lunedì 15 ottobre 2012

Cirò-La Società degli Storici della Fisica e dell’Astronomia (SISFA) omaggia Luigi Lilio Pubblicato un articolo storico-scientifico dal titolo “LUIGI LILIO E LA RIFORMA DEL CALENDARIO” firmato da Massimo Mazzoni (Astrofisico dell’Università di Firenze) e Francesco Vizza (ICCOM-CNR)


La Società degli Storici della Fisica e dell’Astronomia (SISFA) omaggia Luigi Lilio
Pubblicato un articolo storico-scientifico dal titolo “LUIGI LILIO E LA RIFORMA DEL CALENDARIO” firmato da Massimo Mazzoni (Astrofisico dell’Università di Firenze) e Francesco Vizza (ICCOM-CNR)

La pubblicazione, che verte sulla relazione dei due studiosi tenutasi a Urbino nel 2010 nell’ambito del XXX Congresso Nazionale della SISFA, tratta essenzialmente i parametri del modello astronomico  utilizzato da Lilio per la determinazione della durata dell’anno civile e per il calcolo della ricorrenza della Pasqua.
I due ricercatori Francesco Vizza e Massimo Mazzoni, già vincitori nel 2010 del Primo Premio “Sessione Poster” al 54° Congresso Nazionale della Società Astronomica Italiana con un lavoro su Lilio, scrivono: recentemente, a causa della ricorrenza della data di nascita dello scienziato di Cirò, si è avuto un crescente sviluppo degli studi relativi alla genesi del calendario, nel tentativo di comprendere meglio gli aspetti storici e scientifici di questa fondamentale riforma e del contributo specifico dovuto a Lilio. Il nostro lavoro va appunto in tale direzione, ma abbiamo la consapevolezza di essere solo all’inizio e, data la scarsità di documenti reperibili, che non si tratterà comunque di un’impresa facile.
Il ‘600 -affermano i due studiosi- è caratterizzato dalla formidabile rivoluzione scientifica, ma al tempo di Lilio non si è ancora neppure all’alba della scienza, forse appena al suo crepuscolo. Quello che Lilio può fare in queste condizioni è elaborare un modello che salvi il fenomeno, cioè che formalmente corrisponda a ciò che avviene nel cielo, senza tuttavia addentrarsi nelle sterili discussioni, allora inevitabili, sulle essenze celesti e sulle loro gerarchie. Oggi la chiameremmo una soluzione numerica ottenuta da un modello parametrico.
Il moto dei pianeti, affermano gli autori, è tutt’altro che regolare ed uniforme, nonostante il diffuso tentativo di presentare il Cosmo come opera perfetta in quanto creazione diretta di un dio, e di conseguenza immaginare i corpi che esso contiene come ingranaggi di un “grande orologio”. In particolare non è uniforme il cammino della Terra attorno al Sole e di conseguenza, nell’ottica pre-copernicana accettata allora, non è uniforme neppure il moto, apparente, del Sole rispetto al nostro pianeta. Il calendario è la rappresentazione degli aspetti periodici di questo moto, quindi finché esso si basa su regole precise, "congelate" e invariabili nel tempo, è destinato a sfasarsi rispetto ai fenomeni celesti. La questione era stata già affrontata nel primo concilio della Chiesa Cattolica, quello tenuto a Nicea nel 325, ma senza quasi altro risultato che indicare il 21 Marzo come data inamovibile per l’equinozio di primavera. Gli equinozi in effetti non sono rappresentabili come punti fissi sulla traiettoria terrestre, ma subiscono una perturbazione gravitazionale che li rende mobili. Questo ha conseguenze di non poca rilevanza, poiché implica lo spostamento della separazione tra inverno e primavera, così come, attraverso la linea dei nodi, di quella tra estate ed autunno. Può non essere ovvio come questo problema astronomico debba riguardare la religione cristiana. In effetti, l’interesse astronomico della Chiesa discende dall’aver connesso la celebrazione della Resurrezione di Cristo alle fasi lunari e all’equinozio di primavera: si tratta di una questione di fedeltà commemorativa nel ricordare il giorno dell’evento, sulla base dell’esegesi delle Sacre Scritture. Il Concilio di Nicea aveva indicato quindi che la Pasqua si dovesse celebrare nella prima domenica seguente il primo plenilunio dopo l’equinozio ascendente, così come era avvenuto alla crocifissione.
Nell’articolo è riportato quale fosse il gravoso compito che impegnò Lilio dapprima nel fissare l' incerta durata dell’anno tropico, escludendo l’anno siderale tanto caro a Copernico, e poi nell'elaborare un calendario perfetto capace di riprodurre i variabili moti della terra. Usando il linguaggio della matematica moderna, si può dire che l’anno bisestile giuliano è solo una correzione al primo ordine all’anno solare medio, inadeguata sull’arco dei secoli: occorreva passare ai termini d’ordine superiore, avendo a disposizione, però, rudimentali strumenti matematici. E’ opportuno ricordare - affermano Mazzoni e Vizza - che i complessi calcoli svolti dal medico calabrese furono effettuati utilizzando solo i numeri interi: infatti la notazione matematica con la virgola si affermò proprio negli anni seguenti la riforma del calendario; prima di allora si ricorreva alle serie di frazioni tra interi per esprimere i numeri decimali.
E dopo il Sole la Luna. Lilio produsse una tabella di validità ultra-millenaria per l’epatta, ossia per l’età della Luna all’inizio dell’anno, espressa come frazione del mese lunare stabilito in 30 giorni. In realtà il mese siderale è soltanto di 29 giorni e mezzo: i valori della tabella discendevano dall’applicazione di due equazioni correttive, una solare e una lunare, che all’inizio di ogni anno attribuiscono il corretto valore all’epatta. La naturale periodicità del ciclo metonico veniva così sostituita dal ciclo delle epatte calcolato da Lilio, che introduce perfino mesi lunari virtuali per rifasare lunazioni reali e calendario solare. Oggi non sappiamo ancora se tutto questo incredibile lavoro fu opera di un solo uomo o se invece egli trasse ispirazione da altri matematici ed astronomi del tempo. Resta il fatto che Lilio fu il reale artefice della riforma.
L’articolo termina con un appello alla comunità scientifica: crediamo valga la pena dedicargli approfondite indagini archivistiche affinché il ruolo di Lilio non venga oscurato di nuovo.

Infatti prosegue Vizza in una nota, il nostro articolo è stato pubblicato in questi giorni in contemporanea con altre due pubblicazioni divulgative: “il Cinquecento, l’Età del Rinascimento  Vo. II”, opera a cura di Umberto Eco e distribuito dal gruppo editoriale La Repubblica-L’Espresso e “Il Nuovo Mondo e La Rivoluzione Scientifica tra ‘500 e ‘600” edita da Storica, della National Geografic.
Nelle due opere citate, viene affrontata la riforma del calendario come uno degli eventi storico-scientifici più significativi del ‘500, ma i meriti vengono attribuiti al gesuita tedesco Clavio mentre Lilio non viene neppure lontanamente citato. La rivista Storica ha addirittura l’ardire di affermare che solo grazie al sistema eliocentrico di Copernico si è potuti arrivare ad una esatta misurazione dell’anno e quindi alla riforma del calendario. Questa è veramente una sciocchezza poiché Lilio aveva giustamente compreso che adottare il sistema eliocentrico invece del modello geocentrico di Tolomeo non l’avrebbe certamente aiutato poiché i due sistemi non influenzano la misura dell’anno.

Ho protestato vivamente -dice Vizza- con gli autori dei due articoli, i quali facendo mea culpa per la loro imperdonabile superficialità, hanno promesso di rimediare al loro macroscopico errore.
Purtroppo la mistificazione della storia è un fatto noto ed è per questo che l’opera di Lilio deve essere divulgata non solo a livello nazionale ma anche, auspicabilmente, a livello internazionale.
L’auspicata approvazione definitiva della giornata regionale dedicata alla riforma del calendario è un’importantissima iniziativa  che va  in questa direzione .