Cirò- Che le uve del
Cirò quest’anno a causa della siccità, sono le migliori in assoluto per
grado zuccherino, qualità, a spese della quantità, lo sanno tutti ormai, agricoltori, vitocoltori , compratori privati
e cantine, non c’è sicuramente bisogno
che il sindaco Mario Caruso invita tutti a comprare le nostre uve prima che si
esauriscano. Si dovrebbe invece preoccupare di trovare chi dovrà gestire la Contea del vino, visto
il bando per la sua gestione alla stazione
unica appaltante è andata deserta. Le
uve quando sono buone e poche, si vendono da sole, il problema è quando la quantità di uva è in eccedenza
accompagnata magari da una brutta annata, è qui che il sindaco si dovrebbe
preoccupare, ed adoperarsi in tempo,
visto che poi succede che il più delle volte le uve invendute rimangono
nei vigneti o date sottocoste a cantine e privati, i quali spesse volte per i
pagamenti poi, bisogna attendere molte
primavere successive. Altro che promozione culturale del territorio, il vino di
Cirò non è certo nato ieri, e non ha bisogno di promozione, ha già alle spalle tanta storia a partire dai
reperti fossili di
tralci di vite (Vitis Vinifera) risalenti a 2 milioni di anni fa. Se si vuole
fare promozione culturale attraverso il buon vino Cirò Doc, il territorio e dei vitigni cirotani coltivati
dagli antichi greci, dovrebbero
preservare questo prodotto non solo quando si vende da solo, visto la buona
annata, ma soprattutto quando ogni famiglia è disperata, non riuscendo a trovare
compratori per le proprie uve, nonostante nel cirotano si produca l’80% del prodotto calabrese. Perciò i politici si preoccupino di più a dare un futuro migliore alle famiglie
monoreddito che vivono di sola agricoltura.