Origine della festa di Halloween in un antico dipinto |
HALLOWEEN:
QUANDO LA STORIA È CULTURA E NON FANTASCIENZA
“Halloween:
etimologia del nome Il nome Halloween (in irlandese Hallow E’en), deriva dalla
forma contratta di All Hallows’ Eve, dove Hallow è la parola arcaica inglese
che significa Santo: la vigilia di tutti i Santi, quindi.
Ognissanti, invece, in inglese è All Hallows’ Day. L’importanza che, tuttavia,
viene data alla vigilia si deduce dal valore della cosmologia celtica: questa
concezione del tempo, seppur soltanto formalmente e linguisticamente parlando,
è molto presente nei paesi anglofoni, in cui diverse feste sono accompagnate
dalla parole “Eve”, tra cui la stessa notte di Capodanno, “New Year’s Eve”, o
la notte di Natale “Christmas Eve”. I Celti e i festeggiamenti di Samhain I
Celti erano prevalentemente un popolo di pastori, a differenza di altre culture
europee, come quelle del bacino del Mediterraneo. I ritmi della loro vita
erano, dunque, scanditi dai tempi che l’allevamento del bestiame imponeva,
tempi diversi da quelli dei campi. Alla fine della stagione estiva, i pastori
riportavano a valle le loro greggi, per prepararsi all’arrivo dell’inverno e
all’inizio del nuovo anno. Per i Celti, infatti, l’anno nuovo non cominciava il
1° gennaio come per noi oggi, bensì il 1° novembre, quando terminava
ufficialmente la stagione calda ed iniziava la stagione delle tenebre e del
freddo, il tempo in cui ci si chiudeva in casa per molti mesi, riparandosi dal
freddo, costruendo utensili e trascorrendo le serate a raccontare storie e
leggende. Il passaggio dall’estate all’inverno e dal vecchio al nuovo anno
veniva celebrato con lunghi festeggiamenti, lo Samhain (pronunciato sow-in,
dove sow fa rima con cow), che deriverebbe dal gaelico samhuinn e significa
“summer’s end”, fine dell’estate. In Irlanda la festa era nota come Samhein, o
La Samon, la festa del Sole, ma il concetto è lo stesso. In quel periodo
dell’anno i frutti dei campi (che pur non essendo la principale attività dei
celti, venivano comunque coltivati) erano assicurati, il bestiame era stato ben
nutrito dell’aria fresca e dei pascoli dei monti e le scorte per l’inverno
erano state preparate. La comunità, quindi, poteva riposarsi e ringraziare gli
Dei per la loro generosità. Ciò avveniva tramite lo Samhain, che, inoltre,
serviva ad esorcizzare l’arrivo dell’inverno e dei suoi pericoli, unendo e
rafforzando la comunità grazie ad un rito di passaggio che propiziasse la
benevolenza delle divinità. L’importanza che la popolazione celta attribuiva a
Samhain risiede nella loro concezione del tempo, visto come un cerchio
suddiviso in cicli: il termine di ogni ciclo era considerato molto importante e
carico di magia. Insieme a Samhain (31 ottobre, appunto) si festeggiavano
Lughnasadh (1 agosto), Beltane (30 aprile o 1 maggio), Imbolc (1-2 febbraio),
Yule (21 dicembre), Ostara (21 marzo), Litha (21 giugno) e Mabon (21
settembre). L’avvento del Cristianesimo non ha del tutto cancellato queste
festività, ma in molti casi si è sovrapposto ad esse conferendo loro contenuti
e significati diversi da quelli originari. La morte era il tema principale
della festa, in sintonia con ciò che stava avvenendo in natura: durante la
stagione invernale la vita sembra tacere, mentre in realtà si rinnova
sottoterra, dove tradizionalmente, tra l’altro, riposano i morti. Da qui è comprensibile
l’accostamento dello Samhain al culto dei morti. I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno, cioè il 31
ottobre, Samhain chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti, che vivevano
in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir nan Oge, e che le
forze degli spiriti potessero unirsi al mondo dei viventi, provocando in questo
modo il dissolvimento temporaneo delle leggi del tempo e dello spazio e facendo
sì che l’aldilà si fondesse con il mondo dei vivi e permettendo agli spiriti
erranti di vagare indisturbati sulla Terra. Samhain era, dunque, una celebrazione che univa la paura della morte e
degli spiriti all’allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno.
Durante la notte del 31 ottobre si
tenevano dei raduni nei boschi e sulle colline per la cerimonia dell’accensione
del Fuoco Sacro e venivano effettuati sacrifici animali. Vestiti con
maschere grottesche, i Celti tornavano al villaggio, facendosi luce con
lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci
del Fuoco Sacro. Dopo questi riti i Celti festeggiavano per 3 giorni,
mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per spaventare gli spiriti. In Irlanda si diffuse l’usanza di accendere
torce e fiaccole fuori dagli usci e di lasciare cibo e latte per le anime dei
defunti che avrebbero reso visita ai propri familiari, affinché potessero
rifocillarsi e decidessero di non fare scherzi ai viventi.
L’avvento
del Cristianesimo Attraverso le conquiste romane,
Cristiani e Celti vennero a contatto. L’evangelizzazione
delle Isole Britanniche portò con sé un nuovo concetto della vita, molto
distante da quello celtico e durante tale periodo la Chiesa tentò di sradicare
i culti pagani, ma non sempre vi riuscì. Halloween
non fu completamente cancellata, ma fu
in qualche modo cristianizzata, tramite l’istituzione del giorno di Ognissanti
il 1° Novembre e, in seguito, della commemorazione dei defunti il 2
Novembre. Fu Odilone di Cluny, nel 998 d.C., a dare l’avvio a quella che
sarebbe stata una nuova e longeva tradizione delle società occidentali. Allora
egli diede disposizione affinché i monasteri dipendenti dall’abbazia
celebrassero il rito dei defunti a partire dal vespro del 1° Novembre. Il
giorno seguente era invece disposto che fosse commemorato con un’Eucarestia
offerta al Signore, pro requie omnium defunctorum. Un’usanza che si diffuse ben
presto in tutta l’Europa cristiana, per giungere a Roma più tardi. La Festa di Ognissanti, infatti, fu
celebrata per la prima volta a Roma il 13 Maggio del 609 d.C., in occasione
della consacrazione del Pantheon alla Vergine Maria. Successivamente, Papa
Gregorio III stabilì che la Festa di Ognissanti fosse celebrata non più il 13
Maggio, bensì il 1° Novembre, come avveniva già da tempo in Francia. Fu
circa nel IX secolo d.C. che la Festa di Ognissanti venne ufficialmente
istituzionalizzata e quindi estesa a tutta la Chiesa, per opera di Papa
Gregorio IV. Fanno eccezione i cristiani Ortodossi, che coerentemente con le
prime celebrazioni, ancora oggi festeggiano Ognissanti in primavera, la
Domenica successiva alla Pentecoste. L’influenza del culto di Samhain non fu,
tuttavia, sradicata e per questo motivo la Chiesa aggiunse, nel X secolo, una
nuova festa: il 2 Novembre, Giorno dei Morti, dedicato alla memoria delle anime
degli scomparsi. Dall’Irlanda agli Stati
Uniti Verso la metà del XIX secolo, l’Irlanda fu investita da una terribile
carestia, ancor oggi ricordata con grande partecipazione dagli irlandesi. In
quel periodo per sfuggire alla povertà, molte persone decisero di abbandonare
l’isola e di tentar fortuna negli Stati Uniti, dove crearono, come molte
altre nazionalità, una forte comunità. All’interno di essa venivano mantenute
vive le tradizioni ed i costumi della loro patria, e tra di essi il 31 Ottobre
veniva celebrato Halloween. Ben presto, questa usanza si diffuse in tutto il
popolo americano, diventando quasi una festa nazionale. Più recentemente, gli
Stati Uniti grazie al cinema ed alla televisione hanno esportato in tutto il
mondo i festeggiamenti di Halloween, contagiando anche quella parte dell’Europa
che ne era rimasta estranea. In moltissimi film e telefilm spesso appaiono la
famosa zucca ed i bambini mascherati che bussano alle porte. E molti, infine,
sono i libri ed i racconti horror che prendono Halloween come sfondo o come
spunto delle loro trame. Negli Stati
Uniti Halloween ha perso i suoi significati religiosi e rituali, ed è diventata
un’occasione per divertirsi e organizzare costosi e allegri festeggiamenti.
Pare che ogni anno gli Americani spendano due milioni e mezzo di dollari in
costumi, addobbi e feste per il 31 ottobre.
Perché
dolcetto o scherzetto? La notte di Halloween i bambini si
divertono nel famoso gioco del “trick or threat”, cioé “dolcetto o scherzetto”.
Travestiti con maschere e costumi mostruosi, vanno di casa in casa chiedendo
dolcetti o qualche moneta. Se non ricevono niente, possono giocare un brutto
scherzo ai proprietari di quella casa, come svuotare la pattumiera nel giardino
o attaccare lattine vuote al tubo di scappamento dell’auto. La tradizione di tale gioco sembra aver
avuto origine nell’Europa del IX secolo d.C. quando dagli inglesi veniva chiamata souling, ovvero “elemosina di anime”. A quell’epoca il 2 novembre i
Cristiani vagavano di villaggio in villaggio chiedendo in elemosina del “pane
d’anima”, un dolce di forma quadrata guarnito con uva passa, in cambio della
promessa di pregare per le anime dei defunti. Più “dolci dell’anima” una
persona riceveva, più preghiere questa persona prometteva di recitare per i
defunti della famiglia che aveva donato il pane.
Tornando ancora indietro nei secoli, si narra che nella notte di Samhain le
Fate erano solite fare alcuni “scherzetti” agli umani, portandoli a perdersi
nelle “colline delle Fate”, dove rimanevano intrappolati per sempre. I Celti
quindi, per guadagnarsi il favore delle Fate erano soliti offrire del cibo o
latte che veniva lasciato sui gradini delle loro case. O ancora, l’usanza dei
bambini di bussare alle porte delle case chiedendo dolci, potrebbe derivare
dall’usanza dei Celti di lasciare cibo e latte fuori dalla porta, nella
speranza di ingraziarsi gli spiriti in giro durante la notte del 31 ottobre ed
evitare le loro malefatte. L’abitudine
di mascherarsi in occasione di Halloween deriva probabilmente dall’usanza celtica
di indossare pelli di animali e maschere mostruose durante i riti di Samhain e
dell’accensione del Fuoco Sacro, per spaventare gli spiriti e tenerli lontani
dai villaggi”.