venerdì 21 agosto 2015

Cirò- Visite guidate al Museo di Ciro' dedicato all’alchimia, grazie al ricercatore Francesco Vizza .



Cirò- Visite guidate al  Museo di Cirò dedicato all’alchimia, grazie al ricercatore Francesco Vizza . I numerosi  visitatori delle sale museali di Cirò incontrano una parte sconosciuta  della Storia della Scienza. La mostra permanente sull’alchimia, ideata e diretta da Francesco Vizza ed allestita dall’artista Giuseppe Capoano,  è costituita da sale decorate con trompe l'oeil, riproduzioni di forni alchemici, alambicchi e storte del Cinquecento, coloratissimi pannelli esplicativi, splendide riproduzioni di miniature del X-XVI secolo, simboli alchemici e raffigurazioni allegoriche dell’opera di Giano Lacinio. Il  visitatore viene proiettato in un luogo magico, misterioso ed atemporale. La mostra è una delle poche presenti in Italia e l’unica sull’alchimia metallurgica. Le visite al Museo sono state precedute da un seminario sulla storia dell’alchimia nel corso dei secoli e sulla figura di Giano Lacinio di Cirò, alchimista Francescano del Cinquecento. Gli alchimisti –spiega Vizza- consideravano i metalli, vili e imperfetti, naturalmente predisposti a diventare oro e la loro azione era finalizzata ad accelerare questo processo mediante la Pietra Filosofale, una sorta di moderno catalizzatore in grado di portare a perfezione la materia rendendola incorruttibile.
 Le radici teoriche della sperimentazione alchemica risalgono alla teoria dei quattro elementi (terra, fuoco, aria e acqua), alla teoria umorale, alla tradizione aristotelica e pseudo-aristotelica. La chimica –continua Vizza- deve molto agli alchimisti, "scienziati ante litteram", che attraverso svariati tentativi di comprendere e decifrare ciò che in natura appare insondabile, finirono per scoprire importanti procedimenti chimici (tuttora utilizzati), inventarono tutti gli apparati di laboratorio in uso fino al XVIII sec., scoprirono nuovi composti e persino un elemento, il fosforo, distillando a gran fuoco circa 5 mila litri di urina di cavallo. Nel Medioevo e nel Rinascimento l’alchimia è dominata da religiosi. Erano alchimisti i francescani Ruggero Bacone, Raimondo Lullo, frate Elia da Cortona, compagno di San Francesco d’Assisi e suo successore, Bartolomeo da Iseo e tanti altri. Erano alchimisti i Domenicani San Alberto Magno e il suo discepolo San Tommaso D’Aquino. I Francescani vedevano nell’alchimia la conoscenza della natura finalizzata al suo perfezionamento. Conoscere i segreti della natura significava avvicinarsi a Dio. I Domenicani, invece, erano attratti dall’alchimia in quanto struttura teorica della metafisica e della filosofia.  Giano Lacinio di Cirò, teologo francescano del ‘500 pubblica un trattato fondamentale nella storia dell’alchimia. L’opera dal titolo “Pretiosa Margarita Novella de Thesauro, Ac Praeciosissimo Phylosophorum Lapide, Artis, Huius Divine Typus et Methodus: Collectanea ex Arnaldo, Raymundo, Rhasi, Alberto et Michaele Scoto; per Ianum Lacinium Calabrum nunc primum, cum lucupletissimo indice, in lucem edita” fu stampata la prima volta a Venezia nel 1546 ed è stata tradotta in tedesco e in inglese più volte nel corso di cinque secoli. La traduzione in italiano è stata riportata recentemente per la prima volta in un pregevole volume a cura di  Francesco Vizza dal titolo “Giano Lacinio Alchimista Francescano del Cinquecento Laruffa Editore 2015”. Nel corposo volume è anche  ricostruita l’identità dell’alchimista cirotano insieme ad una breve storia dell’alchimia. Durante le visite guidate Vizza ha illustrato ai presenti l’importanza e l’originalità delle rappresentazioni allegoriche della realizzazione della Pietra filosofale secondo l’alchimista cirotano. Cirò con il Museo Archeologico e le sue sale museali dedicate a Luigi Lilio riformatore del Calendario gregoriano e Giano Lacinio, uno dei più famosi alchimisti del Cinquecento, si pone come punto di riferimento regionale e nazionale di un turismo culturale che si accompagna ad un turismo naturalistico ed enogastronomico.