Cirò- Ritorna
l’appuntamento estivo dei campi di volontariato sui beni confiscati alle mafie,
protagonisti numerosi giovani da tutta Italia, il sindaco Mario Caruso accoglie
i giovani dell’associazione Libera. L'obiettivo principale dei campi di
volontariato sui beni confiscati alle mafie è quello di diffondere la cultura
fondata sulla legalità e giustizia sociale che possa contrapporsi alla cultura
della violenza, del privilegio e del ricatto. La caratteristica fondamentale di “E!state
Liberi” è l'approfondimento e lo studio del fenomeno mafioso tramite il
confronto con i familiari delle vittime di mafia, con le istituzioni e con gli
operatori delle cooperative sociali. L'esperienza dei campi di lavoro ha tre momenti
di attività diversificate: il lavoro agricolo o attività di risistemazione del
bene, la formazione e l'incontro con il territorio per uno scambio
interculturale. Trasparenza, legalità e lotta alle organizzazioni criminali,
sono e rimangono questi i punti cardini dell’amministrazione Caruso impegnata a
360 gradi e 365 giorni all'anno nella promozione della cultura come miglior e
più efficace antidoto contro il radicarsi della mentalità “ndranghetistica”. Sono
tre le tappe previste: venerdì 26, mercoledì 31 e mercoledì 7 agosto il gruppo
farà tappa al Museo di Lilio ed al museo archeologico, immobile quest’ultimo,
da esempio concreto di come un luogo di malaffare sia stato restituito alla
collettività. Per il primo cittadino- è
una grande esperienza di arricchimento personale per i giovani, perché oltre a
diffondere il concetto di legalità, abbiamo l’opportunità di dare un segnale
tangibile che una Calabria diversa e migliore, c’è, resiste e vincerà. C’è
bisogno prosegue il sindaco – di un riscatto radicale e significativo di questa
terra che non è solo mafia, ma soprattutto cultura. Cirò, è la dimostrazione
lampante che abbiamo lavorato bene. Laddove prima c’erano luoghi del malaffare
– precisa – oggi sono nati musei, centri di aggregazione giovanile e un
laboratorio scientifico. La comunità di Cirò, tra le altre – conclude Mario
Caruso– è una delle più eloquenti dimostrazioni che la rotta si può invertire e
che non abbiamo sulla nostra testa un destino fatale ed immutabile.