Cirò- Nella Chiesa Madre di Cirò uno splendido segno di
devozione da ammirare: la Madonna della Cintura,
dipinto nel 1884 dal pittore della
scuola napoletana Gaetano Basile, ne
è convinta la filosofa Maria Francesca
Carnea che in una nota scrive:” Il desiderio di conoscenza nel senso del
sacro interpella sempre alla comprensione per gli occhi che vedono il bello e
che, incuriositi, anelano risposte. Nella straordinaria Chiesa Madre di Cirò,
S. Maria de Plateis, tra tante magnificenze mirabili che sono in essa
custoditi, e affidati alla cura del Parroco don Giovanni Napolitano, salendo
per la splendida scalinata, all’entrata, sul lato sinistro del portone
centrale, si può scorgere un grande quadro, imperioso, che colpisce
l’attenzione per un particolare segno: la Cintura che la S. Vergine dona a s.
Monica e s. Agostino. Suggestiva la storia e simbologia poiché foriera di
significativa indicazione e illuminazione per la conoscenza e devozione
mariana. Si tratta del quadro della Madonna della Cintura”. La Sacra Cintola, viene chiamata anche Sacro Cingolo, ed è considerata la
cintura della Madonna ed è la reliquia
più preziosa, ancora oggi custodita in una Cappella apposita del Duomo di
Prato. Consiste in una sottile striscia, lunga 87 cm,
di lana
finissima di capra,
di color verdolino, broccata in filo d'oro, gli estremi sono nascosti da una nappa su un lato e da una piegatura sul lato
opposto, tenute da un nastrino in taffetà
verde
smeraldo. Si tratta di una cintura di lana di color verde, ricamata
con alcuni fili d'oro, che la tradizione vuole che appartenesse alla Vergine Maria, che la diede a s. Tommaso apostolo come prova della sua Assunzione in cielo. Ai
lati della effige c’è Sant’Agostino e sua madre Santa Monica. La
devozione alla Vergine della Cintura, secondo la tradizione, è nata dal
desiderio di s. Monica di imitare Maria, anche nel modo di vestire: Monica,
infatti, avrebbe chiesto alla Madonna di farle conoscere quale era il Suo
abbigliamento durante la Sua
vedovanza e, soprattutto, come vestiva dopo l’ascesa al cielo di Gesù. Si
racconta che la Vergine,
accontentandola, le apparve coperta da un’ampia veste di stoffa dozzinale, dal
taglio semplice e di colore molto scuro, ossia in un abito totalmente dimesso e
decisamente penitenziale. Tale veste era stretta in vita da una rozza cintura
in pelle che scendeva quasi fino a terra. Maria, slacciatasi la cintura, la
porse a Monica raccomandandosi di portarla sempre e le chiese di invitare tutti
coloro che desideravano il suo particolare patrocinio di indossarla. Di tale
privilegio si avvalse s. Agostino, figlio di s. Monica e, poco per volta, la
cintura divenne uno dei tratti distintivi dell’ordine degli Agostiniani e di
quanti hanno regole di vita che traggono spunto da s. Agostino. Nel tempo, si è
formata poi un’associazione, con tanto di indulgenze concesse dall’autorità
ecclesiastica, che richiede di indossare la cintura e la recita quotidiana di
una coroncina di 13 Pater, un Credo e una Salve Regina. Nella coroncina da
recitarsi ogni giorno da parte dei “cinturati” questo accessorio viene
interpretato come l’umanità di Cristo che per amore ha sparso il suo sangue per
le sue creature e, pertanto, portare la
cintura equivale ad avere di fronte a sé il volto del Redentore e deve
aiutare a tenere un comportamento aderente al Vangelo, secondo la volontà del
Signore.