sabato 18 agosto 2012

Cirò- Nella Chiesa Madre di Cirò uno splendido segno di devozione da ammirare: la Madonna della Cintura, dipinto nel 1884 dal pittore della scuola napoletana Gaetano Basile, ne è convinta la filosofa Maria Francesca Carnea


Cirò- Nella Chiesa Madre di Cirò uno splendido segno di devozione da ammirare: la Madonna della Cintura, dipinto nel  1884 dal pittore della scuola napoletana  Gaetano  Basile, ne è convinta la filosofa  Maria Francesca Carnea che in una nota scrive:” Il desiderio di conoscenza nel senso del sacro interpella sempre alla comprensione per gli occhi che vedono il bello e che, incuriositi, anelano risposte. Nella straordinaria Chiesa Madre di Cirò, S. Maria de Plateis, tra tante magnificenze mirabili che sono in essa custoditi, e affidati alla cura del Parroco don Giovanni Napolitano, salendo per la splendida scalinata, all’entrata, sul lato sinistro del portone centrale, si può scorgere un grande quadro, imperioso, che colpisce l’attenzione per un particolare segno: la Cintura che la S. Vergine dona a s. Monica e s. Agostino. Suggestiva la storia e simbologia poiché foriera di significativa indicazione e illuminazione per la conoscenza e devozione mariana. Si tratta del quadro della Madonna della Cintura”. La  Sacra Cintola, viene chiamata anche Sacro Cingolo, ed è considerata la cintura della Madonna ed è la reliquia più preziosa, ancora oggi custodita in una Cappella apposita del Duomo di Prato. Consiste in una sottile striscia, lunga 87 cm, di lana finissima di capra, di color verdolino, broccata in filo d'oro, gli estremi sono nascosti da una nappa su un lato e da una piegatura sul lato opposto, tenute da un nastrino in taffetà verde smeraldo. Si tratta di una cintura di lana di color verde, ricamata con alcuni fili d'oro, che la tradizione vuole che appartenesse alla Vergine Maria, che la diede a s. Tommaso apostolo come prova della sua Assunzione in cielo. Ai lati della effige c’è Sant’Agostino e sua madre Santa Monica. La devozione alla Vergine della Cintura, secondo la tradizione, è nata dal desiderio di s. Monica di imitare Maria, anche nel modo di vestire: Monica, infatti, avrebbe chiesto alla Madonna di farle conoscere quale era il Suo abbigliamento durante la Sua vedovanza e, soprattutto, come vestiva dopo l’ascesa al cielo di Gesù. Si racconta che la Vergine, accontentandola, le apparve coperta da un’ampia veste di stoffa dozzinale, dal taglio semplice e di colore molto scuro, ossia in un abito totalmente dimesso e decisamente penitenziale. Tale veste era stretta in vita da una rozza cintura in pelle che scendeva quasi fino a terra. Maria, slacciatasi la cintura, la porse a Monica raccomandandosi di portarla sempre e le chiese di invitare tutti coloro che desideravano il suo particolare patrocinio di indossarla. Di tale privilegio si avvalse s. Agostino, figlio di s. Monica e, poco per volta, la cintura divenne uno dei tratti distintivi dell’ordine degli Agostiniani e di quanti hanno regole di vita che traggono spunto da s. Agostino. Nel tempo, si è formata poi un’associazione, con tanto di indulgenze concesse dall’autorità ecclesiastica, che richiede di indossare la cintura e la recita quotidiana di una coroncina di 13 Pater, un Credo e una Salve Regina. Nella coroncina da recitarsi ogni giorno da parte dei “cinturati” questo accessorio viene interpretato come l’umanità di Cristo che per amore ha sparso il suo sangue per le sue creature e, pertanto, portare la cintura equivale ad avere di fronte a sé il volto del Redentore e deve aiutare a tenere un comportamento aderente al Vangelo, secondo la volontà del Signore.