giovedì 1 dicembre 2011

Fausto Burdino e “Lungo la via del viaggio”.


Fausto Burdino e “Lungo la via del viaggio”. Una nota di Luigi Ruggiero


Tristi  e veloci pennellate di ben distinti colori per  raccontare in un paesaggio di sofferenze nazionali, stagioni di vita impietosa dove uomini  dalla “scarna natura di animi liberi… fior(i) bianc(hi) tra le ortiche e le erbacce nel fango del pantano” al pari dei compratori di speranza e neri “gommonari” di oggi,  contrariati “dalle ingerenze umane, proced(ono) il (loro) cammino lungo la via del viaggio” e nel  vociare di preoccupazioni, pianti e lamentele dell’andata ritornano ricchi di dignità e con negli “occhi l’oceano e i grattacieli di Manhattan… lo spirito provato e qualche vocabolo americano”. E ritornano non già tra le braccia della amata famiglia ma tra quelle ossute e mefitiche  della morte, che impotenti s’attende nello sporco e malsano fossato della trincea. Fausto Burdino, che ho conosciuto al Caffè letterario di Crotone e che mi ha subito favorevolmente “acchiappato” per il suo schietto rapportarsi agli altri, pubblica “Lungo la via del viaggio”, edito dall’intraprendente ingegnere dell’informazione Alessandro Labonia della CSA editrice, dopo la pubblicazione, pure curata da Labonia, del romanzo “La Farfalla e la Rosa”,   dove, per come riferisce l’ottima prefazione di Paolo Staglianò. “ il continuo rincorrersi della parola è senso, clamore, meraviglia, dolore per un tempo che trascorre e …“Ci viene incontro come un cane sconosciuto e angosciamene muto.”  “Lungo la via del viaggio” si lascia leggere velocemente per l’armonia di una parola immediata, schietta, descrittiva, per il fascino che imperioso stilla, come esperienza condivisa,  da ogni sua pagina.  Nel tumultuoso avvicendarsi delle “circostanze” e vicende umane di Antonio e di Caterina, di Giuseppe e di Teta, di Ester, di Sandro,  di Lorenzo e della Contessa, dello “Strudutu”” e di compare Peralessa e di personaggi ricchi di umanità, Fausto Burdino racconta la via del viaggio, un percorso, un cammino di speranza in cui “nella ritrovata serenità/nell’impegno e nelle promesse future/ l’imprevisto (però) s’incunea…/malizioso”. E così Fausto riferisce l’ episodio di Turi, aggredito e malmenato quando si preparava al suo ottantesimo compleanno, sì per condannare l’esecrabile atto di violenza consumato contro l’ottuagenario, ma soprattutto   per menzionare, per gridare coram populo della bontà, generosità, “finezza” di Giuseppe, che mai aveva creduto alla colpevolezza di Lodata e di Rocco nella triste vicenda che portò Turi alla morte e che, grazie all’avv. Sabatini,  cugino della moglie, dimostrò la “estraneità dei suoi due amici dall’orrendo delitto”. La confessione del Vile sul letto di morte; Giuseppe e l’America e il ritorno alla sua Girifalco, che conosce “la giusta via per curare l’utopia”; l’Ospedale in cui poi Caparezza vorrà regolare una rosa rossa all’Amore; la saga del maiale e delle provviste; la vendemmia e la raccolta del granturco; la raccolta delle castagne messe ad essiccare al sole, in un sacco di tela grezza; i temporali incessanti, che procurano – oggi più di ieri!! – smottamenti e disagi; la vitalità di Giuseppe e le sue idee, convinto che “i dialoghi e gli scambi d’opinioni servono ad arricchire le menti…(e che) confutare ed essere confutati con sincerità… serve a costruire le basi e innalzare le colonne della cultura e migliorare l’uomo e la società”; Giuseppe che al pari di altri Giuseppe sull’”ambulanza silenziosa percorreva la strada deserta per conceder(si) la realizzazione dell’ultimissima sua aspirazione:raggiungere il suo paese,casa sua”; i fatti di una vita “ordinaria” raccontati dalla pietas della straordinarietà della poesia, del fare operoso, che nel vescovo Staglianò diventa Aletheia, ossia   svelamento, rivelazione, dischiudimento,  verità e che in Graf “è fuoco sacro sull’altar di Vesta,  fanno di “Lungo la via del viaggio” un bel romanzo d’Autore, che dà merito a Fausto Burdino  e alla sua humanitas ma riconosce anche il merito di Alessandro Labonia, titolare della CSA, che non solo raccomanda  di “Non farti mangiare l’energia” ma punta sulle energie giovani (e non solo anagraficamente) come Valeria Federico,  Rossella Tamburini, Mamone, Paolo Stagliano, Angelina Brasacchio e appunto Fausto Burdino, per restituire alla Calabria il suo essere volano di Cultura e ai suoi uomini l’essere “greci, ma greci più grandi”.