domenica 8 aprile 2012

Circa cento figuranti in abiti d’epoca hanno dato vita alla suggestiva passione di Cristo organizzata dalla parrocchia di Santa Maria de Plateis dal parroco don Giovanni Napolitano e dal maestro d’arte Francesco Florielli.


- Circa cento figuranti  in abiti d’epoca hanno dato vita alla suggestiva passione di Cristo organizzata dalla parrocchia di Santa Maria de Plateis dal parroco don Giovanni Napolitano e dal maestro d’arte Francesco Florielli. E’ stata la rappresentazione più  significativa degli ultimi anni per serietà, maturità, dove i personaggi hanno rappresentato i loro ruoli con profonda religiosità. Alla rappresentazione religiosa  centinaia di persone provenienti da ogni parte del comprensorio hanno preso parte in silenzioso rispetto a  tutte le fasi della crocifissione. 


Ad ogni angolo delle viuzze strette del paese in cui passava la processione, la gente specie quella anziana osservava le varie tappe con suggestione e tristezza partecipata, erano anni che la cittadina non partecipava così attivamente. Il maestro Florielli quest’anno ha fatto un ottimo lavoro, ha creato molti abiti nuovi e molti oggetti d’epoca che hanno reso la passione reale. Anticamente la processione della passione di Cristo veniva fatta il  Sabato santo, veniva portato per le vie del paese il santo  sepolcro detto  “ U Suburcu”, più precisamente “A Naca”, la statua di Maria Addolorata, seguiti da antiche preghiere. Sono moltissimi i fedeli che animavano la processione, tra di loro i “Frateddi”, che erano un gruppo di accompagnatori presenti in ogni processione. Questi appartenevano a due chiese diverse: quelli con la tunica bianca e il mantello rosso chiamati la “Mazzetta”, facevano capo alla chiesa di Santa Maria De Plateis, in Piazza Pugliese; Quelli invece con la tunica bianca e il mantello nero facevano capo alla chiesa di San Menna, situata nel centro storico. 


Uno dei “Frateddi” aveva il compito di stare in avanti la processione, poiché doveva portare una grande bandiera nera, in segno di lutto, chiamata “U Stinnardu”.  Dei “Frateddi” oggi purtroppo rimane solo un lontano ricordo, nessuno più ne fa parte. Attualmente rimane solo un fedele che per voto impersona Gesù nella via Crucis, portando la croce durante la processione, che di tutte rimane la più sentita  dai fedeli per passione e religiosità. 


  
 
 
    
Una organizzazione quest’anno curata nei minimi particolare grazie al parroco Don Giovanni Napolitano e al maestro d’arte Francesco Florielli a cui si deve la ricerca antropologica degli abiti d’epoca, costruiti e modellati dallo stesso Florielli, un’artista che per il lavoro scenografico e storico che ogni hanno fa, meriterebbe più attenzione, magari l’amministrazione gli potrebbe  creare un museo dei costumi e degli accessori che l’artista crea e modella sapientemente ogni anno in occasione di tutte le feste dell’anno. Attraverso queste iniziative si rafforzano quei legami col passato altrimenti persi per sempre.