Cirò- Appartiene al
museo della civiltà contadina della Tenuta Iuzzolini il più antico manufatto in
campo sulle tecniche di vinificazione, da poco restaurato. Si tratta del
Torchio a trave, della tipologia detta “di Catone”che porta la data del 1683
appartenuto all’atavico Iuzzolini Fortunato, come da iscrizione riconoscibile
attraverso le sue iniziali I.F.
. Veniva vinificato così l’uva una volta attraverso il torchio, la cui
descrizione è descritta nella pluridecorata
“Madre Goccia” vino che nasce
dalle uve Greco bianco e Chardonnay, della Tenuta Iuzzolini:”La prima
volta che si abbassano le travi sopra
l’uva, il vino che n’esce si chiama “madre goccia”: esso è ciò che vi è di più
delicato e di più squisito nell’uva”. La tipologia di questo torchio detta “di
Catone”, fu descritto per la prima volta dall’agronomo romano tra il II ed il I
secolo a.C. Costruito con legno pieno senza parti soggette ad usura,
soprattutto senza il ferro che con il tempo si rovina, si può definire eterno.
Fu
Catone nel 234 – 149 a. C.
e Plinio 23 . 79 d. C. che lo descrissero attraverso le scene illustrate
nei bassorilievi e dipinti. Si tratta di un torchio a leva di II grado in cui
la pressione è esercitata dall’abbassamento della leva, costituita da una
grossa trave di legno, imperniata ad un estremo e violentemente tirata verso
terra a mezzo di corde mosse da un argano sistemato all’estremo opposto. Tale tipo, detto di Catone, durò inalterato
fino al I secolo d. C., quando le corde e l’argano furono sostituiti da una
lunga vite in legno collegata ad una grossa pietra e avvitatesi in una
madrevite posta all’estremità libera della trave. La forza premente è
naturalmente proporzionata alla lunghezza della trave che funziona da leva e al
peso applicato alla vite.
Questa macchina, relativamente costosa, offre il vantaggio
non indifferente di un limitato impiego di manodopera (due o tre uomini) e di
un notevole sfruttamento delle vinacce in quanto si possono ottenere con una
leva di lunghezza complessiva di 11 metri, e pietre pesanti circa 1600 chilogrammi,
delle forze prementi dell’ordine di 12 tonnellate. I pregi la resero
comunissima e, nella sua meccanica rudimentale
tecnicamente perfetta, rimase inalterata fino al principio del XIX
secolo. diffuso nelle regioni
centro-meridionali dal I sec. a.C. Per
cui oggi è possibile ammirarlo in tutta
la sua bellezza presso il museo della civiltà contadina della Tenuta Iuzzolini,
pezzo unico in tutta la provincia e forse anche in tutta la Calabria, se ne conosce
uno simile a Pompei.
Dunque il primo tipo, a leva, era chiamato torchio a verricello, prendeva
il nome di modello catoniano, da qui torchio di Catone, mentre il più
moderno torchio a vite, era conosciuto invece come primo modello
pliniano ed era