Cirò-
E’ di Cirò l’abitino votivo di San Cataldo più antico che sta impreziosendo in
questi giorni la mostra antropologica
dei vestitini di S. Cataldo presso Palazzo Porti, e risale al 1956, che il
proprietario Cataldo Arcuri di Cirò ha gentilmente concesso all’ideatore dell’originale mostra Alfonso
Calabretta . L’evento religioso-culturale, unico nel suo
genere ha lo scopo di riscoprire le
nostre vere tradizioni religiose legate alla festività, ai riti ed al mito di
San Cataldo al punto che si è creata una rete con tante collaborazioni,
principalmente quella dei fedeli che hanno messo a disposizione i vestitini
antichi fatti dalle nostre mamme e nonne in passato. La mostra è diventata un
contenitore da riempire materialmente con gli oggetti ma specialmente con
spessore religioso e testimonianze cristiane, quindi un’esposizione emozionale
dove chiunque si ritroverà bambino e tramite il vestitino si rivivranno momenti
gioiosi o momenti cupi di tante famiglie. L’artista Calabretta ha inoltre
attivato in proposito un percorso di lettura, e di ricerca antropologica delle
tradizioni del sud e predisposto uno
studio sul significato dei vestitini, i segni ed i simboli legati alla
richiesta o ringraziamento di grazie richieste o ricevute, oppure alla
devozione. Anche le stoffe con cui venivano cucite questi abitini è ricca di
storia e tradizioni dove le sarte, ma
anche le nonne, studiavano e
ricercavano i ricami più adatti per la
creazione degli abiti votivi che oggi
illuminano la mostra impregnata di storia e cultura religiosa. Si tratta
di un "Vestito Sacro" inteso
come vestito dell'anima, come abito celebrativo ed evocativo, rivelatore di una stabilità di relazioni e di
appartenenza. Usato per preservare il bambino dalle malattie o in seguito ad
una miracolosa guarigione, si usava fargli indossare “l’abito votivo benedetto”
del Santo invocato. L’artista Calabretta
ha eseguito una accurata ricerca antropologica storico-religiosa e culturale
sull’argomento che meriterebbe che questa mostra diventasse permanente,
magari una stanza del palazzo Porto
potrebbe diventare museo delle tradizioni religiose ed andare ad arricchire il patrimonio culturale della
città.