giovedì 15 maggio 2014

Cirò- Appello della Paideia alla Soprintendenza per i Beni Architettonici, per salvare il castello dei Caraffa di Ciro



Cirò- Appello della Paideia  alla Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici - agli enti comunali e provinciali -all’assessorato regionale alla cultura prof. Mario Caligiuri- al Ministro  per i beni culturali on.le Franceschini - per salvare il castello dei Caraffa di Ciro’  dal degrado e dall’abbandono– uno dei piu’ grandi palazzi-fortificati del mezzogiorno d’Italia.
“Il castello medievale di Cirò, si legge sul libro dello storico professore Egidio Mezzi- dalla piazza grande di Ciro’, attraverso una rampa in salita che ha sostituito l’antico ponte levatoio, si accede al castello maestoso e imponente, arroccato strategicamente in pieno centro storico. Nonostante la sua mole sia nascosta su tre lati da molte abitazioni civili addossate alle sue mura, dalla sua posizione elevata si gode un panorama suggestivo che spazia su tutto l’abitato e contempla le colline ondulate ai suoi piedi e tutta la pianura, in lontananza, che si estende fino a lambire la costa del mare jonio”.

Risalente  al 1496, il castello ha subito  diverse fasi di degrado. Col tempo  il maniero, caduto il feudalesimo il 2 Agosto 1806, venne abbandonato  per circa 40 anni , messo all’asta nel 1842,  fu comprato dalla famiglia Giglio, i quali hanno costruito il secondo piano, come testimoniano alcuni dati sui muri esterni. Il castello di Cirò, prima di andare all’asta nel 1842, subì una lunga peripezia legata al suo pignoramento, infatti si legge su un documento dell’epoca degli”Immobili che si espongono in vendita ai pubblici incanti per espropriazione forzata”, così come si legge sul documento:”In nome di sua Maestà il Re nostro signore”,  fu pignorato per conto di Don Tiberio Grisolia di Cosenza creditore nei confronti dei proprietari del castello già nel 1813, atto vistato da Don Silvestro Nicastri  sindaco dell’allora Cirò, e da Don Vincenzo Amorosi cancelliere presso la Regia giustizia del circondario di Cirò, IL 18 Giugno, eredità giacenti della principessa Donna Mariantonia Spinelli e di Don Vincenzo Spinelli, rappresentati da Don Giuseppe De Rogatis, curatore delle dette eredità giacenti. All’epoca del pignoramento, si legge ancora sul documento:”alcune stanze del piano basso del castello erano fittati ai signori Giglio e Scala, mentre il resto del castello era tenuto in amministrazione. La sentenza di esproprio arrivò solo nel 1836 l’8 Febbraio da parte del tribunale civile della Calabria di Catanzaro, sentenza registrata poi nel mese di Aprile al n.2569 nel registro del 3° volume. Dunque dopo numerose peripezie nel 1842 il castello veniva comprato all’asta. Era ritornato al suo atavico splendore  negli anni 90-2000 quando tutti i giorni veniva visitato da centinaia di turisti grazie all’interessamento dell’allora amministrazione comunale. Già proclamato monumento nazionale nel 1983, a tutt’oggi attende di essere ancora restaurato.