venerdì 14 agosto 2015

Cirò- Sul caso Caruso, scende in campo Francesco Mussuto



Cirò- Sul caso Caruso, scende in campo Francesco Mussuto già militante nella stessa giunta Caruso  in passato, che in una nota scrive: “Tanto Rumore per Nulla”. Non potevo accettare né tanto meno tollerare il paradigma messo in campo ad hoc da organi dello Stato, alimentato da certo sciacallaggio politico bieco e paranoico, ledendo la dignità e l’onorabilità del Sindaco e degli amministratori e con essi un’intera comunità, distruggendo come panzer quello che di buono l’Amministrazione Caruso aveva realizzato negli anni nell’azione di governo puntando, tra l’altro, nella rinascita culturale del territorio (basti pensare a Luigi Lilio, Giano Lacinio, creazione di n. 3 musei, ecc.), progetti sul versante  enogastronomico ed identitario del territorio ( Contea del Vino, Enoteca Regionale, ecc.) e  tanti altri progetti consentendo la divulgazione dell’immagine positiva di Cirò. Chi ha subìto le conseguenze sono, oltre agli amministratori, soprattutto  i cittadini di Cirò che  sono stati  umiliati e offesi per l’immagine negativa che è veicolata sulla stampa locale e nazionale. Tra essi ci sono anch’io, umiliato e offeso, sia come cittadino che come sostenitore della lista che ha vinto le elezioni. Giustizia è stata fatta, dice il Sindaco. Ma questa giustizia reclama a gran voce  il “Mea Culpa” di chi ha causato questo danno morale, provvedendo come minimo ad un’azione resarcitoria nei confronti dell’intera comunità.  Il 9 luglio 2015 è intervenuta la sentenza del Consiglio di Stato che ha respinto in modo inequivocabile il ricorso fatto  dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell’Interno riconfermando la sentenza del Tar-Lazio  del 21 gennaio 2015, divenuta un punto di riferimento nella giurisprudenza  amministrativa italiana, sancendo in modo chiaro ed inequivocabile l’insussistenza dei fatti contestati all’ amministrazione Caruso legittimando di diritto il reintegro dell’’intero  Consiglio Comunale.  Alla luce di quanto sopra narrato che vede lo stesso Stato, difensore del diritto, soccombere e relegato a bordo ring in un’impari lotta tra un novello Davide e il gigante Golia, vien da chiedersi: se non fosse stato per la tenacia, la caparbietà, la volontà e il desiderio di ottenere giustizia da parte di un professionista serio e onesto, ferito e umiliato da uno Stato forte e arrogante con i deboli, quanti di noi, poveri sudditi, avrebbero resistito a cotanta tenzone?