Cirò- Sono quattro i musei a Cirò, dopo quello archeologico,
della civiltà contadina e di Luigi Lilio ora si aggiunge al corredo culturale
cirotano anche il quarto museo dedicato
all’alchimista cirotano del 500 Giano Lacinio, grazie al ricercatore del CNR di
Firenze Francesco Vizza che ha
pubblicato “Alchimista francescano del ‘500, con traduzione dell’opera “La nuova
perla preziosa”, quello che chiameremmo oggi un autentico best seller, stampato
a Venezia nel 1546 e tradotto in tedesco e in inglese nel corso di cinque
secoli, è disponibile finalmente anche in italiano grazie appunto all’opera di Francesco Vizza, che ha
ricostruito vita e opere del cirotano. Le due sale museali ricostruite nei
minimi dettagli dallo stesso Vizza e dall’architetto Giuseppe Capoano, i quali
hanno firmato una vera opera d’arte da oggi visitabile a tutti. Dunque da Luigi
e Antonio Lilio a Ilio Adorisio, da San Nicodemo a Jano Teseo Casopero. Era
cirotano anche frate Mascambrone, il capo dell’Inquisizione a Napoli. Il
terzo appuntamento della tre giorni dedicata alla Giornata regionale del
Calendario in memoria di Lilio, restituisce identità ad un altro figlio di
questa terra. L’occasione è stata offerta dalla presentazione dell’opera di Vizza,
alla quale hanno partecipato, nel pomeriggio di venerdì 20, l’editore Domenico
Laruffa e il Sindaco Mario Caruso che sogna l’acquisizione del Castello da far
diventare un centro di studi scientifici e matematici.
L’originalità dell’alchimista Giano Lacinio, un vaso di
memoria da custodire con cura. – Per l’alchimia i metalli vili e imperfetti
sono naturalmente predisposti a diventare oro. La ricerca della pietra
filosofale coincide con quella dell’elisir di lunga vita, che elimina invece
l’impurezza del corpo. Lacinio confuta la tesi della Chiesa per la quale questa
ricerca poteva ostacolare la fede in Cristo e si fa promotore della diffusione
della conoscenza. Scrive “Nuova perla preziosa”, il trattato sulla pietra
filosofale ricorrendo alla rappresentazione allegorica dei 7 metalli in chiave
antropomorfa. L’oro è il re; i metalli vili, i servi. La dialettica è quella
della morte e della resurrezione. L’arte alchemica si fonda su una profonda
ispirazione divina. Per Lacinio, quindi, la ricerca della pietra filosofale non
è un mezzo per accumulare ricchezze ma lo strumento per il rinnovamento
dell’anima. I nomi dei grandi alchimisti come Tommaso D’aquino, Ruggero Bacone
ed Ermete Trismegisto, ampolle, alambicchi, tavole periodiche e forno
alchemico. C’era anche l’architetto che ha curato l’allestimento delle due sale
dedicate all’alchimia e, più approfonditamente, a Giano Lacinio, Giuseppe Capuano,
autore, tra l’altro, del mezzo busto raffigurante Luigi Lilio, riformatore del
Calendario Gregoriano. Lui, il Sindaco Caruso e Vizza hanno operato il taglio
del nastro di questa nuova opportunità di approfondimento culturale destinata,
principalmente alle nuove generazioni calabresi. Dunque oltre i musei dell’agricoltura, di Lilio, del vino,
Archeologico, da oggi , c’è anche quello dedicato a Giano Lacinio. Si sono
registrati ben 7 mila visite in 5 anni, sono tantissime, se
si calcola che la comunità di Cirò conta circa 3 mila abitanti.