Cirò- Sul caso Caruso, scende in campo Francesco Mussuto
già militante nella stessa giunta Caruso
in passato, che in una nota scrive: “Tanto Rumore per Nulla”.
Non potevo accettare né tanto meno tollerare il paradigma messo in campo ad hoc
da organi dello Stato, alimentato da certo sciacallaggio politico bieco e
paranoico, ledendo la dignità e l’onorabilità del Sindaco e degli
amministratori e con essi un’intera comunità, distruggendo come panzer quello
che di buono l’Amministrazione Caruso aveva realizzato negli anni nell’azione
di governo puntando, tra l’altro, nella rinascita culturale del territorio
(basti pensare a Luigi Lilio, Giano Lacinio, creazione di n. 3 musei, ecc.),
progetti sul versante enogastronomico ed
identitario del territorio ( Contea del Vino, Enoteca Regionale, ecc.) e tanti altri progetti consentendo la
divulgazione dell’immagine positiva di Cirò. Chi ha subìto le conseguenze sono,
oltre agli amministratori, soprattutto i
cittadini di Cirò che sono stati umiliati e offesi per l’immagine negativa che
è veicolata sulla stampa locale e nazionale. Tra essi ci sono anch’io, umiliato
e offeso, sia come cittadino che come sostenitore della lista che ha vinto le
elezioni. Giustizia è stata fatta, dice il Sindaco. Ma questa giustizia reclama
a gran voce il “Mea Culpa” di chi ha
causato questo danno morale, provvedendo come minimo ad un’azione resarcitoria
nei confronti dell’intera comunità. Il 9
luglio 2015 è intervenuta la sentenza del Consiglio di Stato che ha respinto in
modo inequivocabile il ricorso fatto
dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell’Interno
riconfermando la sentenza del Tar-Lazio
del 21 gennaio 2015, divenuta un punto di riferimento nella
giurisprudenza amministrativa italiana,
sancendo in modo chiaro ed inequivocabile l’insussistenza dei fatti contestati
all’ amministrazione Caruso legittimando di diritto il reintegro
dell’’intero Consiglio Comunale. Alla luce di quanto sopra narrato che vede lo
stesso Stato, difensore del diritto, soccombere e relegato a bordo ring in
un’impari lotta tra un novello Davide e il gigante Golia, vien da chiedersi: se
non fosse stato per la tenacia, la caparbietà, la volontà e il desiderio di
ottenere giustizia da parte di un professionista serio e onesto, ferito e
umiliato da uno Stato forte e arrogante con i deboli, quanti di noi, poveri
sudditi, avrebbero resistito a cotanta tenzone?