Cirò- Tagli ai
patronati,- “Ogni 30 milioni di taglio al fondo, 1.000 operatori di patronato
rischiano il licenziamento, comportando la sostanziale eliminazione del
sistema patronato, che non potrà più garantire né la gratuità nell’accesso alle
prestazioni che rendono esigibili i diritti sociali né il supporto agli enti
previdenziali che oggi consente il funzionamento degli stessi, non in grado di
gestire le istanze dei cittadini”, -ne è convinto il responsabile Cisl regionale
cirotano, Gennaro Madera. La legge di stabilità, scrive in una nota Madera-
prevede un taglio al fondo patronati così articolato:abbattimento dell’aliquota
dallo 0,226% allo 0,148% a partire dal gettito contributivo dell’anno 2014; decurtazione
del fondo per l’esercizio finanziario dello Stato dell’anno 2015 di 150
milioni;diminuzione dell’acconto dall' 80% al 45% dall’esercizio finanziario
dello Stato dell’anno 2016.Dal 2016, con il venir meno dei 150 milioni di euro
il valore del fondo subirà una riduzione pari al -34,51%. Quali conseguenze? L’insieme
delle norme proposte precisa- comporta la sostanziale eliminazione del sistema
patronato, che non potrà più garantire né la gratuità nell’accesso alle
prestazioni che rendono esigibili i diritti sociali né il supporto agli enti
previdenziali che oggi consente il funzionamento degli stessi, non in grado di
gestire le istanze dei cittadini.Ogni 30 milioni di taglio al fondo, 1.000
operatori di patronato rischiano il licenziamento. Considerato che il taglio
previsto per il 2015 ammonta a più di 298 milioni di euro, nel 2015 sono a
rischio 9.000 posti di lavoro. Il sistema è a rischio chiusura anche perché le
norme che restringono l’anticipazione delle risorse per l’attività svolta
strangoleranno finanziariamente gli istituti di patronato, portando di fatto ad
un’impossibilità operativa a partire dal prossimo anno.
Con un taglio di questo tipo i patronati verrebbero privati
di liquidità sufficiente, bloccata dal ritardo di minimo 3 anni nei saldi del
finanziamento. Perché diciamo no al taglio? Precisa Madera-
I cittadini pagano le tasse per un servizio che dovrebbe
essere erogato dall’Inps. A causa dei tagli, l’ente previdenziale ha
progressivamente chiuso gli sportelli al pubblico e ha demandato tutte le
procedure al sistema informatico. La tensione sociale che sarebbe scaturita
dalla mancanza di interlocuzione diretta tra cittadini ed Inps è stata
contenuta grazie all’intervento dei patronati, che hanno svolto un importante
ruolo suppletivo rispetto all’ente. Il fondo per il 2013 ammonta a 430 milioni,
mentre il sistema dei patronati garantisce complessivamente al bilancio dello
Stato un risparmio annuo di oltre 657 milioni di euro, cioè di 564 milioni di
euro per l’Inps, 63 milioni di euro per l’Inail e 30,7 milioni di euro per il
Ministero degli Interni. Cosa fanno i patronati?
I patronati scrive ancora Madera- sono soggetti privati di pubblica utilità che,
per legge, devono fornire assistenza gratuita ai cittadini per 92 famiglie di
servizi, sotto il controllo del Ministero del Lavoro. Le nostre attività hanno
l’unico obiettivo di aiutare tutte le persone, senza alcuna distinzione, ad
orientarsi tra le tante normative e iter burocratici, facilitando il loro
rapporto con la Pubblica
amministrazione; agevolandole nella compilazione e presentazione delle domande
agli Enti previdenziali e assicurativi; accompagnandole fino al riconoscimento
dei diritti, anche con l’assistenza legale e medico-legale necessaria. Previdenza
e salute sul lavoro, prestazioni socio-assistenziali, tutela dei cittadini
immigrati e degli italiani all’estero sono le aree di competenza di queste
strutture, presenti in tutta Italia e all’estero.Il finanziamento delle
attività e dell’organizzazione degli Istituti di patronato, regolato
dall’articolo 13 della legge 152/2001, avviene attraverso il “Fondo patronati”.
Esso viene gestito dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il fondo è alimentato da una quota parte (lo
0,226%) dei contributi previdenziali che tutti i lavoratori, conclude Gennaro
Madera- versano alle casse previdenziali, per assicurare tutele fondamentali –
previste dall’art. 38 della Costituzione – anche a chi non può permettersele; Il
fondo copre circa 1/3 delle prestazioni che i patronati forniscono. I restanti
2/3 vanno in compensazione e non prevedono recupero economico.