La Società degli Storici della
Fisica e dell’Astronomia (SISFA) omaggia Luigi Lilio
Pubblicato un articolo storico-scientifico dal titolo
“LUIGI LILIO E LA RIFORMA
DEL CALENDARIO” firmato da Massimo Mazzoni (Astrofisico
dell’Università di Firenze) e Francesco Vizza (ICCOM-CNR)
La pubblicazione, che verte sulla
relazione dei due studiosi tenutasi a Urbino nel 2010 nell’ambito del XXX
Congresso Nazionale della SISFA, tratta essenzialmente i parametri del modello
astronomico utilizzato da Lilio per la
determinazione della durata dell’anno civile e per il calcolo della ricorrenza
della Pasqua.
I due ricercatori Francesco Vizza e
Massimo Mazzoni, già vincitori nel 2010 del Primo Premio “Sessione Poster” al
54° Congresso Nazionale della Società Astronomica Italiana con un lavoro su
Lilio, scrivono: recentemente, a causa della ricorrenza della data di nascita
dello scienziato di Cirò, si è avuto un crescente sviluppo degli studi relativi
alla genesi del calendario, nel tentativo di comprendere meglio gli aspetti
storici e scientifici di questa fondamentale riforma e del contributo specifico
dovuto a Lilio. Il nostro lavoro va appunto in tale direzione, ma abbiamo la
consapevolezza di essere solo all’inizio e, data la scarsità di documenti
reperibili, che non si tratterà comunque di un’impresa facile.
Il ‘600 -affermano i due studiosi- è
caratterizzato dalla formidabile rivoluzione scientifica, ma al tempo di Lilio
non si è ancora neppure all’alba della scienza, forse appena al suo crepuscolo.
Quello che Lilio può fare in queste condizioni è elaborare un modello che salvi
il fenomeno, cioè che formalmente corrisponda a ciò che avviene nel cielo,
senza tuttavia addentrarsi nelle sterili discussioni, allora inevitabili, sulle
essenze celesti e sulle loro gerarchie. Oggi la chiameremmo una soluzione
numerica ottenuta da un modello parametrico.
Il moto dei pianeti, affermano gli
autori, è tutt’altro che regolare ed uniforme, nonostante il diffuso tentativo
di presentare il Cosmo come opera perfetta in quanto creazione diretta di un
dio, e di conseguenza immaginare i corpi che esso contiene come ingranaggi di
un “grande orologio”. In particolare non è uniforme il cammino della Terra
attorno al Sole e di conseguenza, nell’ottica pre-copernicana accettata allora,
non è uniforme neppure il moto, apparente, del Sole rispetto al nostro pianeta.
Il calendario è la rappresentazione degli aspetti periodici di questo moto,
quindi finché esso si basa su regole precise, "congelate" e invariabili
nel tempo, è destinato a sfasarsi rispetto ai fenomeni celesti. La questione
era stata già affrontata nel primo concilio della Chiesa Cattolica, quello
tenuto a Nicea nel 325, ma senza quasi altro risultato che indicare il 21 Marzo
come data inamovibile per l’equinozio di primavera. Gli equinozi in effetti non
sono rappresentabili come punti fissi sulla traiettoria terrestre, ma subiscono
una perturbazione gravitazionale che li rende mobili. Questo ha conseguenze di
non poca rilevanza, poiché implica lo spostamento della separazione tra inverno
e primavera, così come, attraverso la linea dei nodi, di quella tra estate ed
autunno. Può non essere ovvio come questo problema astronomico debba riguardare
la religione cristiana. In effetti, l’interesse astronomico della Chiesa
discende dall’aver connesso la celebrazione della Resurrezione di Cristo alle
fasi lunari e all’equinozio di primavera: si tratta di una questione di fedeltà
commemorativa nel ricordare il giorno dell’evento, sulla base dell’esegesi delle
Sacre Scritture. Il Concilio di Nicea aveva indicato quindi che la Pasqua si dovesse celebrare
nella prima domenica seguente il primo plenilunio dopo l’equinozio ascendente,
così come era avvenuto alla crocifissione.
Nell’articolo è riportato quale fosse
il gravoso compito che impegnò Lilio dapprima nel fissare l' incerta durata
dell’anno tropico, escludendo l’anno siderale tanto caro a Copernico, e poi
nell'elaborare un calendario perfetto capace di riprodurre i variabili moti
della terra. Usando il linguaggio della matematica moderna, si può dire che
l’anno bisestile giuliano è solo una correzione al primo ordine all’anno solare
medio, inadeguata sull’arco dei secoli: occorreva passare ai termini d’ordine
superiore, avendo a disposizione, però, rudimentali strumenti matematici. E’
opportuno ricordare - affermano Mazzoni e Vizza - che i complessi calcoli
svolti dal medico calabrese furono effettuati utilizzando solo i numeri interi:
infatti la notazione matematica con la virgola si affermò proprio negli anni
seguenti la riforma del calendario; prima di allora si ricorreva alle serie di
frazioni tra interi per esprimere i numeri decimali.
E dopo il Sole la Luna. Lilio produsse
una tabella di validità ultra-millenaria per l’epatta, ossia per l’età della
Luna all’inizio dell’anno, espressa come frazione del mese lunare stabilito in
30 giorni. In realtà il mese siderale è soltanto di 29 giorni e mezzo: i valori
della tabella discendevano dall’applicazione di due equazioni correttive, una
solare e una lunare, che all’inizio di ogni anno attribuiscono il corretto
valore all’epatta. La naturale periodicità del ciclo metonico veniva così
sostituita dal ciclo delle epatte calcolato da Lilio, che introduce perfino
mesi lunari virtuali per rifasare lunazioni reali e calendario solare. Oggi non
sappiamo ancora se tutto questo incredibile lavoro fu opera di un solo uomo o
se invece egli trasse ispirazione da altri matematici ed astronomi del tempo.
Resta il fatto che Lilio fu il reale artefice della riforma.
L’articolo termina con un appello alla
comunità scientifica: crediamo valga la pena dedicargli approfondite indagini
archivistiche affinché il ruolo di Lilio non venga oscurato di nuovo.
Infatti prosegue Vizza in una nota, il nostro articolo è
stato pubblicato in questi giorni in contemporanea con altre due pubblicazioni
divulgative: “il Cinquecento, l’Età del Rinascimento Vo. II”, opera a cura di Umberto Eco e
distribuito dal gruppo editoriale La Repubblica-L’Espresso e “Il Nuovo Mondo e La Rivoluzione Scientifica
tra ‘500 e ‘600” edita da Storica, della National Geografic.
Nelle due opere citate, viene affrontata la riforma del
calendario come uno degli eventi storico-scientifici più significativi del
‘500, ma i meriti vengono attribuiti al gesuita tedesco Clavio mentre Lilio non
viene neppure lontanamente citato. La rivista Storica ha addirittura l’ardire
di affermare che solo grazie al sistema eliocentrico di Copernico si è potuti
arrivare ad una esatta misurazione dell’anno e quindi alla riforma del
calendario. Questa è veramente una sciocchezza poiché Lilio aveva giustamente
compreso che adottare il sistema eliocentrico invece del modello geocentrico di
Tolomeo non l’avrebbe certamente aiutato poiché i due sistemi non influenzano
la misura dell’anno.
Ho protestato vivamente -dice Vizza- con gli autori dei
due articoli, i quali facendo mea culpa per la loro imperdonabile
superficialità, hanno promesso di rimediare al loro macroscopico errore.
Purtroppo la mistificazione della
storia è un fatto noto ed è per questo che l’opera di Lilio deve essere
divulgata non solo a livello nazionale ma anche, auspicabilmente, a livello
internazionale.
L’auspicata approvazione definitiva
della giornata regionale dedicata alla riforma del calendario è
un’importantissima iniziativa che
va in questa direzione .