domenica 22 marzo 2015

Cirò- Sono quattro i musei a Cirò, dopo quello archeologico, della civiltà contadina e di Luigi Lilio ora si aggiunge al corredo culturale cirotano anche il quarto museo dedicato all’alchimista cirotano del 500 Giano Lacinio, grazie al ricercatore del CNR di Firenze Francesco Vizza



Cirò- Sono quattro i musei a Cirò, dopo quello archeologico, della civiltà contadina e di Luigi Lilio ora si aggiunge al corredo culturale cirotano  anche il quarto museo dedicato all’alchimista cirotano del 500 Giano Lacinio, grazie al ricercatore del CNR di Firenze Francesco Vizza  che ha pubblicato “Alchimista francescano del ‘500, con traduzione dell’opera “La nuova perla preziosa”, quello che chiameremmo oggi un autentico best seller, stampato a Venezia nel 1546 e tradotto in tedesco e in inglese nel corso di cinque secoli, è disponibile finalmente anche in italiano grazie appunto  all’opera di Francesco Vizza, che ha ricostruito vita e opere del cirotano. Le due sale museali ricostruite nei minimi dettagli dallo stesso Vizza e dall’architetto Giuseppe Capoano, i quali hanno firmato una vera opera d’arte da oggi visitabile a tutti. Dunque da Luigi e Antonio Lilio a Ilio Adorisio, da San Nicodemo a Jano Teseo Casopero. Era cirotano anche frate Mascambrone, il capo dell’Inquisizione a Napoli. Il terzo appuntamento della tre giorni dedicata alla Giornata regionale del Calendario in memoria di Lilio, restituisce identità ad un altro figlio di questa terra. L’occasione è stata offerta dalla presentazione dell’opera di Vizza, alla quale hanno partecipato, nel pomeriggio di venerdì 20, l’editore Domenico Laruffa e il Sindaco Mario Caruso che sogna l’acquisizione del Castello da far diventare un centro di studi scientifici e matematici.   
L’originalità dell’alchimista Giano Lacinio, un vaso di memoria da custodire con cura. – Per l’alchimia i metalli vili e imperfetti sono naturalmente predisposti a diventare oro. La ricerca della pietra filosofale coincide con quella dell’elisir di lunga vita, che elimina invece l’impurezza del corpo. Lacinio confuta la tesi della Chiesa per la quale questa ricerca poteva ostacolare la fede in Cristo e si fa promotore della diffusione della conoscenza. Scrive “Nuova perla preziosa”, il trattato sulla pietra filosofale ricorrendo alla rappresentazione allegorica dei 7 metalli in chiave antropomorfa. L’oro è il re; i metalli vili, i servi. La dialettica è quella della morte e della resurrezione. L’arte alchemica si fonda su una profonda ispirazione divina. Per Lacinio, quindi, la ricerca della pietra filosofale non è un mezzo per accumulare ricchezze ma lo strumento per il rinnovamento dell’anima.  I nomi dei grandi alchimisti come Tommaso D’aquino, Ruggero Bacone ed Ermete Trismegisto, ampolle, alambicchi, tavole periodiche e forno alchemico. C’era anche l’architetto che ha curato l’allestimento delle due sale dedicate all’alchimia e, più approfonditamente, a Giano Lacinio, Giuseppe Capuano, autore, tra l’altro, del mezzo busto raffigurante Luigi Lilio, riformatore del Calendario Gregoriano. Lui, il Sindaco Caruso e Vizza hanno operato il taglio del nastro di questa nuova opportunità di approfondimento culturale destinata, principalmente alle nuove generazioni calabresi. Dunque oltre i  musei dell’agricoltura, di Lilio, del vino, Archeologico, da oggi , c’è anche quello dedicato a Giano Lacinio. Si sono registrati ben   7 mila visite in 5 anni, sono tantissime, se si calcola che la comunità di Cirò conta circa 3 mila abitanti.