Cirò- “Bisogna elevare il livello di prestazioni all’utenza, meno burocrazia più sanità in Calabria”, scrive in una nota il sindaco Mario Caruso. Per la commissione, lo stato della sanità in Calabria richiede quindi “un cambiamento radicale della gestione della cosa pubblica, attraverso una maggiore responsabilizzazione degli amministratori locali mediante un potenziamento delle attività di controllo che garantisca piena trasparenza di fronte alla popolazione e al Paese”.
Questo dato inquietante, ci preoccupa scrive Caruso- poiché non vorremmo che il presidente Scopelliti, approvi frettolosamente un piano sanitario di rientro con tagli lineari senza porre l’attenzione alle singole realtà Ospedaliere che devono rispondere a criteri non solo di economicità ma di efficienza sanitaria. Poiché, riteniamo sia necessario fare chiarezza e non proclamare falsità, non possiamo pensare, prosegue Caruso- che in una regione gli ospedali non si interfaccino tra di loro e che inefficienze, duplicazioni e sprechi possano perpetuarsi in eterno. Se non facciamo qualcosa oggi, domani non avremo più i servizi. Se un ospedale fa per una determinata patologia meno interventi rispetto alla soglia di apprendimento, vuol dire che chi fa l’intervento in quell’ospedale rischia. Sino ad oggi nelle ASP il territorio è spesso trascurato. I servizi territoriali, invece, sono la vera e prima forma d’intervento e di prevenzione. Di questi cambiamenti abbiamo bisogno poiché se ne parla da anni, ma nessuno ha il coraggio di attuarli, di questo ne è convinto il primo cittadino Mario Cruso Coord. Reg.di Io sud Calabria .
Questo invece il quadro sulla sanità:” Prima di parlare di sanità in Calabria occorre analizzare attentamente il quadro sanitario calabrese tracciato dalla Commissione di Inchiesta sul Ssn presieduta da Leoluca Orlando.
- tasso di ospedalizzazione molto alto per sopperire, spesso, alla mancanza di risposte assistenziali alternative in strutture di lungodegenza;
- dati contabili inaffidabili, carenza di un efficiente sistema di controllo, eccessivo ricorso alle anticipazioni di cassa, disarmonia tra programmazione annuale e budget;
- illegittimità nell’acquisto dei farmaci; inosservanza delle norme in materia di appalti pubblici; mancata utilizzazione di strutture e apparecchi medico-sanitari; ritardato pagamento ai fornitori;
Tra le principali criticità rilevate c’è l'alto tasso di ospedalizzazione (225 ricoveri per 1000 abitanti) e la forte concentrazione (60%) di ricoveri tra 0 e 5 giorni, caratterizzati, spesso, da elevata inappropriatezza. Circa 20 sono le strutture di piccole dimensioni, “particolarmente inappropriate, da disattivare da ospedali per acuti e da trasformare”.
Dalle rilevazione della Procura regionale della Corte dei Conti raccolte nella Relazione, emerge inoltre che dal 2004 al 2010 sono stati depositati 67 atti di citazione in materia sanitaria. Gli importi di danno richiesti sono stati pari ad 95.339.607 euro per i quali la Corte dei Conti interviene con azione di rivalsa a seguito di sentenza di condanna.
I deficit di bilancio delle aziende sanitarie provinciali, con le case di cura private accreditate per prestazioni sanitarie senza corrispondente riduzione dell’importo destinato all’ospedalizzazione pubblica hanno invece un importo di danni richiesti pari a 37.321.413 euro. Lo svolgimento dell’attività extramuraria non autorizzata da parte di medici in rapporto di esclusività con l’azienda ha un importo danni richiesti di 495.951 euro.
Le illegittimità collegate all’acquisto indebito o l'acquisto a prezzi maggiorati di farmaci di 2.591.689 euro.