S. Francesco di Paola, ed in presenza ancora dei Superiori del
venerabile Convento fu proposto in pubblica riunione che si accettasse a
Patrono e Protettore della nostra Cirò il glorioso S. Francesco di Paola,
affinchè intercedesse presso l'Altissimo e la Vergine Maria, e chiedesse tutte
quelle grazie a noi necessarie in tutti i bisogni della vita”. Si è tenuto in Chiesa di S .Maria Plateis lo spettacolo teatrale “ Il navigare di San Francesco
di Paola con la regia e i costumi di William Gatto. Mentre domenica si è conclusa l’originale
cerimonia suggestiva che ha ripreso ufficialmente il rito descritto nell’antico
atto religioso con la partecipazione straordinaria dei templari all’Accademia Templare San
Francesco d’Assisi di Cirò Marina. Ognuno, così come indicato nel documento del
1634, hanno portato un cero di 250 grammi, per un totale di 6 cere votive,
accesi con il cero Pasquale e nel momento dell’offertorio, davanti alla statua,
hanno recitato una preghiera. È questo, l'incipit dell’atto notarile a nome di
“Notar Luigi Nasca risalente al 1634 e ritrovato nei mesi scorsi nell’Archivio
di Stato di Catanzaro, contenente la proposta da parte dell’allora Sindaco di
Cirò di istituzionalizzare San Francesco di Paola quale Patrono di Cirò. A leggerlo
è stato il Sindaco Mario Caruso aprendo la due giorni dedicata alla
valorizzazione del Santo –“Cirò e il patto con San Francesco di Paola, a 383 anni
dall’atto notarile il quale ha affermato che- la
comunità si ente orgogliosa di avere San Francesco come Santo compatrono”.
Sembra che questa Amministrazione – ha detto l’assessore alla cultura Francesco
Mussuto durante il suo intervento – voglia invadere un altro campo, quello
religioso, oltre a quello civile. Ma, badate, chi è detentore di storia, di
cultura, di tradizioni come Cirò, come si può mettere il tutto "sotto il
moggio", come ha detto il Grande Maestro della Storia umana, Gesù Cristo.
La luce serve per illuminare, e in questi tempi oscurati dall'indifferenza e
dalla superficialità di un mondo che sembra avere smarrito il proprio senso
quale luce migliore si può proporre se non quella della speranza e della
riproposizione di valori che hanno caratterizzato il nostro passato. Allora,
bene ha fatto questa Amministrazione che con lungimiranza ha cercato di
valorizzare una tradizione di fede che nel santo Patrono unisce tutta la
comunità. L'auspicio – ha concluso – è che questa tradizione possa essere
vissuta ogni anno con intensità e crescente entusiasmo da tutta la
collettività. Al partecipato convegno S.Francesco di Paola, Santo di Calabria e
del mondo, svoltosi nell’auditorium della sala consiliare, dopo Caruso e Mussuto,
introdotti e moderati da Gianfranco Solferino storico dell’arte deputazione
storia patria per la Calabria, sono intervenuti don Emilio Salatino parroco di Spezzano
della Sila su S.Francesco di Paola eremita calabrese e riformatore cattolico e Giuseppe
Pisano, storico, che ha relazionato su S.Francesco di Paola e Cristoforo Colombo.
Il Direttore dell’Accademia Templare S. Francesco D’Assisi di Cirò Marina, Enzo
Valente ha sottolineato, così come emerso in tutti gli interventi, l’impegno
dell'Esecutivo Caruso nell'intensa attività, messa in atto in questi anni, di
ricostruzione, della memoria storica e di valorizzazione dei marcatori
identitari. Aspetto quest'ultimo sul quale si è soffermata la Dirigente
dell’Istituto Omnicomprensivo di Cirò, Rita Serafina Anania ricordando come
attraverso la promozione ed il management della cultura le nuove generazioni
possono e devono costruire qui e adesso occasioni di crescita personale e
professionale e lo sviluppo sostenibile e durevole dei prossimi anni.
Giuseppe De Fine
Cirò- Plebiscito per Apollo Aleo al centro servizi. Sabato 20 maggio al Teatro “Filottete” di Cirò, località Cappella, alle ore 20:30, La Compagnia Teatrale Apollo Aleo ha presentato la commedia brillante “Finché c’è la salute”
Cirò- Plebiscito
per Apollo Aleo al centro servizi. Sabato 20 maggio al Teatro “Filottete” di
Cirò, località Cappella, alle ore 20:30, La Compagnia Teatrale Apollo Aleo ha presentato
la commedia brillante “Finché c’è la salute”, già in cartellone nella prima
edizione della Rassegna “Teatri d’Autore”, presentata al Teatro Alikia di Cirò
Marina, per la stagione teatrale 2016/2017 ,.
Terza commedia della giovane compagnia teatrale, nata nel marzo
2015, dopo “Matrimonio con patrimonio”, grande successo e cavallo di battaglia
dell‘Apollo Aleo: il testo ha vinto il primo
premio nella sezione Teatro in vernacolo, al concorso Don Vincenzo Barone, a
Scalea, e la commedia ha ottenuto il premio FITA al Premio Caccuri 2016,
dove si è classificata al secondo posto per i voti ricevuti da pubblico e
critica. Inoltre, il 25 febbraio 2017 è stata presentata a Cotronei, per
la Rassegna della stagione invernale 2016/2017, ottenendo un grande
successo.
Questa commedia in vernacolo, scritta e diretta da Filomena Zungri, mira a presentare, con un taglio particolare e rievocativo, fotogrammi della nostra terra e del nostro recente passato (è ambientata negli anni 70/80), con accento nostalgico, cercando di carpire i segreti più reconditi dei personaggi che nascondono sotto un sostrato di apatia e di nonchalance, una certa sofferenza interiore. La protagonista, Fortunata (Beatrice Murano), ipocondriaca che soffre per l’assenza di un marito emigrato in Svizzera, è madre di tre figli, di cui uno depresso, Guerino (Giuseppe Sammarco), perché innamorato non corrisposto. L’altro, Giustino (Michele Palmieri), sposato con Epifania (Filomena Zungri) e con una figlia, Donatina (Giulia Zucco), lavora e mantiene la famiglia, ma non riceve in cambio alcuna gratitudine. La figlia femmina, Fausta (Annamaria Strumbo), è innamorata di un ragazzo che la madre non accetterà mai, perché il suo sogno è infatti quello di vederla sposata con un dottore, Felice (Gaetano Ierimonte), che magicamente arriva dalla Svizzera, pure lui! E si installa in casa. Intanto arriva anche Adriana (Simona Caparra), la sorella di Fedele, il marito emigrato, sola e ricca, che vorrebbe portare con sé Guerino, a sua volta è concupito da Onorata (Maria Teresa Calzona), una donna misteriosa, che nasconde non pochi segreti. La storia è animata dalla figura di un misterioso “Fantasma”, che semina il terrore tra gli abitanti del paese…
Temi come la follia, la depressione, le noie quotidiane di una
famiglia apparentemente “normale” che nasconde segreti e piccole infelicità
comuni a ognuno di noi, sebbene trattati in chiave ironica e divertente, mirano
ad essere comunque motivo di riflessione. Il tutto viene presentato senza
grandi pretese, ma solo per la gioia di condividere qualche ora di piacevole
intrattenimento. Insomma un grande successo.
Giuseppe De Fine
Cirò- L’antica Chiesa di San Menna
Cirò- L’antica
Chiesa di San Menna sta per essere restaurata grazie ad un finanziamento di 15 mila euro da parte del
comune, intervento che andrà a risanare il tetto ormai ridotto ad un colabrodo,
era diventato pericoloso per le continue infiltrazione di acqua piovana. Sita
nel rione Valle, fu aperta al culto nel 1724. Sul tetto a capanna si alza una
cupola orientaleggiante, in stile bizantino, che contiene la cella campanaria. A1
centro della navata una nicchia ospita la statua di Santa Menna. E’ una delle
chiese più antiche di Cirò dove al suo interno, venivano seppelliti i morti. E’
alquanto strano che una chiesa locale possa essere dedicata ad un Santo egiziano, appunto a San Menna d’Egitto o Mennato,
rappresentato con in mano una croce e
sotto i piedi un serpente, in abiti militari. Di lui si dice che era un potente
esorcista. Mentre nelle vecchie icone veniva rappresentato con a fianco due
cammelli. Si festeggia l'11 Novembre San Menna d'Egitto un culto molto antico che
risale al III secolo d.c. È un santo a tratti ancora poco conosciuto ma molto
venerato in Egitto. Menna nacque in Egitto nel 285 d.c. giovanissimo si arruolò
nella legione romana, scosso dalla violenza e dalla persecuzione abbandonò le
armi e si ritirò come eremita nel deserto.
Un giorno, recatosi presso Cotyaeum,
si mescolò, per predicare il Vangelo, in mezzo alla folla raccolta in un
anfiteatro, fu arrestato e torturato. Nonostante le violenze, il santo non
rinnegò mai la propria fede. Fu decapitato sotto il comando del governatore Pirro.
Morì nel 309 d.c. pare che fu seppellito sulle riva del lago Mareotis, a
Bumma(Karm Abu-Mina), presso Alessandria. San
Menna è particolarmente invocato per ritrovare gli oggetti smarriti. Questo
Santo prima dell'anno mille durante le invasioni bizantine, era talmente
rinomato da essere considerato il santo dei bizantini ma anche degli Arabi e
degli egiziani. Si sostiene che i fedeli posero il sarcofago contenente il suo
corpo martoriato sul dorso di un cammello: questo, condotto da un angelo,
sarebbe giunto sul luogo scelto dal martire, dove venne edificata anche una
basilica. Da qui l’icone che lo rappresenta in mezzo a due cammelli. La
tradizione vuole che sulla tomba si verificassero tantissimi miracoli e che
così il suo culto, come santo guerriero, si diffuse in ogni luogo
d'Oriente. In suo onore, sulle riva del lago Mareotis, a Bumma (Karm Abu-Mina),
presso Alessandria, fu eretto un santuario che ben presto divenne meta di
grandi flussi di pellegrinaggi, fino all'invasione araba del VII secolo.
Intorno al luogo di culto fu edificata una città, detta la "Lourdes
Paleocristiana", la quale, insieme ad esso, nel XI secolo fu saccheggiata
e distrutta dai beduini. Riguardo le reliquie, alcuni studi recenti sostengono
che esse furono portate tra molte difficoltà al Cairo, dove sarebbero ancora
conservate nella Chiesa a lui dedicata. Tra il 1905 ed il 1908 furono eseguiti
degli scavi che riportarono alla luce le rovine della basilica di
Mareotis, del suo monastero e delle sue terme. Vennero inoltre rinvenute delle
fiale, le "Ampolle di San Mènas", su cui è riportata
l'iscrizione "Ricordo di San Menna": questi piccoli recipienti
erano usati per prendere l'acqua da un pozzo vicino al reliquiario.
Altre
fiale simili a queste sono state ritrovate persino in Europa e in Asia (alcuni
ritengono che servissero anche a contenere l'olio delle lampade che ardevano
nel santuario). A testimonianza di quanto San Menna sia venerato in Egitto
occorre ricordare che nel 1943 Cristoforo II, patriarca ortodosso
d'Alessandria, attribuì proprio a lui il merito della sconfitta delle truppe di
Rommel ad El Alamein. Propose così di restaurare le rovine di Mareotis in onore
e memoria dei caduti in battaglia. Esiste un altro San Menna eremita vissuto a Benevento sul monte Taburno ma
risale a circa due secoli più tardi. Cirò è stata sempre meta di Arabi, Turchi e
Bizantini, addirittura anche i Normanni veneravano questo Santo, e probabilmente sono stati questi popoli a
farci conoscere questo Santo tanto misterioso e
miracoloso che oggi domina il
centro storico cirotano.
Giuseppe De Fine
Cirò- E’ l’attuale vice sindaco, l’avvocato Francesco Paletta il candidato sindaco “di continuità” con le due ultimi amministrazioni alle prossime competizioni comunali dell’11 giugno. E’ quanto e’ emerso nel corso dell’ultimo consiglio comunale, dove lo stesso Paletta ha presentato un progetto regionale in attesa di approvazione riguardante il percorso impervio che porta all’antica fontana di San Nicodemo
Cirò- E’ l’attuale vice sindaco, l’avvocato
Francesco Paletta il candidato sindaco “di continuità” con le due ultimi
amministrazioni alle prossime competizioni comunali dell’11 giugno. E’ quanto
e’ emerso nel corso dell’ultimo consiglio comunale, dove lo stesso Paletta ha presentato un progetto regionale in attesa di
approvazione riguardante il percorso
impervio che porta all’antica fontana di San Nicodemo, riscoperta da uno
storico locale circa quindici anni fa dietro le preziose indicazioni di molti
anziani, e ripulita da fanghi e detriti proprio nei giorni scorsi. Se il
progetto venisse approvato da parte della Regione potremmo puntare anche sul
turismo religioso e fare di Cirò un paese “calamita”, che possa attirare
turisti tutto l’anno, ma prima andrebbe valutato per la giusta importanza che
ha avuto nella storia, per questo occorrerebbero più
eventi e movimenti di massa che vadano nella giusta direzione:
itinerari chiesa, luoghi dei miracoli, come la fontana di San Nicodemo ed i
campi dove lui da bambino lavorava con suo padre in località “Castedduzzu” e
Coppa-Mordace, aree queste che bisognerebbe renderle accessibili per futuri
pellegrinaggi. Occorrerebbe una pista che arrivasse direttamente alla
fontana per permettere ai fedeli di raggiungere anche in pellegrinaggio i
luoghi sacri. Lungo l’attuale pista c’è un vecchio casolare che potrebbe
diventare una piccola chiesetta dedicata al santo. Soprattutto durante la festa
patronale che si festeggia tra la prima e la seconda settimana
di agosto, l’area potrebbe essere invasa
dal turismo religioso, quando giungono da Mammola tanti
fedeli che insieme al popolo di Cirò festeggiano
l’incontro religioso tra i due popoli, poiché San Nicodemo è Patrono
dei due comuni: Cirò gli ha dati i natali nel 900 a Mammola morì nel 990.
San Nicodemo dunque
patrono delle due città: Cirò e Mammola , nacque da una famiglia umile, il
padre Teofano, la madre Panta Dima, vivevano in un’umile casetta
nell’allora villaggio Ypskron, attuale portello, oggi chiesa del
Santo. Sono molti i miracoli a lui attribuiti, specie quando era
ragazzino, come la lotta col diavolo, di cui ancora oggi, sulla pietra a cui
egli si aggrappò, dietro la sua casa, sono evidenti i segni lasciati dalle sue
dita infilati nella pietra, oggi meta di pellegrinaggi. Secondo quanto ancora
oggi raccontano gli anziani, pare che San Nicodemo da bambino era solito
giocare ad infilare le sue dita e le mani, come pure i piedi, nella dura
roccia, mentre questa si lasciava deformare. Molte di queste impronte sono ancora
oggi visibili sulla pietra dietro l’altare, luogo di continui pellegrinaggi da
parte di fedeli, che ogni anno, da tutto il mondo, specie dall’Australia e
America, dove si trovano numerosi Mammolesi, giungono a Cirò a visitare i sacri
posti dove il Santo nacque e visse da bambino, prima di partire per Mammola.
Ancora oggi gli anziani raccontano il miracolo del vino e dell’acqua avvenuto
in zona Mordace-Castedduzzo-Coppa, dove il padre si recava a lavorare nei campi.
Proprio in questa zona qualche anno fa
un amatore di storia locale, grazie a molte indicazioni avute dagli anziani, è
riuscito, dopo mesi di ricerca a trovare l’esatta posizione della fontana,
dalla cui pietra, grande come il dorso di un elefante,
attraverso tre fori praticati con le dita del Santo, ancora oggi
sgorga acqua; mentre ai piedi della collinetta dove il padre era
solito lavorare , si trova quasi nascosta dalla vegetazione e da cumuli di
frana, una grotta dove il Santo si ritirava in preghiera. E ancora si racconta,
che riuscì a catturare un cinghiale con un filo d’erba, che portò
alla sua famiglia come pranzo per la cerimonia di matrimonio della sorella. Si
racconta inoltre che, mentre era in viaggio, lontano da Cirò, per ritirarsi in
preghiera, incontrò un venditore di brocche con il suo asinello, al
quale gli chiese se poteva avere una ciotola per potersi
cuocere la ghianda, cibo prediletto di San Nicodemo. Il
venditore glielo negò dicendo che se i maiali la mangiavano cruda,
perché egli la doveva cuocere? E così andò via , ma fatto pochi passi , ruzzolò
da un dirupo, di tutto il carico che trasportava sull’asinello, si salvò solo
la ciotola che il Santo gli aveva chiesto. Così preso da rimorsi, il
venditore tornò indietro e donò la ciotola superstite al Santo, chiedendogli
scusa. Raggiunto la sua maturità, San Nicodemo, si vide costretto a lasciare il
paese, in quanto le sue “stranezze”, lo rendevano ridicolo agli occhi del
popolo, e se ne andò amareggiato a tal punto che fermatosi a metà cammino, nei
pressi di Gerace, egli disse:”Sentu vuci e cirotano, mi mpesu e vajiu
avanti”(sento voci di cirotani, mi alzo e riprendo il cammino), tanta era la
paura di incontrarli. Arrivò a Mammola sul monte Zappino, dove vi rimane fino
alla sua morte avvenuta nel 990. Il corpo fu trovato invaso dalle formiche, le
quali però non attaccarono la sola lingua, che tanto aveva saputo annunciare e
consolare specie gli afflitti e deboli, attraverso le sue parole. Qui lo
veneravano così tanto da divenire il protettore della città. Per questo
gli anziani ancora oggi dicono che San Nicodemo è il protettore degli stranieri
e non del suo popolo di Cirò che lo ha deriso fino a farlo scappare. Un
tempo le case adiacenti alla chiesa era una unica casa dove
all’interno, l’attuale altare maggiore, era proprio la piccola dimora della
famiglia del Santo. Si racconta che egli andò in sogno al proprietario della
casa raccomandandogli di lasciare la casa perché li doveva nascere una chiesa a
lui dedicato, ma l’anziano signore non volle credere al sogno, e dopo l’ennesima
volta che sognò il Santo, gli morì l’asinello, solo allora l’anziano contadino
decise di lasciare la casa divenendo in futuro chiesa omonima, oggi meta di
molti pellegrini. Ben venga dunque l’intenzione da parte del
popolo di riappropriarsi di questa grande figura storico religiosa, ma anche
l’attesa benedizione che manca da quando scappò da Cirò. Bisognerebbe ripristinare anche la vera figura del Santo, come è
rappresentato nelle antiche icone con l’abito basiliare. Speriamo che questo
progetto possa ricollocare San Nicodemo
al posto che gli spetta, nei cuori dei cirotani.
Cirò- Nuovo singolo per il cantante neomelodico di Cirò Raffaele Oliverio,
Cirò- Nuovo
singolo per il cantante neomelodico di
Cirò Raffaele Oliverio, che con la sua “Nun
ta nnamurà” ha conquistato il pubblico di You Tube facendo registrare in
poche ore circa 1000 visualizzazioni. Nonostante la sua giovane età, Raffaele
Oliverio, è al suo quinto brano, è un
giovane talento che canta in napoletano le sue gioie i suoi amori la sua
esperienza di vita, ed è molto seguito
specie dai giovani. Lo vedremo ospite il
prossimo 9 maggio in occasione della
festa patronale di Cirò Marina, dedicato a San Cataldo, insieme ad un altro cantante neomelodico Beppe Nigro. L’evento si terrà alle
ore 22.30 in Piazza Diaz, serata organizzata dal cantante Franco Malena dal titolo: “Cantiamo tutti
insieme per San Cataldo “. L’ultima fatica di Raffaele: “Nun ta nnamurà” è il suo quinto brano, tra i
giovani locali, sta già diventando un tormentone. Cantare in napoletano a volte diventa un’esigenza per esternare un
sentimento molto profondo qual è l’amore, arriva prima ed è diretto. Tanti sono
stati e sono ancora oggi gli artisti di
questo importante filone a cui appartiene il giovane Oliverio, possiamo partire
dal famoso re della musica napoletana Claudio Merola, Nino D’Angelo,
passare per il cantante neomelodico Tony Colombo fino ad arrivare al rap
napoletano Rocco Hunt.
Si spera che la
strada intrapresa lo possa proiettare in vetta alle classifiche.
Cirò- La riforma Agraria in Calabria diventa una tesi di laurea.
Cirò- La riforma
Agraria in Calabria diventa una tesi di laurea.
Una tesi incentrata sulla Riforma Agraria calabrese, dalla
fine dell’ultimo conflitto mondiale fino agli anni del boom economico, è il
risultato dello straordinario lavoro sul quale ha concentrato i suoi studi di
fine corso, il neo dottore in Scienze
Politiche, Pasquale Iuzzolini.
Mosso dalla grande passione familiare per l’agricoltura,
Pasquale Iuzzolini, che è imprenditore agricolo nonché agrotecnico, si è
addentrato in una impegnativa ricerca documentale e storica spulciando tra gli
antichi archivi dell’ex Opera Sila, oggi ARSAC e riuscendo a ricostruire, in maniera
organica, le tappe che hanno portato a
quella che è stata la piu’ grande Riforma Fondiaria che la storia della
Calabria e del Meridione d’Italia
ricordi.
Finita la guerra con il ritorno dei combattenti, la fine
delle grandi opere pubbliche e il ridimensionamento drastico delle attività
boschive, divenne drammatico il secolare problema dell'occupazione.
Iniziarono le lotte dei braccianti, dei mezzadri e dei
contadini che spinti dalla fame arrivarono ad occupare molti terreni dei
latifondisti. Le rivendicazioni, fortissime in Sila e nel Marchesato,
culminarono, nel 1949, con l'eccidio di Melissa ad opera della celere del ministro
dell'Interno Scelba.
Dopo i fatti di Melissa, precisamente nel maggio 1950, venne
promulgata la legge della Riforma Agraria. La Riforma prevedeva l'esproprio di
migliaia di ettari di terreno da distribuire gratuitamente ai braccianti
agricoli privi di fondi e di mezzi finanziari.
Il 4 maggio 1950 venne quindi approvata la "legge Sila",
destinata alla Calabria, ed in particolare ad una parte dell'altipiano calabro
e del litorale jonico.
Riportare alla memoria la Riforma Agraria attraverso
l’analisi e la ricerca documentale non è compito facile, perché molte sono le
luci ma anche le ombre che si alternano sull’argomento.
Alcuni documenti originali ritrovati da Iuzzolini, in
seguito alle sue appassionate ricerche sotto l’egida del Chiarissimo Prof. Silvio
Berardi, sono gelosamente conservati nella sua biblioteca personale,
all’interno della quale, Pasquale, ama trascorrere le ore vespertine,
dedicandosi alla lettura ed alla ricerca, ma non prima di aver guidato con
successo l’omonima azienda agricola ed enologica di famiglia.
Questo immane lavoro di ricomposizione, sebbene entro i
limiti imposti da una tesi di laurea, merita indubbia considerazione ma anche
un approfondimento da parte di chi non conosce a fondo la storia contadina e le
condizioni socio – culturali che hanno segnato le vite dei nostri nonni, culminando
in una rivoluzione di portata epocale. Al neo – dottore Pasquale Iuzzolini giungano
le congratulazioni della redazione.
Giuseppe De Fine
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