Cirò- Ritrovata
la famiglia Lilio nella Cirò del XVI
secolo. Lo ha annunciato Vizza al Convegno su Luigi Lilio
Durante Il convegno del 21
marzo - Il Tempo: Mito Logos e Scienza –
dedicato a Luigi Lilio, Francesco Vizza ha chiuso i lavori presentando inediti documenti
sulla famiglia di Luigi Lilio ritrovati
dopo 4 secoli. La scoperta è frutto
della collaborazione con il Dr. Giuseppe Rende autore dell’Archivio Storico di
Crotone.
Della famiglia di Lilio sembrava
sparita ogni traccia. L’unico documento che attestava la presenza della famiglia Lilio a Cirò nel
XVI secolo è una lettera di Gian Teseo Casopero, pubblicata a Venezia nel 1535
nell’opera “Le Epistole”. In questa lettera l’umanista di Cirò passa in
rassegna trentaquattro famiglie di Cirò, tra cui quella dei Gigli, la la famiglia Lilio sembrava essere scomparsa.
Ma a riportarla alle luce sono
stati degli atti notarili di Baldo Consulo custoditi nell’archivio di Stato di
Catanzaro, due ritrovati da Vizza, ma quelli più importanti sono stati
rinvenuti dallo storico Giuseppe Rende autore con Andrea Pesavento
dell’archivio storico di Crotone.
Durante il convegno Vizza ha
rivelato che Giuseppe Rende gli ha inviato diversi documenti sulla famiglia
Lilio/Giglio, che ad un’attenta analisi rivelano la presenza di Antonio Lilio a
Cirò, insieme ad altri 4 membri della famiglia: Matteo Lilio, Silvestro e sua
sorella “Nicolae” e Cesare cugino di
Antonio Lilio.
Da questi documenti appare
evidente l’appartenenza dei Lilio ad un alto ceto sociale perché titolati
dall’appellativo “Magnifico”. Il titolo di Magnifico -riporta Vizza- non era quello di Lorenzo Il
Magnifico della famiglia de’ Medici di Firenze, ma già dal XVI secolo sembra
perdere il valore originario. L’appellativo in ogni caso denota una maggiore
dignità della persona titolata rispetto alle altre. Si apprende che la famiglia
Lilio aveva degli “hortali” in località “Fulcuni” e delle case “sotto lo
Castello”.
Ma l’atto notarile più importate
rivela la presenza nel 1573 di Antonio Lilio (fratello di Luigi ideatore della
riforma del Calendario) a Roma ben inserito nell’alta sfera ecclesiastica.
Antonio si ritrova poi a Cirò nel 1574 e
1575 per curare gli affari di famiglia.
I documenti, rinvenuti dopo
circa 5 secoli di oblio, saranno pubblicati in un collettanea curata
dall’Università di Stoccarda.