venerdì 30 settembre 2011

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche alla riscoperta di Luigi Lilio.Ancora un altro inedito su Lilio portato alla luce dal ricercatore del CNR di Firenze e biografo di Luigi Lilio Francesco Vizza.

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche alla riscoperta di Luigi Lilio

L’Almanacco della Scienza, quindicinale a cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche nel N. 15 - 28 set 2011, così scrive:

L’invenzione del calendario gregoriano, ancora oggi alla base del nostro metodo di misurazione del tempo, si deve a un geniale studioso calabrese la cui figura è rimasta a lungo in ombra. Un ricercatore del Cnr lo ricorda attraverso convegni e pubblicazioni. Il nome di Lilio è noto a pochi, eppure proprio a lui dobbiamo una svolta fondamentale nella storia del computo del tempo, quella legata all’introduzione del calendario gregoriano, che dal 1582 in poi ha radicalmente cambiato il nostro modo di scandire giorni, mesi e anni.

Stiamo parlando di Luigi Lilio -o Aloysius Lilius-, straordinaria figura di medico, matematico e astronomo del 1500 nonché ideatore della riforma del calendario gregoriano, della cui storia personale è rimasta, purtroppo, solo qualche debole traccia.
A riportarla in luce, il ricercatore dell’Istituto di Chimica dei Composti OrganoMetallici (Iccom-Cnr), Francesco Vizza, che condividendo con lo studioso le origini nel paese calabrese di Cirò (Crotone), ha intrapreso un percorso di riscoperta dello straordinario contributo che Lilio ha dato alla scienza moderna, attraverso libri, pubblicazioni e convegni organizzati in tutta Italia.
“La grandezza di questo studioso appare evidente se si considera che nel ‘500 molte conoscenze astronomiche e matematiche erano ancora ‘in fieri’: in quel periodo, infatti, mancavano le leggi dei modelli planetari, i metodi della fisica e gli strumenti della matematica che vedranno la luce solo pochi anni dopo grazie a personaggi come Brahe, Keplero, Galileo o Newton”, racconta Vizza, “nonostante queste limitazioni, Lilio ebbe il merito di essere giunto alla soluzione di un problema come quello del calendario, che sembrava irrisolvibile e che per molti secoli aveva tenuto occupati insigni astronomi e studiosi, tra i quali Niccolò Copernico”.
Nel corso dei secoli la discordanza tra le date del calendario giuliano, in vigore dal 46 a.C., e l’equinozio di primavera impone la necessità di correggere le regole adottate per misurare il tempo. Questo problema è particolarmente sentito dalla Chiesa Cattolica che già dal Concilio di Nicea del 325 aveva legato al novilunio e all’equinozio di primavera il suo mistero fondamentale: la celebrazione della Pasqua. Infatti, era stato stabilito che la Pasqua di Resurrezione doveva essere festeggiata nella domenica seguente alla XIV luna dopo l’equinozio di primavera. Ma essendo l’equinozio di primavera non segnato in modo corretto nel calendario giuliano, le date della Pasqua erano, di conseguenza, calcolate in maniera sbagliata. Bisognava porre rimedio riformulando il calendario ma questo era un compito arduo da svolgere. Le difficoltà astronomiche da risolvere riguardavano sia l’esatta misurazione dell’anno delle stagioni e quindi la giusta posizione dell’equinozio di primavera nel calendario, sia l’esatta misurazione dei cicli lunari che determinavano il calcolo della data della Pasqua. Luigi Lilio riuscì in quest’impresa: eliminò i dieci 10 giorni in eccesso dal calendario giuliano, modificò l’assetto degli anni bisestili nel corso dei secoli e, mediante un geniale ciclo delle epatte, ricalcolò le esatte lunazioni che permettono di celebrare la Pasqua senza incertezze.
“Per questa straordinaria intuizione Lilio merita un giusto tributo alla sua memoria”, prosegue Vizza, “in Calabria, la sua regione di origine, abbiamo iniziato festeggiando nel 2010 il quinto centenario della sua nascita: ora l’augurio è che il parlamento accolga il progetto di legge relativo all’istituzione della ‘Giornata del calendario gregoriano’, così da dare finalmente un doveroso riconoscimento a livello nazionale dei suoi grandissimi meriti scientifici”.

La nota dell’ufficio stampa del CNR, rivolta sia alla comunità scientifica nazionale sia ad un pubblico più vasto, è particolarmente importante perché il più prestigioso Ente di Ricerca in italia, e uno dei più importanti al mondo, è interessato ad approfondire l’opera di Luigi Lilio. La nota del CNR arriva nel momento in cui un altro prezioso documento rinvenuto da Francesco Vizza contribuisce a chiarire alcuni aspetti della riforma e, cosa più importante, della volontà di Gregorio XIII di chiamare il calendario riformato sotto il suo pontificato, e da lui fortemente voluto, come calendario liliano e non gregoriano. Il prezioso documento è una lettera manoscritta inviata tra il 1681 e il 1694 dall’astronomo Francesco Levera a Leopoldo dei Medici, grande mecenate, studioso e fondatore della prima accademia scientifica in Europa, nota col nome di Accademia del Cimento
Francesco Levera propone di rivedere il calendario gregoriano, limitatamente alla modifica fatta da Cristoforo Clavio al progetto di riforma elaborato da Lilio. E’ noto che, nel calcolare la retrodatazione dei noviluni, Lilio valutò che all’epoca della riforma l’anticipo delle lunazioni vere su quelle ecclesiastiche, utilizzate per calcolare le date della Pasqua, era di circa 4 giorni. Clavio trovò invece che l’anticipazione lunare dopo un ciclo diciannovennale era di 3 giorni. Questa è stata l’unica modifica che la Commissione apportò alla proposta dei fratelli Lilio. Levera indica un calcolo per riportare l’epatta al vero valore indicato da Lilio, ma la sua proposta non ebbe seguito. D’altro canto la corruzione della vera epatta liliana era stata già denunciata da uno dei padri dell’algebra moderna, Franciscus Viète, che nel 1600 afferma:“Da lungo tempo io accuso Clavio di aver corrotto il calendario romano (...) Contro la falsa fase lunare di Clavio io riporto quindi la vera fase lunare liliana e gregoriana (…).
Il manoscritto rivela inoltre che Gregorio XIII aveva proposto che, nei decreti papali, il nuovo calendario fosse chiamato calendario liliano e non gregoriano. Così recita il manoscritto: “Eppure Gregorio non solo vuolse che Luigi Lilio Veronese, il quale investigò i modi per la riforma dell’anno Giuliano fosse adoperato in quella, ma non si sdignò ancorche fosse persona privata et forastiera che l’anno solare civile riformato si chiamasse col nome di quello, et si scrivesse nelli brevi anno Liliano, et non Gregoriano”.
Lilio era creduto veronese poiché Il Cardinale Arrigo Noris (1631-1704), sbagliando, lo riteneva tale. Le origini dello scienziato cirotano sono state definitivamente chiarite, ma ci si chiede quando e perchè il suo calendario liliano cominciò a chiamarsi calendario gregoriano svilendo e offuscando una parte importante della Storia della Scienza.