Prigione del Castello |
Cirò-
Ricordare la libertà conquistata dal popolo cirotano e dei Martiri
caduti, come quelli nella chiesa di Santa Domenica è un dovere
verso le nuove generazioni: era il
2 Agosto 1806 quando Cirò fu liberata dal dominio del feudalesimo e dai suoi despoti che
l’avevano massacrata e violentata per
secoli sin dal lontano 1496 con l’avvento dei Carafa. Ricorre il 2
Agosto la liberazione di Cirò dal feudalesimo; Dopo secoli di
oppressione Cirò tornava libera: era il 2 Agosto del 1806, una data che
dovrebbe essere conosciuta da tutti i cirotani, quando finalmente il paese
divenne libero da quel fardello del feudalesimo che schiacciò la popolazione
per molti secoli. Cirò veniva liberata dal dominio feudale, e le tetre stanze
dei prigionieri che si trovavano nel Castello, venivano aperte. Raccontano gli
anziani che i prigionieri ridotti in fin
di vita dalla fame, per anni imprigionati nelle anguste prigioni, come la torre senza fondo, una volta liberi, hanno avuto la forza solo di
uscire dal castello, e usciti fuori, molti caddero ormai esausti senza vita. Ogni
anno dovrebbe sventolare il gonfalone e la bandiera dal balcone del municipio
per ricordare la libertà conquistata dal popolo cirotano e per ricordare i
tanti morti caduti sotto il feudalesimo, un periodo che a Cirò fu molto
devastante, specie con la tirannia dei Carafa, che l’aveva sfruttata e
maltrattata. Durante il ventennio di Galeotto Carafa, questo costringeva i
cittadini, mille uomini al giorno, a lavorare per la costruzione del muro di
cinta a solo pane duro e acqua . Altri despoti che maltrattarono Cirò fu la
famiglia Abenante, ed i Tarsia. Solo con l’avvento della famiglia Spinelli Cirò
ebbe una boccata d’ossigeno, ma la gioia più grande fu il 2 Agosto del 1806,
quando cessò ogni dominio feudale. Ricordare
la libertà conquistata dal popolo, è un dovere verso le nuove generazioni
che troppo spesso dimenticano e a volte ignorano la propria storia,
calpestando quella libertà per cui altri hanno dato la vita, come quelle
coraggiose ragazze cirotane:” Annuccia, Brigida, Giovanna, Francesca, Dianora e
Catarinella”- trucidate dopo aver tanto resistito all’invasione Turca, nel 1707
e scappate dalle grinfie dei Turchi si recarono nelle vicinanze della chiesa di
Santa Domenica, vicino Ruvero-Favaro, per cercare riparo, in località Santa
Domenica, quì vennero raggiunte e trucidate, poiché non vollero piegarsi alla
volontà nemica. Si racconta che erano le donne più belle e coraggiose di tutta
l’antica Ypskron.
Erroneamente lo storico Pugliese aveva localizzato questa
chiesa in zona Campanise, cosa alquanto inverosimile, primo perché quì non
esistevano mulattiere visto che i conventi e le strutture religiose a quel
tempo, erano presenti solo lungo le
varie mulattiere principali, come quella
per Umbriatico importante sede vescovile, passante appunto per la zona di
Santa Domenica, area che ancora oggi esiste sul foglio di mappa di Cirò, dove è
ancora presente un rudere che potrebbe essere associato all’antica chiesa di
Santa Domenica, oggi trasformata in abitazione privata di campagna, dove tutto
intorno sono presenti evidenti tracce dell’antica chiesa-convento, ci sono mura
perimetrali, raccolta per le acque piovane, mattoni sottili classici del
medioevo, un’area insomma dove si respira presenza di santità, di purezza, di
coraggio, un posto magico e suggestivo. Purtroppo
molte volte la storia fluisce senza essere ascoltata, facendo così “seccare” le
antiche radici di un popolo. Sarebbe perciò opportuno che per ricordare la forza, il coraggio ed il
loro alto valore di appartenenza al popolo cirotano per come hanno combattuto
con le sole armi bianche prima di essere trucidate, si dovrebbe intitolare
tale area in nome delle “Martire di Santa Domenica” .