Cirò- L’indignazione della Comunità Cirotana, a proposito dell’affronto fatto ai carabinieri della stazione di Cirò, in una nota della Filosofa cirotana professoressa Maria Francesca Carnea.
“S’indigna l’intera comunità di Cirò, la cui massima rappresentanza cittadina è per bene e portatrice sana di valori e di rispetto, scrive la studiosa- S’indigna per l’ennesimo atto d’inciviltà e maleducazione che questa volta ha riguardato l’antico muro cinquecentesco della porta di P.zza Mavilia, trovata imbrattata con scritte scriteriate e insensate”. “La spregiudicatezza di piccoli e inetti maleducati, prosegue la nota- che evidentemente non sanno come passare il tempo, ha offeso l’intera comunità. Non è il primo atto d’inciviltà che subisce il paese di Cirò, spesso costretto a fronteggiare sciocchi e maleducati e a difendere il proprio territorio da farabutti che nel paese stesso sono nati e che non riescono ad avere il senso del rispetto e dell’amore per il proprio luogo nativo”. Ci si ritrova, scrive la Carnea:” a difendersi così da situazioni di degrado ambientale e non cura del territorio come se il gesto che offende non fosse anche un gesto di demerito per chi lo compie, che può essere una scritta, l’atto vandalico di sfondare abitazioni inabitate, scaricare copioso materiale di muratura o, addirittura, materiale di uso medico che richiede appropriati luoghi di discarica ma che, con non curanza e superficialità, sono scaricati proprio a ridosso di centri abitati, rischiando così di infettare l’intero paese di polveri dannosissime per la salute di ognuno”.
“Dov’è finito il senso civile della nobile cultura cirotana, prosegue la filosofa, propria dell’antica tradizione contadina di cui andare fieri, dove sono finiti il rispetto, la salvaguardia della solidarietà, non solo parentale ma paesana, un tempo solida forma di affidamento e fiducia reciproca”. E ancora scrive:” Come non indignarsi di fronte non solo al degrado ambientale, ma al degrado civile, di umanità distratta e sempre più relativa, propria di quel senso inopportuno del: “Finché non tocca me una situazione, un disagio, lascio che l’altro affronti da solo il suo”, oppure: “Che ci possiamo fare è la gente maleducata e non possiamo fare nulla”. Niente di più sbagliato, poiché il male comune, così come il bene comune, tocca tutti e impoverisce o arricchisce tutti, in tutti i sensi, umani, civili, spirituali. Siamo estranei a questa cultura, non ci appartiene la non curanza e si rifiuta il solo pensiero che, purtroppo, vorrebbe manifestarsi e, soprattutto, vogliamo restare nella legalità”. “La cultura del fare non del disfare a proprio discapito, questo è il progetto propositivo della Filosofa Carnea: quando si ha un tesoro nelle mani, lo si deve proteggere e curare piuttosto che riconoscerne il valore dopo averlo perduto, l’auspicio è non arrivare a perderlo!!! L’indifferenza non rispecchia la popolazione e tradizione cirotana, non la nobilita, piuttosto ne impoverisce cultura e crescita. Si richiede Coraggio, oltre che severità d’intervento a beneficio del bene comune, nel senso del giusto”. Per questo, conclude la professoressa di filosofia Maria Francesca Carnea:”La solidarietà più sentita giunga alla benemerita arma dei Carabinieri, al suo comandante, affinché prosegua con encomio a svolgere il suo salutare lavoro e opera di legalità nel nostro territorio, così come solidarietà giunga all’Amministrazione comunale, che molte volte si trova a fronteggiare la stupidità dei pochi e l’indifferenza partecipativa. Manifesti, però, l’Amministrazione stessa, tra le altre incombenze istituzionali, più tutela verso l’ambiente, sociale e naturale, che viviamo e respiriamo, sia più coraggiosa, e tenga salda, ancora più a cuore, la missione di valorizzazione del Comune di Cirò, affinché la sua popolazione non si senta abbandonata ma salvaguardata dalle proprie rappresentanze istituzionali. La mia formula:Una pianificazione strategica, in progettualità, comunicazione e severità operativa può aiutare a ripristinare sia l’ambiente, e il suo naturale benessere, sia l’armonia collettiva, affinché permanga in tutti, non indifferenza ma amore per il proprio paese, rispetto e senso di appartenenza, forti anche dell’antica consapevolezza per cui mantenere riguardo: “Chin vò u mal e l’ati, u soju è arreta a porta!!!”:chi vuole il male degli altri sappia che il suo è dietro la porta). Pertanto conclude, Cirò, e i suoi abitanti, per la massima parte per bene e portatrice sana di valori e di rispetto, s’indigna e rifiuta ogni atto vandalico e arrogante e si accorpa, come comunità compatta, contro ogni illegalità e degrado”.