Cirò- Oggi pomeriggio alle ore 17.00 a Cirò ci sarà la passione di Cristo in abiti d’epoca presentata dalla parrocchia Santa Maria de Plateis, dal parroco don Giovanni Napolitano e dal maestro d’arte Francesco Florielli. Ritornano le antiche tradizioni legate a Pasqua, la passione di Cristo in abito d’epoca del maestro Francesco Florielli ed i festeggiamenti che iniziano con la Domenica delle Palme. Già nei giorni precedenti si raccoglievano rami di ulivo e di alloro per poi essere benedette dal parroco don Giovanni Napolitano, come vuole la tradizione, in zona della santa croce del Santarello. Dopo la benedizione specialmente gli anziani intrecciano la palma per portarla poi ognuno nelle proprie dimore, mentre i contadini la portano pure nei campi, nei seminati, nelle stalle, per ottenere protezione e benedizione. Mentre secondo l’usanza, la croce fatta di palma benedetta dell’anno prima, dopo una preghiera, deve essere bruciata, come da tradizione. Sono gli anziani che specie una volta, seduti sulle scale della chiesa si intrattenevano per ricamare con la palma benedetta, piccoli cesti, croci, e altri piccoli oggetti che poi portavano a casa per i nipotini o per regalarli ad amici e parenti in segno di pace. Anticamente la processione della passione di Cristo veniva fatta il Sabato santo, veniva portato per le vie del paese il santo sepolcro detto “ U Suburcu”, più precisamente “A Naca”, la statua di Maria Addolorata, seguiti da antiche preghiere. Sono moltissimi i fedeli che animavano la processione, tra di loro i “Frateddi”, che erano un gruppo di accompagnatori presenti in ogni processione. Questi appartenevano a due chiese diverse: quelli con la tunica bianca e il mantello rosso chiamati la “Mazzetta”, facevano capo alla chiesa di Santa Maria De Plateis, in Piazza Pugliese; Quelli invece con la tunica bianca e il mantello nero facevano capo alla chiesa di San Menna, situata nel centro storico. Uno dei “Frateddi” aveva il compito di stare in avanti la processione, poiché doveva portare una grande bandiera nera, in segno di lutto, chiamata “U Stinnardu”. Dei “Frateddi” oggi purtroppo rimane solo un lontano ricordo, nessuno più ne fa parte. Attualmente rimane solo un fedele che per voto impersona Gesù nella via Crucis, portando la croce durante la processione, che di tutte rimane la più sentita dai fedeli per passione e religiosità. E ancora, era antica tradizione che,durante il sabato santo, si cantasse e pregasse per avere un buon raccolto mentre ci si accingeva a chiedere nel vicinato alcuni dolci tipici come le cozzupe e i mucceddati. In questo periodo, si chiedevano grazie, per esempio chi desiderava ricevere qualche grazia doveva osservare un particolare rito, ancora oggi tramandato dagli anziani: si doveva bussare all’esterno della propria abitazione dicendo”Maria, Maria, bona nova portu a ttia, grazia tu concedi a mmia, tuo figlio è resuscitato io voglio essere pagato”(Maria, Maria,buone notizie io porto a te, grazia tu concedi a me, tuo figlio è risorto, io voglio essere pagato). Alla fine si poggiava l’orecchio alla porta per sentire voci, rumori, o echi che mi assicurassero che la grazia mi era stata concessa. Dopo la Pasqua ogni famiglia va nelle campagne a festeggiare “u Pascono”(la Pasquetta), generalmente sotto un grande albero dove si può fare l’altalena e si può mangiare i piatti tipici caserecci come il capretto e la peperonata accompagnata da salsicce, soppressate, sardella e pane fatto in casa, il tutto bagnato da un buon bicchiere di vino rosso del Brigante, o di Carroccedda, o di Santa Venere, o del Feudo, e come dolce la classica cozzupa. Secondo l’antica tradizione l’altalena veniva fatta per simboleggiare la vicinanza dell’uomo con il cielo, ecco perché si fa proprio in occasione della Pasqua della Resurrezione. Dunque anche quest’anno ritorna nel borgo antico la Passione di Cristo in abiti d’epoca, un appuntamento che richiama turisti, fedeli e curiosi come ogni anno da tutto il comprensorio crotonese. Un lungo itinerario porterà i numerosi figuranti per le viuzze del centro storico fino alla centralissima Piazza Pugliese. Una organizzazione quest’anno curata nei minimi particolare grazie al parroco Don Giovanni Napolitano e al maestro d’arte Francesco Florielli a cui si deve la ricerca antropologica degli abiti d’epoca, costruiti e modellati dallo stesso Florielli, un’artista che per il lavoro scenografico e storico che ogni hanno fa, meriterebbe più attenzione, magari l’amministrazione gli potrebbe creare un museo dei costumi e degli accessori che l’artista crea e modella sapientemente ogni anno in occasione di tutte le feste dell’anno. Attraverso queste iniziative si rafforzano quei legami col passato altrimenti persi per sempre. Quest’anno infatti per far rivivere alcune antiche tradizioni sulla Pasqua in ogni chiesa gruppi di fedeli hanno allestito i sepolcri corredati da i “Laureddi” semi di cereali e legumi fatti germogliare durante la quaresima completamente al buio, proprio come vuole la tradizione. Dunque anche per quest’anno c’è tanta attesa per una rappresentazione che i cirotani sentono molto, ed è molto seguita da tutta la popolazione, ed il maestro Florielli anche quest’anno ci stupirà. Alla fine del percorso la crocifissione quest’anno sarà fatta in piazza Pugliese.