Cirò- Pubblicato da Francesco Vizza un libro sull’alchimia e sull’alchimista Giano
Lacinio di Cirò.
Aggiunta
una preziosa tessera alla storia
della scienza.
Grazie ad una solida ricerca biografica e
archivistica Francesco Vizza, ricercatore e dirigente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha
pubblicato per i tipi Laruffa Editore un
libro dal titolo “ Giano Lacinio, Alchimista francescano del Cinquecento”. L’autore
-in una nota- riferisce che il libro sull’opera di Lacinio è nato per
spiegare quanto la chimica debba a questi "scienziati ante litteram"
che, attraverso svariati tentativi di comprendere e decifrare ciò che in natura
appare insondabile, finirono per scoprire importanti processi chimici (tuttora
utilizzati) e nuovi composti.
Lacinio in particolare è una figura molto importante nel panorama culturale del ‘500 poiché pubblica una collettanea di testi alchemici di autori di assoluto rilievo della storia dell’alchimia: Arnaldo Villanova, Raimondo Lullo, Sant’Alberto Magno, San Tommaso d’Aquino, Michele Scoto e Rhasis. L’opera dal titolo La Nuova Perla Preziosa - un Trattato sul Tesoro e sulla Pietra più preziosa dei Filosofi, stampata Venezia nel 1546 e nel 1557, a Norimberga nel 1554 e tradotta in tedesco e in inglese più volte nel corso di cinque secoli, è riportata in italiano per la prima volta.
Lacinio in particolare è una figura molto importante nel panorama culturale del ‘500 poiché pubblica una collettanea di testi alchemici di autori di assoluto rilievo della storia dell’alchimia: Arnaldo Villanova, Raimondo Lullo, Sant’Alberto Magno, San Tommaso d’Aquino, Michele Scoto e Rhasis. L’opera dal titolo La Nuova Perla Preziosa - un Trattato sul Tesoro e sulla Pietra più preziosa dei Filosofi, stampata Venezia nel 1546 e nel 1557, a Norimberga nel 1554 e tradotta in tedesco e in inglese più volte nel corso di cinque secoli, è riportata in italiano per la prima volta.
Lacinio riprende un concetto caro agli
alchimisti francescani: l’arte alchemica si fonda su una profonda ispirazione
divina. In questo contesto, la ricerca della pietra filosofale non è un mezzo
per accumulare ricchezze ma lo strumento per il rinnovamento dell’anima. La
conoscenza dei segreti della natura deve servire innanzitutto ad alleviare le
sofferenze dei poveri. L’aspetto farmaceutico diventa rilevante perché la
ricerca della trasmutazione dei metalli si accompagna alla ricerca dell’elisir,
il farmaco universale ai quali si attribuiva il potere di prolungare la vita.
L’elisir poteva purificare non solo i metalli vili in oro, ma anche l’uomo
dalle impurità e dunque dalle malattie.
L’alchimia non ha mai fatto parte della cultura
ufficiale, sempre esclusa dal novero delle discipline insegnate nelle
università, ma è sempre stata parte
integrante del
patrimonio culturale e scientifico di ogni uomo veramente erudito. Tra i suoi cultori si possono annoverare
imperatori, santi, prelati, papi, teologi, parroci, medici, poeti, orafi e
tintori. Questa cerchia comprende personaggi come Ruggero Bacone, Newton, Leibniz e quasi tutti gli uomini di scienza del
XIV-XVI secolo che tentarono di elaborare una teoria unitaria della filosofia
naturale mirata alla comprensione del mondo.
L'obiettivo principale degli alchimisti era
quello di trasmutare i metalli vili in oro. A volte la storia ci riserva strani
paradossi e sorprese: la trasmutazione dei metalli, da loro inseguita invano
per 15 secoli, è stata ottenuta nel 1919 dal grande scienziato Rutherford con la prima reazione nucleare artificiale.
Lo scienziato di oggi – conclude Vizza -
dovrebbe riflettere sulla passione e tenacia profusa da questi uomini per amore
della conoscenza e rifuggire da sciocchi atteggiamenti liquidatori e
superficiali. Il tedesco F. Hoefer
(1842) nel descrivere la storia della chimica afferma: “I sistemi che mettono a
confronto l’intelligenza rimangono sostanzialmente invariati nel tempo, anche
se assumono forme diverse. Nulla vi è di più distruttivo per la scienza, quanto
l’arrogante dogmatismo che disprezza il passato e ammira nient’altro che il
presente”.
L’opera di Lacinio è un importante vaso di
memoria perché ci rende partecipi di una corrente del pensiero dell’uomo, finalizzato a
comprendere la natura della materia e la sua trasformazione.
La scienza deve molto a Cirò che ha dato i natali al matematico e
astronomo Lilio e al grande
alchimista-teologo francescano Giano Lacinio. I due erano amici e coetanei, e
alla cerchia si aggiungeva il poeta Gian Teseo Casopero.
Il resto lo troveremo nell’opera di Vizza che
verrà presentata a breve a Cirò, e non solo, unitamente all’apertura di una
mostra permanente dedicata all’alchimia situata nel palazzo dei Musei di Cirò,
ideata e curata dallo stesso Vizza ed allestita dall’artista arch. Giuseppe
Capoano.