Cirò- La
Ginestra bianca: Retama
raetam subsp. Gussonei, che cresce sulle Dune della Marinella di Cirò, è arrivata a noi circa cinque milioni di
anni fa durante il prosciugamento del Mediterraneo per il sollevamento dello
stretto di Gibilterra. Se oggi la
troviamo che si diffonde a gruppi di piante formante una macchia, lo
si deve al suo modo di propagarsi: “Gravitocoria”
cioè i rami basali si allungano nel terreno dando vita ad individui maturi che
fungono da nursery per i giovani
individui(Bibliografia:Ricercatore
botanico Dimitar Uzunov). E’
DIFFICILE CHE I SEMI RIESCONO A CREARE UNA VERA DISSEMINAZIONE poiché
mancherebbe del microclima africano che gli consentirebbe la germogliazione. Ne tanto meno i semi possono essere cibo per gli uccelli e quindi
veicolo di seminazione, in quanto tossici, e gli uccelli lo sanno, visto
che ogni seme contiene 13 alcaloidi
altamente tossici per gli animali, i cui principali composti sono : Citisine, Sparteine,
Ammodendrine, Anagirine, Chinolizidina, Dipiperidina ecc (Bibliografia:Ricercatore Botanico Abdellatif El kihel Université Chouaib
Doukkali). Quindi se la Ginestra bianca oggi la si può ancora ammirare in tutto
il suo splendore lo dobbiamo al
prosciugamento del Mediterraneo. Infatti uno studio dell’INGV chiarisce il
ruolo fondamentale della calotta antartica nel processo di prosciugamento del
Mar Mediterraneo, avvenuto circa 5-6 milioni di anni fa. (Ricercatrice
scientifica e ambientale Nadia Vitale). È il mare nostrum, quello su cui si
sono affacciate le più ricche civiltà del passato e da sempre parte integrante
della nostra identità: ma il Mediterraneo non è sempre stato come lo conosciamo
oggi e come lo hanno conosciuto i nostri predecessori perché, circa 5-6 milioni di anni fa, si presentava
come una valle profonda ed arida, con uno spesso strato di sale sul
fondale, del tutto scollegato dall'Oceano Atlantico. Insomma, un immenso lago salato essiccato in un'epoca nota come
"crisi di salinità del Messiniano", durata circa 270.000 anni. Uno
studio recentemente condotto dall'Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia, in collaborazione con un gruppo internazionale di
ricercatori, ha stabilito che in questa trasformazione, e in tutte le sue
fasi, ha avuto un ruolo fondamentale la crescita e la riduzione della calotta
polare antartica. Fino ad oggi – spiegano – le cause del prosciugamento sono
state oggetto di dibattito tra gli scienziati: in un primo momento si tendeva
ad attribuire il fenomeno alle placche litosferiche africana, araba ed
euroasiatica,
responsabili della chiusura dello stretto di Gibilterra.
Ma si è ipotizzato anche che la causa andasse cercata in una glaciazione che
avrebbe ridotto il livello globale degli oceani, creando un abbassamento al di sotto della soglia dello stesso stretto
di Gibilterra, con conseguente isolamento del bacino del Mediterraneo. In
ogni caso, fondamentale era stato un deficit nell'apporto idrico che, unito
all'evaporazione, avrebbero portato alla formazione del gigantesco lago salato.
I ricercatori dell'INGV, pur
restando nell'ambito di queste spiegazioni, hanno messo in luce «un
sistema di cause molto più complesso», servendosi di 60 perforazioni effettuate
lungo il margine del continente antartico e nell'oceano meridionale. Hanno
così evidenziato la presenza di una fase erosiva molto importante, dovuta
all'aumento di ghiaccio sul continente antartico, che avrebbe progressivamente
ridotto il livello degli oceani; non si trattò, quindi, di sedimentazione. «Durante
questa fase si è ridotta di molto la differenza di altezza tra la superficie
del mare e il fondale e l'influenza della corrente superficiale è diventata
così grande che il processo di sedimentazione si è trasformato in erosione» spiega Fabio Florindo, direttore della
Struttura Ambiente dell’INGV e coautore della pubblicazione. Una
«catastrofica indondazione». Il movimento delle placche litosferiche avrebbe
avuto quindi anch'esso un ruolo ma non di causa primaria; la litosfera avrebbe
iniziato però a sollevarsi in seguito all'evaporazione dell'acqua del bacino
del Mediterraneo, a causa dell'alleggerimento del carico, continuando così a
mantenere il Mediterraneo isolato. Una successiva fase di ritiro della calotta
antartica, invece, ha portato ad un nuovo sollevamento del livello degli
oceani, fino a consentire di scavalcare la barriera delle "colonne
d'Ercole": circa 5.33 milioni di anni fa ha avuto luogo, così, la
«catastrofica inondazione» che nel giro di pochi anni ha nuovamente riempito
quello che era diventato un lago arido, trasformandolo, nello scenario che
l'uomo avrebbe imparato a conoscere in seguito.
Botanico e
Studioso della Ginestra bianca Retama raetam subsp. Gussonei
Prof. Giuseppe
De Fine