giovedì 9 maggio 2013

Cirò- E’ di Cirò l’abitino votivo di San Cataldo più antico che sta impreziosendo in questi giorni la mostra antropologica dei vestitini di S. Cataldo presso Palazzo Porti, e risale al 1956



Cirò- E’ di Cirò l’abitino votivo di San Cataldo più antico che sta impreziosendo in questi giorni la mostra  antropologica dei vestitini di S. Cataldo presso Palazzo Porti, e risale al 1956, che il proprietario Cataldo Arcuri di Cirò ha gentilmente concesso  all’ideatore dell’originale mostra Alfonso Calabretta . L’evento religioso-culturale, unico nel suo genere  ha lo scopo di riscoprire le nostre vere tradizioni religiose legate alla festività, ai riti ed al mito di San Cataldo al punto che si è creata una rete con tante collaborazioni, principalmente quella dei fedeli che hanno messo a disposizione i vestitini antichi fatti dalle nostre mamme e nonne in passato. La mostra è diventata un contenitore da riempire materialmente con gli oggetti ma specialmente con spessore religioso e testimonianze cristiane, quindi un’esposizione emozionale dove chiunque si ritroverà bambino e tramite il vestitino si rivivranno momenti gioiosi o momenti cupi di tante famiglie. L’artista Calabretta ha inoltre attivato in proposito un percorso di lettura, e di ricerca antropologica delle tradizioni del sud e  predisposto uno studio sul significato dei vestitini, i segni ed i simboli legati alla richiesta o ringraziamento di grazie richieste o ricevute, oppure alla devozione. Anche le stoffe con cui venivano cucite questi abitini è ricca di storia  e tradizioni dove le sarte, ma anche le nonne,  studiavano e ricercavano  i ricami più adatti per la creazione degli abiti votivi che oggi  illuminano la mostra impregnata di storia e cultura religiosa. Si tratta di un  "Vestito Sacro" inteso come vestito dell'anima, come abito celebrativo ed evocativo,  rivelatore di una stabilità di relazioni e di appartenenza. Usato per preservare il bambino dalle malattie o in seguito ad una miracolosa guarigione, si usava fargli indossare “l’abito votivo benedetto” del Santo invocato. L’artista Calabretta ha eseguito una accurata ricerca antropologica storico-religiosa e culturale sull’argomento che meriterebbe che questa mostra diventasse permanente, magari  una stanza del palazzo Porto potrebbe diventare museo delle tradizioni religiose ed andare ad  arricchire il patrimonio culturale della città.